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Un disegno di legge sulla “dieta mediterranea” patrimonio Unesco

giovedì 20 Aprile 2017

Un disegno di legge sulla “dieta mediterranea” che dal 2003 è patrimonio culturale immateriale Unesco; attestazione, questa, che rappresenta una grande opportunità di valorizzazione del Made in Italy e delle tipicità gastronomiche di qualità dell’Isola, considerato che soltanto i prodotti Dop e Igp, rappresentano il 10 per cento del totale nazionale. Infatti, la Sicilia si colloca al terzo posto per numero di prodotti certificati (in tutto 27). La Sicilia ha un patrimonio unico di biodiversità e tradizioni, che se sposate con innovazione, orgoglio ed interesse scientifico possono essere il fortino alimentare d’Europa.

L’iniziativa legislativa è stata illustrata, questa mattina, dal vice presidente vicario dell’Ars Antonio Venturino, nell’ambito della presentazione della terza edizione della Fiera della Biodiversità Alimentare Mediterranea, che ha visto la partecipazione, a Palazzo dei Normanni, al convegno “Normative, disposizioni, bandi, opportunità e strategie di sviluppo per la Biodiversità mediterranea”del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, del sindaco della Città Metropolitana Leoluca Orlando, del professore Paolo Inglese, delegato del rettore dell’Università di Palermo, dell’assessore regionale all’Agricoltura Antonello Cracolici, del senatore Mario Ferrara della Commissione Igiene e Sanità del Senato e di Bartolo Fazio, presidente del Comitato organizzatore della Fiera della Biodiversità.

“Il disegno di legge sulla “dieta mediterranea” – ha spiegato Venturino – nasce dalla necessità che il riconoscimento Unesco oltre a preservare la cultura, la storia e lo stile di vita mediterraneo, sia il presupposto importante per avviare nella nostra Regione iniziative di tutela degli alimenti tradizionali mediterranei e di sostegno della ricerca, dell’informazione e della promozione dello stile alimentare basato sul consumo e la produzione di cibi locali a beneficio della sicurezza alimentare e della sostenibilità. Valorizzare questo patrimonio, attraverso una visione strategica, può avere ricadute positive non solo sulle produzioni agroalimentari siciliane, ma anche sulle attività turistiche, sull’enogastronomia e in generale sullo sviluppo”, aggiunge Venturino. “E’ un punto di partenza per fare in modo che si accendano i riflettori su un tema che può offrire tante opportunità alla Sicilia. Le istituzioni devono farsi carico ed essere capaci di dare regole, il ddl vuole soltanto cominciare a creare in Sicilia gli strumenti normativi, che possono essere sempre migliorati”, conclude Venturino.

 

I 5 articoli del disegno di legge in breve.

L’articolo 1 si pone la finalità di contribuire a tutelare e promuovere la dieta mediterranea in quanto modello culturale e sociale fondato su un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni legate all’alimentazione e al vivere insieme a stretto contatto con l’ambiente naturale.

L’articolo 2 elenca i principali obiettivi da perseguire, tra cui la tutela della cultura enogastronomica tradizionale siciliana, la predisposizione di attività formative e divulgative, la programmazione su questi temi nell’ambito dei piani di offerta formativa integrativa di progetti didattici, la promozione della cooperazione tra regioni e Paesi dell’area mediterranea per il rafforzamento del modello di sviluppo incentrato sulla dieta mediterranea, anche mediante la partecipazione a fondazioni, forme associative e programmi comuni a tale scopo istituiti.

L’articolo 3 riguarda la promozione e diffusione dei prodotti e delle specialità della dieta mediterranea nelle mense e nei sistemi di ristorazione collettiva.

L’articolo 4 istituisce presso l’Assessorato regionale dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea un Comitato a tutela e valorizzazione della dieta mediterranea con funzioni propositive, di sostegno e diffusione della dieta mediterranea.

L’articolo 5 istituisce la “Giornata Regionale della dieta mediterranea – patrimonio dell’umanità” che verrà celebrata il 21 marzo di ogni anno nei Liberi  Consorzi, nelle Città Metropolitane e nei comuni di tutto il territorio regionale.

Sulla dieta mediterranea. Dal 2003, il comitato esecutivo della Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, dopo un lungo e complesso negoziato internazionale, ha iscritto la “dieta mediterranea” nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Il riconoscimento è arrivato dopo una serie di studi condotti dall’americano Ancel Keys, a partire dagli anni Quaranta, volti ad individuare i legami tra l’alimentazione umana e la salute fisica degli individui, con particolare riferimento alle patologie cardiovascolari e al tasso di colesterolo nel sangue, patologie assai diffuse negli Stati Uniti.

Avere rilevato che nell’area napoletana e successivamente in alcune aree della Spagna vi fosse da sempre una bassissima presenza di patologie cardiovascolari, lo indussero ad intraprendere un lungo periodo di ricerca che alla fine evidenziò come tale beneficio fosse legato al particolare tipo di alimentazione di quei territori.

Scarsa presenza, nella dieta comune, di carne e prodotti caseari e, al contrario, largo consumo di verdure, frutta e carboidrati assieme a grassi di origine vegetale.  A partire da questi dati, e continuando le ricerche, il fisiologo americano stabilì una correlazione diretta tra una dieta salutare, di tipo «mediterraneo», e i benefici in salute delle popolazioni che la seguivano. Dagli studi successivi emerse che la mortalità per cardiopatia ischemica era nettamente inferiore tra le popolazioni situate intorno al Mediterraneo. Dopo anni di silenzio e grazie all’iniziativa di alcuni Paesi (in primo luogo l’Italia, unitamente a Spagna, Marocco e Grecia), nel novembre 2010 è arrivato il riconoscimento della Dieta con l’iscrizione nella lista dell’Unesco del patrimonio immateriale dell’umanità.

La dieta mediterranea è stata considerata quale insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, tra cui la coltivazione, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo.

È caratterizzata da un modello nutrizionale, rimasto costante nel tempo, i cui ingredienti principali sono olio di oliva, cereali, frutta e verdura, fresche o secche, un ammontare moderato di pesce, prodotti lattiero-caseari e carne, numerosi condimenti e spezie,il tutto accompagnato da vino o infusioni, sempre nel rispetto delle convinzioni di ogni comunità. Non è solo uno stile di alimentazione, ma una forma di promozione dell’interazione sociale, realizzata attraverso consuetudini sociali ed eventi festivi, che è riuscita a dare alla luce “un formidabile corpo di conoscenze, canzoni, proverbi, racconti e leggende”.

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