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Sicilia sempre più povera e disperata, ecco perchè i meridionali hanno votato “No”

martedì 6 Dicembre 2016

Ci sono numeri che spiegano più di ogni altra cosa il senso del voto referendario del 4 dicembre. Il “No” non è stato soltanto il rifiuto a una riforma costituzionale o un atto d’accusa contro le politiche del governo nazionale. Il “No” è il grido di un’Italia che giorno dopo giorno si scopre più povera.

La statistiche sono fredde ma non mentono. Se il Sud ha detto” No” con percentuali bulgare – da Roma in giù la media oscilla sul 70 per cento – è  perché questa parte del nostro Paese è ormai in ginocchio, a un passo da quel baratro chiamato “povertà” o, con eufemismo da dotti, “esclusione sociale”. Ed è la Sicilia la maglia nera con oltre 2,7 milioni di persone che rischiano la povertà.

 

Le stime dell’Istat per il 2015, ultimo anno rilevabile, non lasciano spazio a commenti di sorta. Nessuno potrà twittarle, non ci saranno “selfie” a marcare questa dato lanciato dalla agenzie di stampa proprio nelle ore successive alla consultazione referendaria. Istat dixit: nel Sud Italia le persone che vivono a rischio povertà sono il 46,4 per cento. Ed è la Sicilia la maglia nera con oltre 2,7 milioni di persone che rischiano la povertà. In pratica il 55 per cento della popolazione siciliana è a un passo dal “default”. Con il saggio che sale di un punto rispetto al’anno precedente, così come del resto accade nel resto del Paese. Non è un dramma solo siciliano perché le porte di povertà ed esclusione sociale sono il minimo comun denominatore di quella che una volta era la “Questione meridionale”, terminologia ormai sparita dall’agenda setting dei politici.

Così, un abitante su due del Mezzogiorno è colpito da una crisi economica senza precedenti, guerre mondiali a parte. Tocca sempre alla parte più debole del Paese pagare la crisi? Sembra proprio di sì, perché i dati Istat spiegano in maniera fredda ed analitica che la povertà in Italia è un rischio per il 28,7 per cento della popolazione e il dato è cresciuto nell’ultimo anno di solo mezzo punto percentuale.

Anche nei redditi medi per le famiglie, il Sud si conferma la tartaruga d’Italia. Il reddito medio di una famiglia del Sud sfiora i 20 mila euro annui, mentre al centro e al Nord il valore medio sfiora i 30 mila euro.

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