Sorpreso in una villetta, dotata di tutti i confort, alla periferia di Viagrande, al confine con il comune di Trecastagni, il boss Andrea Nizza, 30 anni, irreperibile dal 12 dicembre 2014 e dal giugno 2015 inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno. Il ricercato, indicato come responsabile dell’omonimo gruppo criminale, quale articolazione della famiglia di cosa nostra catanese “Santapaola – Ercolano”, non ha opposto resistenza durante l’arresto. L’uomo è stato trovato in compagnia della giovane moglie in gravidanza e di due dei suoi figli. All’interno dell’edificio sono stati trovati anche due giovani coniugi, a loro volta arrestati per favoreggiamento personale aggravato dall’avere commesso il fatto per agevolare l’organizzazione mafiosa. In manette sono finiti due incensurati, non collegabili apparentemente con il boss. Si tratta di Mario Finamore, di 30 anni, e la moglie, Amalia Agata Arena, di 26 anni. I due, secondo quanto accertato dagli investigatori, si prendevano cura della famiglia del latitante, assicurando adeguata assistenza logistica.
La latitanza di Andrea Nizza ha avuto inizio dopo la sua condanna in abbreviato nell’ambito del procedimento “Fiori Bianchi“, essendosi all’epoca sottratto al provvedimento restrittivo contestualmente emesso dal gup. Nel corso della latitanza sono stati emessi nei suoi confronti ulteriori provvedimenti cautelari e sentenze di condanna, nessuna delle quali ancora divenuta definitiva. Le indagini, supportate anche dalle dichiarazioni di alcuni pentiti, hanno documentato come il gruppo mafioso, operante nella zona di Librino e San Cristoforo e capeggiato rispettivamente da Fabrizio Nizza, ora collaboratore di giustizia, e Daniele Nizza, detenuto al 41 bis, e di seguito retto da Andrea Nizza, avesse acquisito un peso determinante nell’ambito delle dinamiche mafiose all’interno di Cosa nostra catanese, anche grazie all’investitura a rango di uomini d’onore di Fabrizio e Daniele Nizza avvenuta nel giugno 2008 ad opera di Santo La Causa, Carmelo Puglisi e Vincenzo Aiello.
Il gruppo facente capo ai fratelli Nizza, negli ultimi anni, sarebbe riuscito a creare un vero e proprio “cartello” della droga con il monopolio delle “piazze di spaccio” nei quartieri di Librino, San Giovanni Galermo e San Cristoforo, e, grazie ai cospicui profitti derivanti da tale attività, avrebbe acquisito un peso notevole all’interno del clan Santapaola, essendo in grado di reclutare e retribuire centinaia di affiliati e di acquistare ingenti quantitativi di droga da immettere sul mercato catanese garantendosi rilevanti flussi di denaro in contanti, prontamente riutilizzabili per investimenti economici, finanziari e per il sostentamento degli affiliati già detenuti e al mantenimento degli associati al pari di una vera e propria retribuzione.
“Congratulazioni ai carabinieri per l’impegno, la professionalità e la costanza che hanno messo nel catturare Andrea Nizza. Un grande colpo che dimostra che lo Stato c’è, ed agisce. Ma non illudiamoci: la lotta alla mafia non è finita, e nessuno può abbassare la guardia“. Queste le parole del procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro (foto a lato), dopo la soddisfazione espressa per l’arresto del latitante, il cui nome era inserito nell’elenco dei cento ricercati più pericolosi d’Italia. “Sarebbe un errore pensare di avere finito dopo avere ‘liquidato’ il gruppo con la cattura di tutti i vertici grazie al lavoro di forze dell’ordine e della Dda della Procura – aggiunge Zuccaro – c’è grande soddisfazione per il risultato ottenuto, ma da subito bisogna continuare, dobbiamo stare in allerta. I grandi affari e le collusioni si tengono a più alto livello. Siamo contenti perché lo Stato colpisce la mafia infliggendo dure sconfitte a Cosa nostra, ma dobbiamo andare avanti“.