Una stanza blindata a cui si accede dal fondo scorrevole di un armadio: è il secondo covo del boss Matteo Messina Denaro scoperto dai carabinieri e dal Gico della Finanza in una casa al primo piano di una palazzina di via Maggiore Toselli 34, a Campobello di Mazara. L’abitazione è di Errico Risalvato, 70 anni, assolto nel 2001 dall’accusa di mafia, ritenuto vicino al capomafia di Castelvetrano.
E’ stato il proprietario dell’abitazione a dare agli investigatori la chiave della stanza blindata occultata dal fondo di un armadio pieno di vestiti. Non è noto cosa sia stato trovato nel corso della perquisizione del bunker alla quale ha partecipato il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido.
Il procuratore aggiunto della Dda di Palermo Paolo Guido si è intrattenuto poco più di due ore all’interno dell’abitazione dove si troverebbe il secondo covo del boss Matteo Messina Denaro. Insieme a lui il comandante provinciale di Trapani dei carabinieri Fabio Bottino e il colonnello dei Ros Lucio Arcidiacono.
Come in un thriller, la stanza segreta era dietro un armadio. Invisibile, nascosta da un fondo scorrevole coperto dagli abiti. Non c’era un letto, non c’erano suppellettili, probabilmente Matteo Messina Denaro se l’era fatta fare per conservarci le cose a cui teneva davvero, il suo tesoro. Nel bunker c’erano delle scatole: alcune piene di carte – ora al vaglio dei carabinieri del Ros – altre vuote. Forse, saputo dell’arresto del boss qualcuno ne ha fatto sparire il contenuto. Di sicuro sarà uno degli argomenti che i pm metteranno sul tavolo quando lo interrogheranno.
La stanza dei segreti è stata ricavata nell’abitazione di una vecchia conoscenza dei magistrati della Dda: Errico Risalvato, già indagato e assolto per associazione mafiosa, originario di Castelvetrano, fratello di Giovanni Risalvato che per mafia è invece stato condannato a 14 anni. Scontata la pena è stato scarcerato e ora è libero. Due fedelissimi del padrino Errico e Giovanni che, intercettato dagli inquirenti non perdeva occasione per dichiarare il suo incondizionato amore per il padrino.
Giovanni Luppino, l’agricoltore che faceva da autista al boss e l’ha accompagnato alla clinica Maddalena dove entrambi, lunedì, sono stati arrestati, domani comparirà davanti al gip al quale dovrà spiegare i suoi rapporti con il capomafia. Il giudice dovrà decidere se convalidare l’arresto e disporre la misura cautelare e valutare se siano fondate le accuse di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena che la Procura gli contesta.
Si allunga, intanto, la lista dei fiancheggiatori finiti sotto inchiesta. Oltre a Luppino, arrestato in flagranza, sono indagati Andrea Bonafede, il geometra di Campobello che ha prestato l’identità al boss – Messina Denaro aveva clonato la sua carta di identità – e due medici. Uno è di Trapani, Filippo Zerilli , primario di oncologia. E’ stato lui a sottoporre Messina Denaro all’esame del dna necessario per prescrivergli la chemioterapia. L’altro è Alfonso Tumbarello, vecchio dottore di Castelvetrano che lo aveva in cura. Entrambi rispondono di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena. Più grave la posizione di Tumbarello, che conosceva bene il vero Bonafede, essendo il suo medico curante.
Nel frattempo, uomini del Ros dei carabinieri nel pomeriggio sono entrati in un’abitazione nella centralissima via Roma, a Campobello di Mazara, dove abita Laura Bonafede, figlia del boss defunto Leonardo e cugina di Andrea Bonafede, alias Matteo Messina Denaro, proprietario del primo covo di Matteo Messina Denaro. I militari sono usciti dopo circa un’ora a quanto pare senza portar via nulla.
Il boss Matteo Messina Denaro potrebbe partecipare domani in videoconferenza all’udienza del processo ai mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio in corso davanti alla corte d’assise d’appello di Caltanissetta. A quanto si apprende, nel penitenziario di massima sicurezza de L’Aquila è già stata allestita una sala attraverso la quale si svolgerà il collegamento.