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‘Ndrangheta, l’avvocato Morelli si difende: “Mai stata mandante di recupero crediti”

martedì 2 Agosto 2022

Ha negato di essere stata la ‘mandante’ della presunta estorsione nei confronti dell’ex compagno che, a suo dire, le doveva davvero quei 44 mila euro mai restituiti.

Si è difesa così Viola Morelli, l’avvocatessa con laurea in Spagna, nei cui confronti è stato disposto l’obbligo di firma nell’ambito di una indagine del pm della Dda milanese Alessandra Cerreti che ipotizza un episodio di ‘recupero’ crediti affidato dalla donna a tre persone contigue alla criminalità organizzata.

Per quell’episodio è finito in carcere Arturo Garofalo, per l’accusa legato alla famiglia Fontana dell’Acquasanta di Palermo, Luigi Aquilano, genero del boss Antonio Mancuso, e Christian Cucumazzo, già detenuto a Siracusa, e considerato vicino alla Sacra Corona Unita.

Morelli, durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Lidia Castellucci, oltre a depositare parecchi documenti a suo discarico, ha respinto ogni accusa. La donna ha spiegato che i 44 mila euro, frutto della vendita di un orologio, sarebbero stati incassati dal suo ex che mai li avrebbe bonificati sul suo conto. E che, per risolvere la questione, Garofalo, con cui aveva una relazione, si era offerto di intervenire in quanto conosceva l’uomo. Quanto al resto avrebbe sostenuto di non sapere nulla, né delle minacce al centro di una denuncia presentata alla fine di maggio dalla presunta vittima, né delle altre persone intervenute per ottenere la restituzione del denaro.

La difesa della donna ha chiesto la revoca della misura cautelare. La vicenda per cui il giudice Castellucci ha disposto le 4 misure cautelari eseguite la scorsa settimana è molto recente (è andata avanti almeno fino alla fine di giugno primi di luglio) e fa parte di una indagine più ampia per la quale il giudice ha rigettato la richiesta di 26 misure cautelari. Come emerge dal suo provvedimento, che verrà impugnato dal pm, non è stata riconosciuta l’esistenza a Milano di una “sodalizio riconducibile a quella che è stata ritenuta una autonoma articolazione, la cosiddetta ‘famiglia Aquilano’, dotata di un autonomo riconoscimento e, in virtù di esso, in grado di rapportarsi con le altre cosche”.

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