Tra toto-ministri e vertici in vista del nuovo Governo, è esplosa una polemica inaspettata. Origine della bufera è stata la foto di Benito Mussolini al MISE. Giusto o sbagliato? Vediamo cosa è successo…
L’ORIGINE DELLA POLEMICA
Proprio quest’anno ricade il novantesimo anniversario di Palazzo Piacentini, sede del Ministero dello Sviluppo Economico. Per l’occasione sono state esposte le foto di tutti i ministri che negli anni si sono succeduti, varcando le porte dell’edificio. E così tra Rodolfo Morandi, Emilio Colombo, Giulio Andreotti, Ciriaco De Mita, Romano Prodi, Paolo Savona, Carlo Calenda e Luigi Di Maio è sbucato fuori anche il volto di Benito Mussolini. Il Duce infatti, nel lontano 1932 fu Ministro delle Corporazioni.
Ad accorgersi per prima del quadro era stata la giornalista Alessandra Sardoni che aveva lanciato la notizia la scorsa settimana, venerdì 14 ottobre, durante una diretta di Diario Politico, lo speciale di Tg La7. Ma la polemica è scoppiata nella tarda mattinata di ieri con la denuncia della Funzione Pubblica Cgil: “La foto di Mussolini spuntata al Ministero dello Sviluppo Economico rappresenta un atto gravissimo, oltre che deplorevole, e chiediamo si intervenga immediatamente perché sia rimossa”. La nota prosegue definendo il fatto inquietante e inaccettabile “per la storia di questo Paese” e “che tutto ciò pare sia essere accaduto alla presenza del ministro dello Sviluppo Economico Giorgetti e dell’ex presidente del Senato Casellati, che ricordiamo essere a servizio della Repubblica nata dalla Costituzione Antifascista“.
Successivamente il tweet di Pierluigi Bersani: “Mi giunge notizia che al MISE sarebbero state esposte le fotografie di tutti i ministri, Mussolini compreso. In caso di conferma, chiedo cortesemente di essere esentato e che la mia foto sia rimossa”. Bersani, infatti, guidò il Ministero per circa due anni, durante il secondo Governo Prodi.
In poche ore il tweet ha ricevuto migliaia di interazioni e condivisioni, smuovendo l’opinione pubblica, soprattutto dopo la risposta della stessa Sardoni, che ha subito confermato le parole dell’ex segretario del PD.
A questo punto è stato necessario l’intervento del MISE che ha preso una netta posizione, annunciando il ritiro della foto: “Quest’anno cade il 90mo di Palazzo Piacentini, sede del ministero dello sviluppo economico inaugurato il 30 novembre 1932 – si legge sulla nota –. Le iniziative per celebrare l’edificio in ottica culturale e storica sono iniziate con l’inaugurazione della mostra ‘Italia geniale’, una nuova edizione del volume orbicolare e la galleria dei ministri, dove c’è anche la foto di Benito Mussolini, Ministro delle Corporazioni nel 1932. Per evitare polemiche e strumentalizzazioni la foto di Mussolini sarà rimossa. Si ricorda che il ritratto di Mussolini è anche a Palazzo Chigi nella galleria dei presidenti del Consiglio“.
Anche l’attuale Ministro allo Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, si è espresso in merito: “Nessuno si è accorto che la foto di Mussolini c’è anche a Palazzo Chigi, non solo al MISE, comunque se è un problema la togliamo”. Così ha risposto il leghista alle domande dei cronisti. “Perché è stata messa proprio adesso? Perché è il novantesimo anniversario di Palazzo Piacentini. Ci stanno tutti i ministri, ahimè Mussolini – conclude Giorgetti – è stato il primo ministro delle corporazioni”.
Ad alimentare la polemica ci ha pensato il neo Presidente del Senato, Ignazio La Russa: “C’è anche al ministero della Difesa, c’è scritto anche al Foro italico”. Per poi rilanciare: “Che facciamo ‘cancel culture’ anche noi?”.
La notizia è stata chiacchieratissima e decine sono state le dichiarazioni rilasciate dai vari esponenti dello scenario politico. Tra i più duri Nicola Fratoianni (Alleanza Verdi-Sinistra) e Dario Parrini (PD).
SI TRATTA QUINDI DI ‘CANCEL CULTURE’?
La provocazione lanciata da La Russa ha sicuramente aperto un ampio dibattito. Variegate sono state le reazioni sui social: c’è chi considera il ritiro della foto sbagliato poiché la figura storica di Mussolini ha segnato l’Italia e ometterla non è possibile e chi invece sostiene giusta la decisione finale del MISE, ritenendo inadeguata e fuori luogo la presenza del Duce, proprio per la sua storia ed i crimini di cui si è macchiato il fascismo.
Il termine ‘cancel culture’ ha iniziato a diffondersi dal 2017 per indicare le moderne forme di boicottaggio e ostracismo verso i riferimenti storico-culturali ritenuti moralmente negativi o socialmente deprecabili. Famosi sono stati i casi partiti dagli Stati Uniti: le statue di Cristoforo Colombo, abbattute con l’accusa di essere simbolo del colonialismo; il colossal ‘Via col vento’, accusato di avere una visione stereotipata e ‘totally white’ dell’epoca descritta, prima cancellato e poi reinserito dal catalogo della HBO; le varie critiche a Disney e i suoi classici, come Biancaneve, Peter Pan o Dumbo.
Diversi casi si sono presentanti anche in Italia e in Sicilia. Bersagli principali sono stati gli edifici e i monumenti del Ventennio. Uno dei più particolari ha coinvolto, qualche anno fa, il Teatro Greco di Siracusa. Nell’occasione il Teatro si era schierato contro alcune università inglesi e americane che avevano messo al bando parecchie opere antiche, da Eschilo a Euripide fino a Sofocle, ritenute politicamente scorrette e distanti al movimento #Metoo o dagli ideali antirazzisti.
Di presunti casi di ‘cancel culture’ si è occupato in passato anche ilSicilia.it. Il caso era stato sollevato circa un anno fa, a Cefalù, in occasione delle riprese del nuovo capitolo di ‘Indiana Jones’. Oggetto di dibattito era stata un’antica scritta, sulla facciata di un bar, risalente al periodo fascista e pronunciata dal Duce, il 22 ottobre del 1936 a Bologna.
“In sette mesi abbiamo conquistato l’impero, in tre mesi appena lo abbiamo pacificato” così recita la frase che per l’occasione era stata coperta e al termine del film ritornata visibile. Inutile dire che sono subito scattate le polemiche.
Memoria storica o inneggiamento al fascismo? I dibattiti sul tema sono sempre aperti e molto infuocati.