E’ morto a Roma Maurizio Costanzo, noto giornalista, conduttore televisivo e radiofonico. Aveva 84 anni.
Costanzo lascia la moglie Maria De Filippi e i figli Gabriele, Saverio e Camilla.
Negli ultimi anni, ha affrontato tanti problemi di salute, spesso legati al diabete.
LA CARRIERA
A soli diciotto anni, Maurizio Costanzo intraprende la sua carriera come cronista nel quotidiano romano Paese Sera. Dopo aver lavorato per la redazione del Corriere Mercatile di Genova e aver collaborato con Tv Sorrisi e Canzoni, nel 1963 esordisce come autore radiofonico per lo spettacolo Canzoni e nuvole. Nel 1966 è coautore del testo della canzone Se telefonando, scritto insieme con Ghigo De Chiara, con musica di Ennio Morricone e portata al successo da Mina.
Costanzo si è impegnato come uomo e giornalista nella lotta alla mafia. In seguito all’omicidio di Libero Grassi, appena un mese dopo, Costanzo e Michele Santoro hanno realizzato una maratona Rai-Fininvest contro la mafia.
L’impegno alla lotta contro la mafia sembra essere la causa dell’attentato del 14 maggio 1993 che ha coinvolto anche la moglie Maria De Filippi, entrambi sopravvissuti all’esplosione, poiché la macchina del tritolo era esplosa solo dopo il passaggio della coppia. Dal momento dell’attentato, Maurizio Costanzo ha vissuto sotto protezione.
Dal 1995 al 2009 è stato professore di Teoria e Tecnica del linguaggio radiotelevisivo presso la facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università “Sapienza” di Roma.
Maurizio Costanzo non si è mai laureato, anche se nel 2009 ha ricevuto una laurea magistrale honoris causa in Giornalismo, editoria e multimedialità conferita dalla Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano.
A partire dalla metà degli anni settanta è ideatore e conduttore di numerosi spettacoli televisivi che lo portano a realizzare il suo spettacolo televisivo più famoso il Maurizio Costanzo Show. Uno spettacolo con oltre quarant’anni di carriera, un record probabilmente irraggiungibile per chiunque, eppure Maurizio Costanzo li ha annunciati con un semplice “vabbè”, come fosse una cosa di tutti i giorni.