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Comune di Palermo, il 6 giugno dipendenti in sciopero. Pagano (Articolotrentasei): “Grave dissesto, personale usato come bancomat” CLICCA PER IL VIDEO

venerdì 3 Giugno 2022

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A pochi giorni dalle amministrative di Palermo, alcuni dipendenti comunali si preparano a scioperare lunedì 6 giugno davanti la sede della Corte dei Conti. Marina Pagano, Portavoce del Comitato dipendenti Comune Palermo – “Articolotrentasei – spiega i motivi di questa protesta che ha davvero dell’incredibile.

 “Siamo stanchi – dichiara Pagano – di essere considerati gli INVISIBILI per l’amministrazione comunale, siano stanchi di essere considerati bacino elettorale. Vogliamo che la politica, per la prima volta, dia chiari segnali prima e non dopo le elezioni e speriamo di vederli il 6 giugno al nostro fianco per dimostrare di volersi impegnare a prescindere dal voto. Sarebbe un segnale concreto che dimostra il loro impegno a voler risolvere i problemi di Palermo, per noi lavoratori e per l’intera città.”

Lo sciopero per l’intera giornata del sei giugno, coinvolge sia i dipendenti a tempo determinato, sia quelli a tempo indeterminato del Comune di Palermo con l’obiettivo di trovare soluzioni rapide alle criticità in cui versa tutto il personale in servizio, trasformando, ad esempio, i contratti da tempo parziale a tempo pieno, da 13/25 ore a 36 ore settimanali. In questo senso, giocherebbero un ruolo importante i fondi del PNRR. In linea con i principi di economicità, efficienza ed efficacia e per consentire all’amministrazione comunale di avviare e potenziare i servizi al cittadino, i promotori dello sciopero chiedono di inserire nello schema decreto legge (del 13 aprile 2022), concernente “ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, le relative risorse finanziare per trasformare i contratti dei lavoratori da tempo ridotto a tempo pieno, in via temporanea e nei limiti di quanto necessario all’attuazione dello stesso PNRR, del proprio personale, in possesso di professionalità funzionali all’attuazione dei progetti del PNRR.

Nel frattempo, la carenza del personale, molto spesso si traduce in uno svolgimento di mansioni superiori da parte dei lavoratori senza che peraltro abbiano avuto un’adeguata formazione. Ma c’è di più. Anche il nuovo piano di assunzioni del Comune presenterebbe una serie di criticità che, non essendo state affrontate dal sindaco uscente Leoluca Orlando, diventeranno un problema da risolvere per il futuro inquilino di Palazzo delle Aquile. Una vera e proprio “patata bollente” che, oltre a richiedere un impegno politico da parte delle istituzioni cittadini, ha bisogno di urgenti interventi da parte del governo centrale per aumentare il fondo dei 55 milioni di euro erogati a rendicontazione annuale dallo Stato al Comune di Palermo.

Al momento, lamentano i rappresentanti dei lavoratori, i riscontri con l’Amministrazione comunale e con la Prefettura, sarebbero stati scarsi se non addirittura nulli. Da qui, la proclamazione dello sciopero. Nella relazione in merito al personale dell’amministrazione comunale di Palermo “Articolotrentasei”- Comitato dipendenti Comune Palermo e il sindacato di Base USB hanno inoltrato una vertenza sindacale, sia al Governo sia al Prefetto, denunciando lo stato dell’arte dell’amministrazione comunale di Palermo e prospettato alcune soluzioni per risolvere, in tempi brevissimi, la situazione. Tuttavia, né il Prefetto né il governo hanno dato segnali propositivi. “Dal 1998 al 2022, dopo 23 anni, la nostra vita è ancora precaria. Lesinare il lavoro dopo 23 anni è vergognoso in un paese di diritto che si professa democratica e al fianco della Costituzione”, si legge.

“E’ bene ricordare che il comune di Palermo soffre di un grave dissesto funzionale con la conseguenza che l’amministrazione non riesce ad erogare, in maniera adeguata, i necessari e basilari servizi al cittadino. A regime, l’amministrazione palermitana dovrebbe essere dotata di circa 7000 lavoratori. In realtà dispone di 5.145 unità. Ad aggravare tale situazione non è soltanto il ridotto numero di dipendenti a disposizione, ma il fatto che la maggior parte di essi ha un contratto a tempo parziale. Infatti, su 5.000 lavoratori sono circa 2.400 i dipendenti a tempo parziale. Il comparto dei Part Time appartiene al bacino degli ex LSU, entrati in servizio presso l’amministrazione nel 1998. Questa situazione non solo costituisce un unicum a livello nazionale ma rappresenta un’immagine deprecabile per Palermo considerando che questo comparto di dipendenti lavora per l’amministrazione da 23 anni. Con la legge finanziaria n. 244 del 2007, nel 2009 è stato avviato il piano di stabilizzazione, con un fondo vincolato, di 55 milioni. Tali dipendenti sono stati assunti con rapporti di lavoro a tempo indeterminato ad orario ridotto. Da quanto si evince dal Rendiconto di Gestione del 2020, il comune ha risparmiato, sulla gestione del personale, dal 2011 al 31.12.2020, 86.000,00 milioni di euro. Nel 2021, a seguito dei pensionamenti della cosiddetta “quota 100”, ha risparmiato altri 17 milioni di euro circa. Nonostante le cospicue economie, l’amministrazione comunale, da quasi 20 anni, non ha investito sul proprio personale in termini di formazione, riqualificazione e progressioni (economiche e di carriera)”, dice Pagano.

Secondo una stima forfettaria, per la trasformazione di tutti i contratti da tempo parziale a tempo pieno sarebbero stati sufficienti circa 22 milioni di euro ma, l’amministrazione, nel mese di gennaio 2022, ha deciso di dirottare 2/5 tutte le economie della gestione del personale e del turnover, per il raggiungimento del pareggio di bilancio ed approvare così il piano di riequilibrio, il 31 gennaio 2022. I dipendenti sono stati utilizzati come fossero dei “Bancomat” per raggiungere obiettivi meramente politici a discapito delle vite di intere famiglie, dipendenti e cittadini, ormai al collasso economico.

Oltre ai problemi che investono direttamente i lavoratori, ci sono poi i disagi che riguardano i cittadini. Per ottenere una carta di identità ci vogliono 4 mesi; il cimitero è al collasso (centinaia di bare accatastate da almeno 2 anni), altri problemi riguardano scuole e asili comunali. Anche in questo caso, gli obiettivi del PNRR non saranno raggiunti: dei 120 milioni di euro messi a disposizione per le scuole, al momento ci sono candidature per progetti che ammontano a circa 10 milioni, ma i progetti, se non quelli per campetti esterni, non sono provvisti di certificazione di vulnerabilità sismica, dunque non saranno finanziati“, conclude Pagano.

 

 

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