Prospettive, opportunità, finanziamenti e bilanci in affanno. Restano offuscati gli orizzonti dell’aeroporto di Trapani ma alla fine a pagare sarà sempre pantalone. Le riunioni e i tavoli tecnici non si contano più. La svolta per il prossimo triennio è ancora lontana ma lo snodo nevralgico resta sempre lo stesso: Ryanair resta o no? Di certo la Regione (azionista di maggioranza dello scalo) ci metterà del suo. Gli effetti dei deputati trapanesi all’Ars sembrano proficui e nell’ultimo incontro alla Camera di Commercio il quadro è stato chiaro: i Comuni vogliono continuare ad aderire alla «colletta» per mantenerla, ma la società che gestisce l’aeroporto resta in affanno. Come noto la compagnia low cost irlandese nel 2013 – dopo anni di far west finanziario – ha iniziato a battere cassa ufficialmente alle società di gestione degli aeroporti di mezza Europa. Prima questi accordi avvenivano sottobanco, o quasi. Ryanair in questi anni è stata indagata dalla Corte di giustizia europea per aver alterato la libera concorrenza attraverso finanziamenti pubblici e dallo scorso anno la Procura di Bari indaga sui vertici dell’aeroporto pugliese che avevano acquistato della pubblicità sul sito della compagnia aerea senza alcuna procedura trasparente e aperta ad altri concorrenti.
A Trapani la questione non è stata affrontata diversamente. Dal 2007 al 2013 l’Airgest, la società di gestione aeroportuale, ha versato 20 milioni all’Ams (Airport Marketing Services) una controllata della Ryanair che gestisce la raccolta pubblicitaria, emersa anche nell’inchiesta di Bari. In cinque anni la crescita per l’aeroporto è stata da 533 mila passeggeri a 1,6 milioni ma il bilancio è andato in rosso di 10 milioni. Dal 2014 però la musica è cambiata. E’ stato stipulato un accordo di co-marketing per il valore di 6 milioni: 3 milioni e 600 mila euro all’anno da parte di Airgest e 2 milioni e 714.500 mila euro euro all’anno dalla Camera di Commercio locale, in rappresentanza dei comuni del territorio. Per saldare il triennio 2014-2016 mancano ancora 1 milione e mezzo di euro ma nello stesso momento si sta lavorando per l’accordo 2017-2019. Secondo i dati di Assoaeroporti sono 1,15 milioni i passeggeri passati dallo scalo di Trapani, con un calo del 3,7% rispetto al 2015 e conti alla mano vale circa 4 euro a passeggero il contributo richiesto da Ryanair.
I cantieri sono aperti e tra i corridoi della Camera di Commercio la voce è univoca: «senza i soldi della Regione, siamo messi male». L’assessore all’Economia Alessandro Baccei in più occasioni ha parlato di «privatizzazione dello scalo» e di «sinergia con l’aeroporto di Palermo» ma il ricorso alle casse pubbliche sarà sostanziale, almeno fino al 2019. Entro fine mese dovrebbe essere approvata la Finanziaria regionale e l’Ars dovrebbe ratificare una flebo di finanziamenti vitale. Gli step sono chiari. Prima di tutto chiudere i conti del triennio 2014-2016: i Comuni dovranno pagare. Poi aprire la nuova fase. Le casse di Airgest languono. Ci sono debiti per 15 milioni e nell’ultima assemblea è stato abbattuto il capitale sociale per coprire le spese. Le mission sono chiare: ricapitalizzare la società e definire il nuovo co-marketing. Il primo passo chiama in causa il governo regionale che tra i 17 milioni stanziati, prevede una ricapitalizzazione di 6 milioni. «Senza questi, Airgest dovrebbe essere posta in liquidazione a maggio», dice a denti stretti il presidente del consiglio d’amministrazione Franco Giudice. Ma non solo. Anche l’assestamento di bilancio prevede il trasferimento di 4 milioni dalla Regione alle casse dell’Airgest per «favorire l’incremento delle presenze turistiche» mentre il Libero Consorzio (ex Provincia) ha ancora un fondo da 2,5 milioni di euro destinato all’aeroporto: 1 milione per il ristoro del «fermo biologico» legato all’utilizzo dello scalo per i bombardamenti in Libia nel 2011 e 1,5 milioni provenienti dalla Regione. Il piano di ricapitalizzazione dovrebbe andare così.
Poi c’è il co-marketing che non potrà essere inferiore a 6 milioni di euro l’anno. La Regione è pronta a investirne oltre 10 milioni per il triennio 2017-2019 (5 per il 2018, 5,5 per il 2019). All’appello mancherebbero 8 milioni. Stando all’ultima bozza di riforma, la Camera di Commercio non potrebbe più versare alcuna risorsa e la cifra sarebbe da suddividere tra i Comuni e l’Airgest. In questo contesto è in fase di studio una bozza di convenzione che, mettendo in rete le Amministrazioni locali, sbloccherebbe l’arrivo dei fondi regionali. Il conteggio è infernale ma a bilancio chiuso si potrà riflettere sul futuro dello scalo. O forse no.