I legali della donna morta a Gela dopo avere avuto somministrato il vaccino AstraZeneca hanno presentato opposizione alla richiesta di archiviazione dell’inchiesta avanzata dalla locale Procura.
“E’ stato accertato dall’esame autoptico – affermano i legali della famiglia, gli avvocati Antonio Cozza e Valerio Messina – che la nostra assistita, un’insegnante trentasettenne, in perfetta salute, e’ morta, dopo giorni di agonia, per trombosi polidistrettuale originata dalla somministrazione del vaccino AstraZeneca, in relazione al quale l’Ema il 29 gennaio 2021 aveva approvato la commercializzazione in Europa. Nessuno l’aveva informata che questa poteva essere una delle ‘reazioni avverse’ della pratica vaccinale; solo successivamente al suo tragico decesso la nota informativa del farmaco Vaxzevria e’ stata integrata, inserendo la formazione di coaguli di sangue quali possibili effetti collaterali della inoculazione del vaccino, ancorche’ rari. Eppure – aggiungono i penalisti – gia’ all’epoca erano state segnalate reazione avverse in Europa e vi erano gia’ alcuni studi che ponevano in correlazione l’adenovirus (vettore virale) con la trombocitopenia. La donna aveva dunque diritto ad essere informata congruamente sui rischi che avrebbe corso, tanto piu’ che, gia’ all’epoca, numerosi Paesi avevano temporaneamente escluso, o raccomandato di evitare, la somministrazione di quel vaccino. E’ di pochi giorni fa la notizia – sottolineano i penalisti – di un’altra ragazza, l’ennesima, che ha avuto una reazione analoga a quella di Zelia dopo essersi sottoposta al vaccino AstraZeneca, che versa ora in condizioni disperate. E’ giunto dunque il momento che la scienza si interroghi seriamente sui rischi a breve, ma anche a medio e lungo termine, legati alla somministrazione di tale tipologia di vaccino, per scongiurare – chiosano i due avvocati – quanto piu’ possibile e nei limiti di quanto scientificamente accertabile, che altre giovani vite vengano spezzate”.