Sarà per scaramanzia, ma il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per la Sicilia Giuseppe Pierro non vuole dire ad alta voce che questo che è appena iniziato è un anno di ritorno alla normalità dopo la pandemia. Nominato a settembre, ci rivela che gli sembra sia passato molto di più da quando da Roma è stato trasferito in Sicilia.
Qui ci sono tanti aspetti positivi. Uno su tutti, il patrimonio culturale. È bello che i ragazzi possano vivere, imparare e crescere, riconoscendo anche la bellezza che hanno intorno. Ovviamente, c’è anche l’altra faccia della medaglia. La Sicilia è una regione vastissima con una popolazione studentesca e di docenti significativa. I numeri rendono un po’ più complesse le procedure da seguire. L’esperienza romana in amministrazione centrale in questo credo possa essermi utile.
Uno dei problemi più grandi di tutto il Meridione è la dispersione scolastica. Che strategie possono essere utilizzate per migliorare la situazione?
La Sicilia soffre un po’ più di altre regioni, quindi sono necessarie risposte più immediate. La situazione irripetibile da sfruttare qui ed ora è quella del Pnrr. Alle scuole arrivano anche 250 mila euro, risorse significative che devono essere sfruttate bene, recuperando i ragazzi che si sono persi. Sia quelli che sono usciti dal percorso (dispersione esplicita), sia quelli che pur stando a scuola hanno carenze gravi. La cosiddetta dispersione implicita è altrettanto grave. E non possiamo più permettercela.
E quanto alla carenza di docenti?
Interviene il Pnrr anche su questo. E poi ci dovrebbero essere concorsi anche nei prossimi anni. L’obiettivo è avere un corpo docenti il più stabile possibile. Attualmente, la metà viene reclutata a tempo determinato. Fino a quando non saranno indetti nuovi concorsi, va fatta la giusta formazione anche a loro.
Dispersione e carenza di docenti. Due problemi correlati?
Non c’è una correlazione diretta. Il fenomeno della dispersione è più articolato. Possono intervenire ragioni socio economiche legate al contesto. Ma ci sono anche situazioni di disabilità, casi in cui è fondamentale la continuità didattica. Cambiare spesso insegnante è un fattore negativo. In ogni caso, ogni ragazzo ha la sua particolarità. E soprattutto con ragazzi a rischio dispersione bisogna fare un ragionamento personalizzato. I ragazzi vanno motivati, bisogna tenerli a scuola. Se alcuni fanno più fatica a seguire una lezione frontale, aumentando le risorse possiamo trovare soluzioni innovative e coinvolgenti.
Quanto della sua esperienza al Ministero dello sport può essere trasferita in questo suo nuovo incarico?
Sport e scuola insieme sono un bel connubio. In Sicilia esistono già diversi progetti di sport e inclusione, che permettono di coinvolgere i ragazzi. Inoltre, non dobbiamo sottovalutare il fatto che si tratta di una componente fondamentale della vita, non solo legata al benessere, ma pensando a quali sono i valori dello sport e quanto esercizio di cittadinanza si può fare imparando la convivenza civile e leale e il rispetto delle regole attraverso lo sport.
Quali innovazioni porterà nel prossimo triennio?
Lo vedremo alla conclusione del mandato (ride, n.d.r.). Ma una cosa che mi preme sottolineare è che non c’è mai una soluzione che vada bene per tutto. L’importante è capire e valutare caso per caso. Se riusciremo a farlo, potremo risolvere molte cose.