In occasione della Cop15 sulla biodiversità, la Wwf precisa che ogni anno vengono piazzate trappole mortali che minacciano la fauna in Italia e nel mondo. Come per esempio, le 12 milioni trappole piazzate dai bracconieri in Asia, nelle aree protette di Cambogia, Repubblica Democratica Popolare del Laos e Vietnam, nello specifico in Malesia sono la prima causa che ha fatto crollare il numero di tigri a meno di 150 individui.
In Italia, nelle Valli bresciane e bergamasche negli ultimi 10 anni le guardie Wwf hanno tolto dal territorio circa 200.000 trappole destinate ai piccoli uccelli. A fronte di questo quadro globale il Wwf ha coniato lo slogan “Codice rosso per la natura sul nostro Pianeta” e lancia la campagna di sostegno “A Natale mettici il cuore” per adottare simbolicamente un animale in pericolo.
Circa un milione di specie sono a rischio estinzione e i tassi di scomparsa sono tra le 100 e le 1.000 volte più rapidi di quelli naturali, dice il Wwf spiegando che il sovrasfruttamento delle specie animali e vegetali è, dopo la perdita e distruzione degli habitat, la seconda causa del drammatico declino della biodiversità.
Il laccio di ferro di cui è fatta una trappola può rompere le ossa dell’animale in un colpo solo. Se si avvolge intorno al suo collo la vittima tenterà di liberarsi, ma più si muoverà più il laccio porterà a una morte lenta e straziante a causa delle ferite o la farà morire di sete e fame.
Che si tratti della loro pelle, di ossa o denti le tigri e gli altri grandi felini in Asia sono molto richiesti dal mercato nero per le credenze della medicina tradizionale cinese o per gli oggetti richiesti per l’arredamento: veri e propri status symbol.
Nonostante la legge italiana sulla tutela della fauna selvatica e la disciplina dell’attività venatoria vieti espressamente l’utilizzo di ogni tipo di sistema di cattura non selettivo, conclude il Wwf, le trappole sono ancora molto diffuse anche a causa delle pene irrisorie cui vanno incontro i criminali.