Palermo perde un pezzo di cultura: il grande Teatro Lelio cala il sipario dopo 30 anni intensi di attività artistica, tracciata dagli attori Giuditta Lelio e Vincenzo Pandolfo, che si occupavano, rispettivamente, l’una del lato artistico e l’altro del lato organizzativo, e che hanno dedicato tutta la loro vita al proprio lavoro.
Decenni di attività in cui ciascuno dei membri della famiglia Lelio aveva le proprie competenze, si lavorava insieme per portare avanti le tradizioni. “E’ triste chiudere, ma messi di fronte agli accadimenti così gravi e importanti, bisogna prenderne atto e andare avanti. I miei genitori hanno vissuto per teatro”.
A raccontare la storia la figlia Simona. Prima di aprire il teatro, nel 1990, Giuditta e Vincenzo, già nel ’68, lavoravano nel settore teatrale producendo spettacoli di prosa e portandoli in giro per la Sicilia, dapprima diffondendo la cultura del teatro nelle scuole con uno sguardo attento ai giovani perché “Nessuno si occupava di spettacoli da realizzare nelle scuole. Il sistema era quello di girare per tutti i paesi della Sicilia, anche nelle province più lontane, come Ragusa e Siracusa, affittare possibilmente un grande teatro, quindi a monte c’erano già stati i contatti con le scuole e con i presidi, e poi si faceva lo spettacolo e si convogliavano tutti gli studenti in un giorno”, ha detto Simona Pandolfo.
Le attività proseguivano in tutta l’Isola anche durante le stagioni estive, sempre di produzione propria, e sono state tantissime negli anni le opere teatrali targate Lelio che hanno solcato innumerevoli palcoscenici. Tra queste Simona Pandolfo ne ricorda una in particolare “Il Cortile degli Aragonesi”, in cui ha recitato la stessa figlia di Giuditta e Vincenzo, nel ruolo di Betta. Quello è stato il primo esordio di Simona, che l’ha portata a lavorare con i genitori come attrice teatrale per un po’ di tempo.
Ad un certo punto della propria carriera artistica “Il sogno di tutti è avere un proprio spazio, un proprio teatro. Così hanno trovato questo vecchio cinema chiuso da circa 10 anni, che era il cinema Eden. L’hanno preso in affitto, completamente ristrutturato. Credo sia stato il primo teatro a Palermo ad essere in linea con la normativa antincendio. Il teatro Lelio fu inaugurato nel ’90”.
La compagnia Lelio ha segnato la storia del teatro in città, e in 30 anni di attività, tra e fuori le mura di quel luogo simbolo di cultura palermitana, è stata la casa della famiglia Pandolfo, e dopo mesi di duro lavoro che si alternavano tra la realizzazione dei progetti e la messa in scena dei copioni, le produzioni prendevano vita grazie al pubblico, e non solo perché il teatro Lelio ha ospitato grandi nomi del panorama nazionale.
“Penso a Franca Valeri, Giorgio Albertazzi o Gianrico Tedeschi, per citarne alcuni, quindi di sicuro c’era l’ospitalità ma anche le nostre produzioni, noi eravamo un teatro che produceva spettacoli, rivolti sia al pubblico serale, che al pubblico scolastico, mantenendo questa modalità, forse gli spettacoli alle scuole sono stati i più importanti della nostra attività, andata avanti per trent’anni”.
Simona ha raccontato gli eventi luttuosi che hanno segnato la sua famiglia: nel 2017 la scomparsa della mamma Giuditta e del fratello Alessandro a distanza di poco tempo, il quale anche lui condivideva la passione per l’arte, collaborava con il teatro seppur occupandosi di amministrazione. “Siamo rimasti io e mio padre e abbiamo continuato l’attività. L’ultimo progetto di mia madre è stato ‘Prometeo incatenato’ che però non è andato in scena, negli ultimi tempi era già ammalata e ha lavorato fino all’ultimo su questo copione e anche mio padre ha lavorato fino alla fine. I miei genitori hanno vissuto per il teatro ed erano già abbastanza avanti con gli anni. Mio padre, un mese prima di morire, veniva a teatro regolarmente ogni mattina con la sua valigetta. Saliva le scale ripide con tanta fatica perché per loro il teatro era la vita”.
Ed ecco l’incontro tra Giuditta e Vincenzo, l’amore per l’arte e il teatro li ha uniti per sempre. La signora Giuditta Lelio era nata in Puglia e cresciuta a Roma, figlia d’arte, nata da genitori entrambi attori. Erano cugini portatori dello stesso cognome: Lelio. Perché secondo le consuetudini del modo artistico, gli attori si sposavano nell’arte. Giuditta appartiene ad una famiglia storica del teatro italiano. La famiglia dei Lelio ha radici davvero molto antiche, il nome risale al 1600, “C’era questo attore Angelo Riccoboni di Parigi- racconta Simona Pandolfo – che recitava il ruolo di una maschera, la commedia dell’arte ‘Lelio il bugiardo’. Il nome della maschera diventò il suo cognome e da lì prende origine la famiglia dei Lelio. Mio padre era invece un antiquario, amava i pupi siciliani. Mia madre a 20 anni venne a Palermo a recitare presso il teatro Biondo con la compagnia di Enrico Maria Salerno, si conobbero e insieme hanno creato questo sodalizio artistico fino alla fine”. Ecco perché Lelio.
Nel febbraio del 2020 il teatro Lelio ha portato sul palcoscenico l’ultimo spettacolo e con il primo lockdown e la chiusura delle attività a causa dell’emergenza sanitaria da Covid19, che ha pesantemente colpito i luoghi di arte e cultura, di fatto il teatro non ha più riaperto il sipario. Contemporaneamente papà Vincenzo si è ammalato lasciando Simona nell’aprile dello stesso anno, che si è ritrovata da sola a gestire il patrimonio artistico di famiglia. Prima del triste evento, a dicembre del 2019, Vincenzo Pandolfo aveva provveduto alla restaurazione di una collezione importante di 104 pupi siciliani, poi allestita come esposizione museale nel foyer del Teatro Lelio.
“Dopo la ripresa ho tentato di ripartire con l’attività, partendo proprio dal museo. Ho cercato degli appoggi per ricominciare poi tutta l’attività del teatro, ma non ho trovato questi appoggi. Ho deciso di chiudere perché gestire un teatro di 400 posti richiede un impegno economico gravoso. Ho deciso di richiudere e ho cercato spazio per collocare i pupi di papà”.
Infatti, il progetto ha trovato la sua concreta realizzazione a Castelbuono presso l’ex Convento di San Francesco, dove è stato allestito il “Museo dei pupi e del carretto di scuola palermitana Vincenzo Pandolfo”, in memoria di Vincenzo Pandolfo. Si apre una nuova storia.
Il futuro del Teatro Lelio non è ancora definito, dato che l’immobile è di proprietà della famiglia Pandolfo “Ci sono ancora delle trattative in corso, nulla è ancora definito. Mi auguro che possa rimanere un teatro, un centro di cultura, non vorrei snaturarne le origini”.