Sono passati otto mesi dall’arresto di Alfredo Giordano, ex direttore di sala del Teatro Massimo di Palermo, con l’accusa di associazione mafiosa. Adesso chiede di parlare con il magistrato Sergio Demontis che si sta occupando del caso in cui è coinvolto proprio Giordano che si sarebbe messo a disposizione per raccogliere voti a favore di Pietro Vazzana, candidato alle Regionali del 2012, in cambio di 30 mila euro. “Sono pentito e intendo collaborare con la giustizia“, queste le parole di Giordano che, secondo i magistrati, adesso starebbe raccontando alcuni importanti segreti di Cosa nostra. Uno su tutti: i boss di Santa Maria di Gesù avrebbero una talpa in tribunale, che qualche mese fa aveva promesso il dissequestro di alcuni beni. Giordano ha fatto dei nomi, che sono coperti da omissis nel verbale depositato ieri al processo: “Gaetano Di Marco e Santi Pullarà dicevano che il dissequestro doveva avvenire grazie all’opera di tale…, che diceva di avere amicizie in tribunale….”, ha affermato Giordano, nella parte verbale trasmesso alla procura di Caltanissetta.
Le dichiarazioni dell’ex direttore di sala ruoterebbero attorno al ruolo di un immobiliarista che vantava “amicizie” in tribunale, con “un giudice donna”; Giordano, però, non fa alcun nome salvo poi parlare del sostegno ad alcuni latitanti e svela alcuni affari di Cosa nostra: “Mi rendo conto di avere con la mia condotta mafiosa, di cui mi pento, e che ammetto, dato adito ai miei coimputati di credere che fossi uno di loro, tanto che parlavano in mia presenza di fatti di mafia proprio perché si fidavano di me“. Ma per la procura nissena, che in questi mesi indaga sulla sezione Misure di prevenzione del tribunale, Giordano non ha ancora detto tutto quello che sa, per questa ragione resta in carcere, con lo status di dichiarante.