Mancava solo l’ufficialità ed è arrivata. Pietro Navarra, ex rettore dell’Università di Messina, deputato uscente del Pd e non ricandidato, ha sbattuto la porta ed ha virato verso Forza Italia. Alle Regionali sosterrà il candidato presidente Schifani e per l’Ars Beppe Picciolo, con il quale i rapporti sono già consolidati sin dal 2018 quando corsero insieme alle Politiche nelle liste Pd.
Navarra ha partecipato quindi ad uno degli incontri organizzati per Schifani (quello voluto da un altro ex Pd, Totò Cardinale urtato perchè anche la figlia Daniela non è stata ricandidata nelle liste dem) ed ha ufficializzato il passaggio “E’ il Pd che è cambiato non io. Si è spostato troppo a sinistra” è la sintesi del suo ragionamento, che ha causato le reazioni degli esponenti dem che nel giro di 24 ore si sono trovati in pieno terremoto senza un pezzo consistente del partito a Messina, con Franco De Domenico che ha ritirato la sua candidatura per l’Ars. De Domenico ha lasciato la segreteria cittadina del Pd ed anche la politica, mentre Navarra va a Forza Italia, partito che a Messina ha visto il padre tra i fondatori.
“Sono un professore universitario e insegno economia del settore pubblico- spiega Navarra- In tanti anni di studio e ricerca, ho maturato una visione della società e dell’economia liberale e riformista. Questa visione si fonda su alcuni convincimenti fondamentali. Credo nel libero mercato non soggetto a interferenze politiche arbitrarie per ridurre la concorrenza e garantire posizioni di rendita alle imprese esistenti e proteggerle dalla minaccia di potenziali entranti. Credo che la disuguaglianza sia necessaria quando premia il lavoro, l’impegno e il talento e punisce l’indolenza, l’inettitudine e la negligenza. Tuttavia, credo che ridurre la disuguaglianza sia un obiettivo valido da perseguire nel sistema economico italiano attuale in cui sono preponderanti le determinanti che conducono verso un eccesso di disuguaglianza, ingiusta e/o inefficiente. Credo che la persona sia il più importante motore di sviluppo di qualsiasi economia. Una persona che, indipendentemente dal fatto di essere nata in una famiglia benestante o meno, dal fatto di essere maschio o femmina, dal fatto di essere residente al Nord o al Sud del Paese o di avere o meno disabilità, deve avere uguali opportunità di crescita economica e sociale. Pertanto, ritengo che l’investimento in salute, scuola e università sia la chiave di volta per una crescita solida e duratura per il Paese”.
La lunga premessa per spiegare perchè, nel gennaio del 2018 decise di scendere in campo candidandosi alla Camera con il Pd, nel momento in cui era segretario nazionale Matteo Renzi e dimettendosi da Rettore dell’Università. Pochi mesi prima, nel novembre 2017, Franco De Domenico (all’epoca direttore generale dell’Ateneo) era stato eletto deputato regionale. Entrambe le candidature con il Pd portarono alla nascita di quella che fu definita la “corrente accademica” e che portò all’elezione dei due deputati, uno all’Ars e l’altro alla Camera.
“Renzi guidava un partito liberal-democratico nei fatti, capace di adattare il vecchio ideale socialdemocratico ai mutamenti interni e internazionali degli ultimi trent’anni” spiega Navarra che però, quando tra Renzi e il Pd si consumò il divorzio scelse di restare con il partito.
“Sono rimasto nel PD anche quando i suoi equilibri interni e i suoi leader si discostavano da una linea valoriale e culturale che auspicavo. Ho sperato di rappresentare, insieme ad altri colleghi, quell’area liberale e riformista in cui ho sempre creduto e di cui un partito a vocazione maggioritaria non può fare a meno. Ho ritenuto che, attraverso un leale confronto culturale interno, si potesse riproporre una visione di società al passo coi tempi e una leadership coraggiosa capace di comprendere e gestire le sfide della modernità: transizione ecologica, globalizzazione, innovazione tecnologia, migrazioni. Mi sono illuso”
“In questi anni ho, invece, visto un Partito Democratico racchiuso in sé stesso, concentrato in liti di potere vuote e distruttive. Una ricerca di potere spesso fine a sé stesso, che divide perché non è sostenuto dalla Politica, quella che si alimenta da un progetto politico che riguarda il futuro delle nostre comunità in un momento difficile, ma ricco di opportunità per cambiare il Paese, e per farlo in meglio”
“Le forze contrarie all’indirizzo di una sinistra liberale e riformista sono così ingranate negli equilibri interni del PD, che ogni tentativo di promuovere una società aperta, libera e dinamica che superi i limiti della protezione e della mera assistenza viene inesorabilmente bloccato. Si tratta di una spaccatura interna ben più grave delle differenze di opinioni esistenti e ineliminabili all’interno di un qualsiasi partito. Una spaccatura che la classe dirigente del Partito Democratico non ha mai voluto seriamente affrontare. Si manifesta puntualmente e si risolve cedendo al richiamo della foresta di una sinistra massimalista che finisce con prendere il sopravvento.
“Io non sono cambiato in questi anni. I miei valori e la mia visione della società sono rimasti sempre gli stessi. È il Partito Democratico ad avere ceduto ancora una volta a una deriva radicale nella quale mi sento fuori posto. Una deriva ancora più marcata in Sicilia dove le sensibilità liberali e riformiste sono state mortificate nelle scelte di una classe dirigente inadeguata che ha ridotto il Partito Democratico a semplice comparsa nelle elezioni regionali”
Navarra spiega quindi d’aver deciso di lasciare il Pd ma di non voler disperdere quanto maturato in questi anni di esperienza politica e pertanto di aver deciso con il suo gruppo (del quale non fa più parte De Domenico), di sostenere la candidatura di Renato Schifani alla Presidenza della Regione ritenendola quella più adatta per promuovere un’agenda liberale e riformista per lo sviluppo della Sicilia.
” Il Presidente Schifani ha sempre creduto nei valori della libertà e della responsabilità- scrive Navarra- Ha sempre contato sull’importanza di costruire una società aperta basata su un rapporto equilibrato tra stato, mercato e comunità che assegni centralità alla persona per lo sviluppo culturale, economico e sociale. Inoltre, il Presidente Schifani, ricoprendo incarichi istituzionali di primo livello, ha sempre dimostrato la capacità di confronto per riconoscere e dare dignità alle opinioni e alle idee diverse che caratterizzano l’alleanza che lo sostiene, l’equilibrio e la moderazione necessaria per gestire sensibilità politiche diverse e la visione per valorizzare quelle competenze necessarie a dare slancio al suo Governo. Per queste ragioni il mio impegno e quello di tanti amici nelle prossime elezioni regionali a sostegno del Presidente Renato Schifani è un segno di coerenza con il nostro ieri, il nostro oggi e il nostro domani e, al tempo stesso, è un segno di fiducia verso un futuro migliore per la Sicilia”.
I suoi ormai ex (da una settimana) compagni di partito non l’hanno presa bene e hanno rincarato la dose rispetto a quanto già commentato nell’imminenza dell’addio non ancora ufficializzato. Antonella Russo e Giacomo D’Arrigo, candidati Pd al Senato ed alla Camera stigmatizzano il comportamento di Navarra e ribadiscono la loro posizione. “Ai cambi di casacca, ai giochi di potere, a chi utilizza i partiti come taxi e cambia idee come biancheria intima noi contrapponiamo le nostre idee e le nostre proposte, parlando di giovani, sviluppo, Europa, Pnrr da attuate. Rispetto a tutto questo abbiamo un solo strumento: l’impegno in prima persona, candidandoci. Un impegno fatto di coerenza e costanza”.