Le carenze di organico fanno slittare l’apertura del processo al boss di Partanna, Domenico Scimonelli, accusato di aver ordinato un omicidio nel 2009 e già condannato a 17 anni nel procedimento nato dall’operazione Ermes dell’agosto del 2015. Secondo gli inquirenti si tratta di uno degli uomini-bancomat del latitante Matteo Messina Denaro e sarebbe stato lui a curare i rapporti del capomafia di Castelvetrano con le casseforti svizzere. Imprenditore originario di Partanna, noto per i trascorsi politici nel consiglio nazionale della Democrazia Cristiana di Angelo Sandri, era operativo nel settore vitivinicolo oltre a essere proprietario di un supermercato Despar nel suo paesino.
L’omicidio per il quale si trova imputato dinanzi la Corte d’Assise di Trapani è quello di Salvatore Lombardo, un pregiudicato ucciso con due colpi di fucile il 21 maggio del 2009, davanti al bar “Smart Cafè” di Partanna. Il caso per anni era rimasto inesplorato ma tra i mesi di novembre e dicembre 2015 la Squadra Mobile di Trapani e i Carabinieri hanno chiuso le indagini individuando in Scimonelli il presunto mandante e in Attilio Fogazza e Nicolò Nicolosi gli esecutori materiali del delitto. Fogazza e Nicolosi nel frattempo hanno iniziato a collaborare con i magistrati. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, Lombardo aveva rubato un furgone carico di merce destinato al supermercato Despar di proprietà di Scimonelli. Sarebbe stata questa la motivazione che ha condotto alla sua uccisione.
Le udienze preliminari si sono svolte dinanzi al gup di Palermo e oggi il giudice a cui era stato affidato il processo, il magistrato Piero Grillo, si è dovuto astenere per incompatibilità dato che da presidente della sezione Misure di Prevenzione era stato lui a sequestrare i beni di Scimonelli. Un tesoretto da 3 milioni di euro sigillato dagli agenti della Divisione Anticrimine della Polizia e dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza nel luglio dello scorso anno. Società, immobili e conti bancari che hanno dato il via ad approfondimenti finanziari anche in terra elvetica.
Il procedimento dinanzi alla Corte d’Assise è stato rinviato al prossimo 8 marzo e dovrebbe essere affidato al giudice Franco Messina. Ma le dichiarazioni di Fogazza e Nicolosi in questi mesi hanno contribuito a delineare il personaggio di Scimonelli. Nelle rivelazioni raccolte dai magistrati palermitani si parla della conoscenza tra l’imprenditore e il latitante Messina Denaro. “Nel 2010 mi disse di averlo incontrato al porto vecchio di Mazara“, riferisce Fogazza che aggiunge che secondo quanto acquisito “erano amici d’infanzia tanto che andavano in vacanza assieme a Triscina (nel Trapanese, ndr) e ne conosceva la famiglia”. Ma non solo. Il boss voleva sapere chi aveva ucciso Lombardo. “Ho saputo – dice ancora Fogazza – che qualcuno stava andando a Castelvetrano per comunicare chi era stato l’autore dell’omicidio a Gaspare Como, perché il boss lo voleva sapere”. Chissà se seguirà il processo.