La destra palermitana finge riconciliazione in vista delle prossime elezioni amministrative a Palermo, ma teme spaccature. Uno scenario già visto nel 2001 quando a Diego Cammarata, poi divenuto sindaco, scelto da Gianfranco Miccichè, plenipotenziario berlusconiano dell’epoca, con il via libera di Marcello Dell’Utri, si contrappose Francesco Musotto, presidente della Provincia.
Il centrodestra in Sicilia oggi sta tentando una complessa riorganizzazione. Il nome di Francesco Greco, presidente dell’Ordine degli avvocati, rimbalza da mesi. Il tentativo di ‘proteggere’ una candidatura che nasce in un contesto travagliato, fu portato avanti dallo stesso protagonista che sull’ipotesi della sua candidatura dichiarava: «Troppi impegni mi legano alla professione ed al ruolo che ricopro di Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Palermo» e poi completava sibillino: «Non so se andrò da Parisi alla kermesse organizzata da Gianfranco Miccichè». Era il 14 ottobre e il futuro è cambiato in fretta. Forse anche troppa. Dando per scontati angoli smussati ed incomprensioni superate senza troppi approfondimenti.
Saverio Romano, ad esempio, espressione forte del centrismo neo forzista rimane in limbo di galleggiamento dal quale non ha ancora eliminato l’idea di una discesa in campo. Ma soprattutto il problema in campo, pronto a deflagrare, riguarda una costola della destra salviniana in Sicilia che fa capo ai giovani con Francesco Vozza, referente provinciale di Noi con Salvini che demolisce lo scenario di unità: «Non entro nel merito del nome di Francesco Greco, ma questo centro destra è morto. È un centro destra deleterio per sé stesso. Contestiamo innanzitutto il metodo che rivela la fragilità dell’impalcatura. Il nostro movimento è indisponibile ad affrontare personaggi della vecchia politica. Il nostro percorso non coincide con questo modo di fare politica. Forza Italia sta complottando sottobanco per appoggiare Fabrizio Ferrandelli (in foto)».
Un duro e preciso atto di accusa che rivela i nervi tesi sotto traccia della coalizione, in cui il ruolo propulsivo anche sui territori del movimento di Salvini, diviso in due, potrebbe avere un peso importante. Alessandro Pagano, accreditatosi come nuovo ‘team manager’ in Sicilia della destradi Salvini, non ha fatto mistero, di essere l’autore delle convergenze sul nome di Greco, avendo sponsorizzato l’incontro di quest’ultimo svoltosi all’Astoria Palace, in occasione della visita di Salvini a Palermo. Ma il solco tra le due anime del movimento non sembra al momento in grado di essere ricomposto.
Gianfranco Miccichè confida sulla nostalgia di un elettorato a suo avviso, pronto a rispecchiarsi nell’urna e va ripetendo ai suoi collaboratori un refrain scaramantico: «Se scendiamo in piazza io e Totò, ti faccio vedere che la gente è ancora con noi». Totò, ovviamente, è Cuffaro, ma il mantra di auspicio deve fare i conti con il malcontento e la frammentazione che sono dietro l’angolo al momento su questa ipotesi di candidatura. Nella lotta senza quartiere del voto di primavera tra voto ‘strutturato’ e voto di protesta non si faranno tanti complimenti. La battaglia sarà durissima.