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“La vita” lasciamola fuori da ciò

venerdì 28 Aprile 2017
botindari social

Carissimi, certe volte “la vita” ci si siede accanto e rimane in silenzio a osservarci, così come faceva quando eravamo dei bimbi nella culla e si chiedeva cosa saremmo diventati.

Siamo cresciuti e lei con noi, siamo stati sempre insieme nei momenti che contavano, ci ha aiutato ad alzare dei trofei, ci ha sostenuto quando avremmo voluto piangere e stata difronte a noi a fissarci quando abbiamo dovuto prendere decisioni difficili.

La vita” è stata sempre accanto a noi come una presenza discreta eppure spesso abbiamo addossato a lei i nostri errori, le nostre scelte anche quando siamo stati dei salmoni impazziti ad andar controcorrente.

Eppure ci fu un tempo in cui lei era giovane come noi e noi eravamo per necessità già più matura di lei e facevamo sport perché quella era l’età dell’agonismo, studiavamo perché quello era il momento nel quale dovevamo costruire il nostro futuro, quando avremmo potuto divertirci un po’ di più come la stragrande maggioranza dei nostri coetanei, avremmo potuto vivere passando da una festa all’altra, da una ragazza all’altra, da una bottiglia all’altra e perché no, drogarci e non mi dite che mancavano le occasioni.

Così nell’attesa di crescere, avremmo potuto anche avventurarci in imprese balorde, mettere insieme più famiglie, spargere figli di qua e di la e poi buttarla da tergo alla “vita”, come causa di tutte le cose che non sono andate come sarebbero dovute andare.

Che strano, io sono qui appesantito, con le cicatrici che una crescita razionale mi ha prodotto e la mia “vita” è in perfetta forma difronte a me e mi guarda aspettando istruzioni per fare cose folli, con tanta voglia ancora di scoprire cose nuove e io vorrei dirle: “Amica aspettami, non ce la faccio”.

Io correvo nell’età dell’agonismo, i miei coetanei, al tempo “paccheri” reduci stremati dall’ora di educazione fisica scolastica, corrono tutti adesso, ora che non c’è nulla da vincere, quasi a voler esorcizzare l’età che passa e non volersi arrendere al fatto che crescendo s’invecchia e come ho detto più volte, “invecchiare non è una cosa tragica, ma è soltanto vivere una stagione diversa con spirito diverso e risorse diverse.

Costoro con fisici apparentemente perfetti, a volte stirati che ricordano lontanamente quello dei ventenni, sono li alla ricerca di energie e di surrogati mentre la loro “vita”, seduta difronte è invecchiata con le cicatrici di tutte le scelte frettolose sbagliate, del danno che per incoscienza è stato lasciato nelle “vite altrui”, di tutto quel peso degli errori che zavorrano l’animo, vorrebbero esorcizzare tutto ciò attraverso una iperattività fisica, come se gli errori potessero andare via come i chili superflui.

Chi ha avuto ragione? Prima che truccassero le regole, le tappe del nostro crescere e le metodologie dell’ingresso in società erano risultate giuste e di qualità, adesso siamo figli di una società livellata verso il basso che va appresso ad effimeri esempi del momento non avendo più ideali in cui credere.

Guardiamoci, adesso che potremmo essere determinanti, ci ritroviamo ancora davanti al dilemma: “indossare gli scaldamuscoli o resistere ancora al panem et circenses”.

Potrebbe essere una grande strategia per livellarci e distrarci dal problema, ma ricordate che saremo noi i responsabili delle nostre scelte, “la vita” lasciamola fuori da ciò, poiché o in perfetta forma come la mia o con gli scaldamuscoli ma usurata come quella di altri, giunto il momento ci lascerà in tredici allo stesso modo.

Un abbraccio, Epruno.

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