La polizia ha arrestato Fichera Rosario, Torrisi Maria Concetta, Fichera Caterina e Patanè Mario per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di usura e abusivismo finanziario. Nei loro confronti è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Catania.
Le indagini coordinate dalla Procura ed eseguite dal commissariato di polizia di Acireale, durate circa 6 mesi, dal dicembre 2021 al giugno 2022, secondo la tesi dell’accusa, “hanno permesso di accertare le responsabilità penali degli indagati dediti ad una ben organizzata attività di usura tesa a conseguire profitti prestando soldi a soggetti in gravi difficoltà economiche richiedendo interessi a tassi proibitivi”.
I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE:
Sui prestiti concessi a persone in crisi economica avrebbero chiesto interessi fra il 10 e il 40% mensili, da ricalcolare e parametrare ad interessi annui che potevano arrivare anche al 1.584% all’anno. E’ l’accusa contestata a quattro persone destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Catania indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere, usura e abusivismo finanziario. Il provvedimento dell’operazione ‘Arpagone’ è stato notificato dalla polizia ai coniugi Rosario Fichera, di 61 anni, e Maria Concetta Torrisi, di 52, che sono stati condotti in carcere, e alla figlia, Caterina Fichera, di 26 anni, che è stata posta ai domiciliari.
A Mario Patanè, di 68 anni, l’ordinanza è stata notificata in carcere, dove era già detenuto per altri reati. Uno dei casi emersi dalle indagini della polizia del commissariato di Acireale ha riguardato un operaio industriale al quale per un prestito di 1.000 euro sono stati richiesti 300 mensili di solo interesse. Sempre alla stessa vittima, per 300 in prestito sono stati richiesti 100 euro a settimana come solo interesse, stabilendo un tasso usurario stimato dalla Procura di Catania nel 132% al mese e nel 1.584% l’anno. La Procura sostiene che in sei mesi di indagini del commissariato di polizia di Acireale, che si sono avvalse di intercettazioni, “è emerso un quadro adeguatamente suffragato sotto il profilo indiziario, di un gruppo di persone stabilmente dedito all’usura con ruoli definiti, meccanismi collaudati e priva di qualsivoglia scrupolo nell’esigere dalle proprie vittime”.
Tra i colloqui ‘ascoltati’ e confluiti negli atti dell’inchiesta quello tra la Torrisi e la figlia Caterina durante il quale “la madre, fuori sede, raccomanda alla giovane alcuni incassi da fare, commentando cifre e nominativi riportati su un calendario da considerarsi un vero e proprio scadenzario”. La Procura ricorda che anche i genitori del Fichera, oggi defunti, furono coinvolte nell’operazione contro l’usura del 2013 denominata ‘Affari di famiglia’. Dalle indagini è emerso anche come , nonostante l’ingente disponibilità di denaro, Rosario Fichera avrebbe percepito indebitamente il reddito di cittadinanza.