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“Tutto il mondo è paese”, ma io vengo dal Paese in guerra

giovedì 25 Maggio 2017

Discontrollo episodico degli impulsi o psicopatia?

È all’ordine del giorno e sotto i nostri occhi che accadono atti dalla ferocia disumana di cui non sono carnefici solo nostrani ma anche stranieri. Il detto popolare “Tutto il mondo è paese”, però, non regge considerando i diversi background socio-culturali.

La triste riflessione inizia, come da copione, in Paesi dove il grado di povertà, miseria, la guerra e le persecuzioni spingono i loro abitanti a pensare di poter cambiare il dramma della loro esistenza, emigrando altrove. Il nostro Paese è preso di mira sia per la locazione geografica sia per il benessere in cui noi italiani viviamo rispetto a loro e, nonostante i controlli e le misure di contrasto, sempre più severe, riescono a sbarcare in migliaia nella nostra Penisola. Le loro traversate finiscono, spesso, in tragedia.

Tra la disperazione e il terrore, tra gesti scomposti e suicidi, tra disidratazione e ingestione di acqua salata, maturano la necessità di uccidere i più deboli, costituendo, dal loro punto di vista, una potenziale minaccia per la già precaria sicurezza dell’imbarcazione, partita sovraccarica. Si lasciano così andare a una serie di gravissime violenze, seminando terrore in un terreno già invaso da paura e panico. Con cinismo, buttano a mare chi costituisce una scomoda zavorra, con mani e piedi legati a tergo (in modo da impedire una qualunque possibilità di salvezza o di sopravvivenza).

Questo per liberare lo scafo dell’eccedenza di carico umano. Arrivano a non cedere neanche un po’ d’acqua e a non aiutare i compagni di viaggio. Questa tendenza non nasce dal nulla. Incidono parecchio: gli stili di vita, una cultura violenta, la fame, l’assunzione di alcolici e droghe, gli stati di intossicazione da stupefacenti, etc., includendo, in questa carrellata, la motivazione sessuale, nel senso che la pulsione sessuale, come Freud ha individuato, spinge il soggetto con una particolare psicopatologia, a trovare una soddisfazione immediata o maggiore o particolare tramite l’uccisione (vista come simbolo) di un’altra persona (G. Ponti, 1990).

Simbologia compiutamente espressa anche da queste frasi: “non libero la nave, ma libero me stesso; non uccido te, ma quello che tu rappresenti, una parte di me o del Paese da cui provengo”. La malattia mentale, come ogni malattia, ha un suo corso, i suoi sintomi, i suoi segnali, i suoi simboli, le sue crisi acute. Ipotizzare l’esistenza di un soggetto assolutamente sano che impazzisce improvvisamente commettendo orrende azioni in preda a un non meglio precisato discontrollo episodico della coscienza e che subito dopo ritorna a uno stato antecedente di assoluta normalità e razionalità, equivale a commettere un paradosso scientifico.Può lo squilibrio elettrolitico conseguente alle circostanze influire in maniera determinante e negativa sul comportamento, provocando l’ideazione, prima, e l’azione omicidiaria, poi?Può lo stato di irritabilità conseguente essere una causa del comportamento aggressivo avuto a danno di altri?

Per quanto condizioni come alterazioni dell’equilibrio idroelettrolitico e di disidratazione influiscano sui cambiamenti di umore e sulle condotte aggressive, i cui indicatori di “malessere psicologico” possono essere definiti come irritabilità (propensione a reagire impulsivamente) e ruminazione (propensione a superare con difficoltà rancori), occorre tener presente che la loro intensità di espressione varia da individuo a individuo a seconda della capacità di rielaborazione cognitiva delle esperienze e della capacità di regolare le proprie emozioni. Gli script si apprendono e solo dopo si mettono in atto e vengono utilizzati come guida della percezione, dell’interpretazione e del comportamento. Gli script sono copioni relativi a comportamenti e azioni che si acquisiscono durante tutta la vita (Giorgio Tosini).

Chi tra noi reagirebbe così e penserebbe “Mors sua, vita mea” rivelerebbe delle distonie concettuali. Machiavelli ha così espresso la distinzione tra due esemplari di forti in natura: i leoni e le volpi. I primi userebbero la sola forza per ottenere il potere (e alla lunga sono sconfitti), i secondi il consenso (la persuasione). L’esposizione a guerre o altri eventi avversi, un’infanzia triste e desolata, sono atti che devastano, bruciano, prosciugano l’essenza dell’essere umano. Così vediamo, spesso, nei volti degli exrracomunitari il vuoto, una pelle privata di vita, contenuti, interessi.

Da bambini hanno sperimentato solo umiliazioni, offese, deprivazioni ed esseri così è molto difficile inserirli in società perché possono diventare pericolosi, soprattutto, incassando ulteriori umiliazioni, ferite narcisistiche e frustrazioni, indossando delle maschere di buonismo che prima o poi cadranno. A una causa corrisponde un effetto che vedremo, in questo caso, tra una decina o ventina d’anni, proprio come accade agli adolescenti che entrano in crisi dopo il 13esimo anno di età.

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