I due vicepresidenti eletti ieri all’Ars, Roberto Di Mauro e Giancarlo Cancelleri, provengono da due storie politiche opposte, ma raccontano alla perfezione, insieme all’elezione di Gianfranco Miccichè, la spaccatura della politica siciliana. Una narrazione che da una parte va verso la speranza, spesso cieca e incondizionata di un cambiamento rivolto alla politica strutturata, e dall’altra dà voce all’antipolitica militante che il 5 novembre scorso aveva chiesto di governare la Sicilia e ha trovato il ‘niet’ del voto finale dei siciliani.
Dai banchi più alti di Sala d’Ercole, dunque, guarderanno ogni cosa in tre: Gianfranco Miccicchè che fa inciuci ‘a sua insaputa’, un democristiano esperto e attrezzato e il leader dell’opposizione pentastellata.
Molto politico dunque il vertice istituzionale del parlamento siciliano.
Tre anime con diverse identità e differenti modi di concepire l’approccio alle legge e alla loro costituzione. Un bene o un male? Intanto un dato di fatto. Come quello, del resto, che l’unica applicazione reale del renzismo di Sicilia è consistita nel rimanere fuori da tutto. Dal governo ai posti di comando del parlamento.
Cancelleri, che si appresta al suo ultimo mandato, per regolamento interno, ha l’opportunità di dare voce alla sua battaglia contro i vitalizi e i costi del parlamento siciliano, ma potrà portare un po’ di quello spirito di concretezza che ha partorito ‘la trazzera’, il fondo per le imprese e lo streaming delle commissioni parlamentari all’Ars. Si troverà accanto chi, invece, ritiene che un parlamento per funzionare deve motivare i propri dipendenti e chi, in un modo o in un altro, tra passato e transizione, si trova alla sua quinta legislatura all’Ars.
Il resto sarà storia di leggi che si sperano siano migliore del passato.
Ieri Miccichè ha esternato in favore dell’abolizione del voto segreto, caro ad Ardizzone che lo ha preceduto e allo stesso Musumeci. I grillini daranno battaglia a tutto campo, il Pd si lecca le ferite, mentre alcuni aspetterebbero le mance dell’ultimo turno di votazione dell’ufficio di presidenza. Insomma, tutto è pronto per cominciare.
Speriamo solo che, come dicono i malpensanti, la fine non abbia inizio.