Sull’eccidio di Portella della Ginestra si è scritto tanto. Rappresenta la prima strage della Repubblica. Nella ricerca delle responsabilità ultime si è puntato il dito contro politici, mafiosi e banditi. Sono stati tirati in ballo anche gli americani e alcuni membri del governo De Gasperi, come il ministro Mario Scelba.
E su questa pagina di storia esce oggi per Navarra editore il libro di Mario Calivà intitolato “Portella della Ginestra Primo Maggio 1947. Nove sopravvissuti raccontano la strage.
Il volume si concentra sul racconto di chi, il I maggio del 1947, era presente a Portella della Ginestra tra la folla festante e ha visto morire, davanti ai propri occhi, la stessa sua gente innocente, arrivata fin lì solo per trascorrere una giornata tranquilla sotto il sole tiepido di maggio. I nostri intervistati facevano parte di quella moltitudine, che aveva unicamente propositi di festa. Sapevano soltanto che avrebbero ascoltato un oratore parlare dal sasso di Barbato e poi si sarebbero abbandonati sui prati per mangiare quel poco cibo che avevano o quello messo a disposizione dal partito.
Si rispolvera una memoria innocente, caduta quasi nell’oblio e sconosciuta alle nuove generazioni. Tale memoria riprende vita attraverso la voce dei sopravvissuti alla strage, voce che seppur insufficiente a ricostruire la storia, narra a suo modo uno dei momenti più bui della nostra Prima Repubblica.
Attraverso il racconto si offre a questi testimoni la possibilità di esprimere l’esperienza con semplici parole, grazie alle quali possiamo, almeno in parte, immaginare il modo in cui la “gente normale” ha vissuto quel giorno crudele. Loro, per quelli che detenevano il potere (di qualsiasi tipo), contavano poco più del nulla. Alcuni sarebbero caduti sotto il piombo dei banditi, necessario a portare a termine gli oscuri disegni politici di chi voleva le forze di sinistra fuori da ogni rango di governo. Ma quella gente, che era andata a Portella solo per trascorrere un giorno spensierato lontano dalle preoccupazioni quotidiane, non sapeva di essere sotto il tiro dei banditi armati dalla politica e dalla mafia.
Per “far parlare” gli intervistati Calivà utilizza lo strumento dell’intervista qualitativa semi strutturata composta da domande aperte. Lo scopo è di ricostruire la loro giornata del 1° maggio 1947. Durante l’intervista nuove domande sono sorte, rispetto a quelle già stabilite, e il dialogo è andato adattandosi via via alla situazione contingente. Sono emerse vive emozioni. Alcuni dei miei intervistati si sono commossi ritornando con la mente al ricordo di quel mattino dal cielo terso.
Un libro scritto affinché il flatus vocis (qui raccolto in forma scritta) dei testimoni non sia destinato a disperdersi vanamente; affinché tra le tante pubblicazioni che trattano della strage di Portella, ci sia una (in più) che dia voce alla gente “normale”, che è morta o ha rischiato la vita in quella mattinata di inizio maggio del 1947.
Mario Calivà, Portella della Ginestra Primo Maggio 1947. Nove sopravvissuti raccontano la strage, Navarra editore, 2017, Palermo.