In piena notte e come da consuetudine a voto segreto, l’Ars boccia l’emendamento che avrebbe bloccato l’aumento delle indennità dei deputati di poco meno di 900 euro lorde al mese (10 mila l’anno). E’ salvo quindi, grazie al voto segreto, l’adeguamento automatico delle indennità al costo della vita, previsto dalla normativa e che comporta 890 euro lordi in più in busta paga che ogni mese gli onorevoli percepiranno quest’anno.
Ma sulla bocciatura lo scontro è tra i due De Luca: Cateno (che ha presentato l’emendamento per bocciare l’aumento delle indennità) e Antonio, capogruppo del M5S che contesta al collega messinese di non aver appositamente votato per far mancare gli 8 sì necessari a fermare gli aumenti.
I due deputati non se le mandano a dire.
In verità il dibattito è stato molto acceso, con l’aumento, previsto, ribadiamo in base alla normativa ma opinabile sotto il profilo dell’opportunità in un periodo storico di profonda crisi per i cittadini, dapprima difeso da tutta la maggioranza salvo poi prenderne le distanze dopo il boomerang mediatico e l’irritazione di Fratelli d’Italia a livello nazionale.
Cateno De Luca ha preso la palla al balzo delle divisioni interne alla maggioranza ed ha presentato un emendamento volto a bocciare la norma del 2014 che prevede l’automatismo dell’adeguamento delle indennità al costo della vita.
In Aula il Pd, per voce di Cracolici, c’è stato chi ha difeso l’adeguamento proprio perché legittimo ed applicato in altre regioni d’Italia. “Da 48 ore questo Parlamento subisce attacchi ingiustificati per un automatismo previsto da una legge di nove anni fa – ha detto Cracolici – Sono un uomo libero e non mi vergogno di dire che sono contro l’abolizione della norma e difendo l’autonomia di questa Assemblea” .
Anche due assessori del governo Schifani (Mimmo Turano della Lega e Roberto Di Mauro del Mpa) si sono schierati contro l’abrogazione, posizione assunta in aula anche dal capogruppo della Dc, Carmelo Pace. S’era invece espresso a favore della cancellazione dell’automatismo il capogruppo di FdI, Giorgio Assenza. Favorevoli anche i deputati del M5s.
Miccichè ha poi chiesto il voto segreto che consente nell’urna di non arrossire.
Alla fine l’ emendamento presentato da Cateno De Luca è stato bocciato con 29 voti contrari e 24 favorevoli.
A mancare all’appello per il sì sono stati gli 8 voti dei deputati deluchiani di Sicilia Vera e Sud chiama Nord che hanno apertamente dichiarato di non voler votare.
A fine voto Antonio De Luca capogruppo del M5S ha sbottato: «All’Ars va in scena la farsa, prima lo show di Cateno De Luca, che inneggia alla correttezza sua e dei suoi, e poi non vota, assieme ai deputati dei suoi gruppi, l’emendamento che avrebbe stoppato gli aumenti Istat, salvando di fatto l’aumento degli stipendi dei deputati Ars. La mancanza degli otto voti dei deputati di Sicilia Vera e Sud chiama Nord ha determinato la bocciatura dell’emendamento presentato dallo stesso Cateno De Luca, visto che la norma non è passata solo per 5 voti. È evidente a questo punto che l’azione fatta da Cateno De Luca era solo a scopo propagandistico e non mirava assolutamente a bloccare gli aumenti delle retribuzioni. Il bello è che nelle loro locandine i due gruppi asseriscono pomposamente che la vera opposizione sono loro: questa votazione perlomeno è servita a fargli buttare la maschera, speriamo serva anche ad aprire gli occhi ai siciliani».
Cateno De Luca replica su facebook con una diretta nella quale annuncia che in giornata presenterà il ddl per l’abrogazione della norma del 2014 che prevede appunto l’automatismo.
“Sapevamo che si sarebbero messi d’accordo nel segreto dell’urna ed è per questo che abbiamo alzato i tesserini. Nel frattempo abbiamo presentato il disegno di legge per approvare la norma che prevede l’abrogazione della precedente. Cari 5Stelle voi inciuciate nel segreto come avvenuto on l’elezione di Nuccio di Paaola vice presidente dell’ars. Lui sapeva da mesi di quest’ aumento che per legge è regolare ma è stato zitto per poi dare la colpa agli altri. Come diciamo in siciliano i soddi mi fannu schifu ma damminni ancora. Oggi chiederemo al presidente Galvagno di calendarizzarlo e vediamo come va a finire”