“Lui non voleva essere un eroe, ma voleva essere soltanto un magistrato che facesse soltanto il proprio dovere. Non dobbiamo pensare solo al passato, ma anche al futuro per questa nostra citta”. Così Maria Falcone sul fratello Giovanni sul palco del Foro Italico di Palermo all’apertura della manifestazione per celebrare i 30 anni dalla strage di Capaci.
“Saluto e ringrazio sempre il nostro Presidente della Repubblica, il cittadino più importante di Palermo – ha aggiunto – la ringrazio per tornare nella della nostra città e non soltanto per il suo passato, ma anche del suo futuro. Saluto tutto le autorità: a tutti dico grazie di cuore. E grazie ai miei ragazzi delle scuole, alle insegnanti che in questi anni hanno fatto una rivoluzione copernicana”.
“Le frasi della gente comune sul senso della libertà ritrovata mi fanno capire che quella città in ginocchio e piangente del 23 maggio 1992 ha rialzato la testa. L’Italia ha rialzato la testa. Forse nei momenti più bui nella storia di ogni Paese la società viene presa da una voglia di riscossa. Da determinati fatti nasce la rivoluzione di un Paese. Le stragi del ’92 sono state, lo diciamo a Louis Freeh, un po’ come le torri gemelle americane, un prima e un dopo. Una voglia grande di cambiamento. Io in questi anni ho cercato di portare avanti l’idea di Giovanni: la mafia non si vince soltanto con la repressione, che dev’essere sempre forte e degna di uno Stato di diritto, ma sul piano culturale. Se oggi abbiamo questa città piena di ragazzi che ricordano, e non erano nemmeno nati nel ’92, Giovanni come se fosse un loro contemporaneo e apprezzano e pensano ai suoi valori io penso che in parte abbiamo vinto. Il percorso e ancora lungo ma noi siamo qui”.
“Sarà bellissimo quando prenderemo anche Matteo Messina Denaro. Quando accadrà brinderemo insieme, con il ministro dell’Interno e della Giustizia“, conclude.