L’Assemblea regionale siciliana ha approvato all’alba la prima finanziaria del governo Schifani. Una legge di stabilità che si basa su tre pilastri: la certezza dei conti, il sostegno all’economia siciliana, il confronto con tutte le forze politiche e sociali. Non c’è un solo ambito socio-economico non trattato dall’iniziativa della Regione, in una logica interventista ed espansiva – secondo quanto afferma l’assessore all’economia Marco Falcone- guardando all’occupazione, alle imprese, alla sanità, al disagio sociale di famiglie e precari. E ancora investimenti sui trasporti, sul turismo, sport e cultura. Nei prossimi giorni il via alle prime misure.
Renato Schifani segna una inversione dal punto di vista politico e tecnico rispetto all’ultimo decennio. Tre giorni d’aula pieni, sedute no-stop fino per chiudere una manovra con circa 250 articoli. Era scontato? No, in due mesi dal suo insediamento, l’assessore all’Economia Marco Falcone, supportato dal lavoro della Ragioneria generale e dai tecnici del suo dipartimento, ha tracciato un percorso e un traguardo che nessuno dei suoi predecessori era stato in grado di raggiungere nelle ultime due legislature: consentire alla Regione di operare annualmente con il bilancio approvato, scongiurando un esercizio provvisorio che poteva essere più lungo del previsto. Questa volta il ritardo è di appena un mese e mezzo: un piccolo record. Non solo. Per la prima volta dalla riforma contabile del 118, si chiude una manovra per cassa, per risanare i conti, uno dei punti del programma elettorale del presidente Renato Schifani. E’ la dimostrazione che la finanziaria si inquadra in una nuova sinergia tra Roma e Sicilia, su cui il presidente Schifani si è impegnato in prima persona, tanto da ottenere risultati concreti, quale lo stanziamento di 200 milioni di euro per la Regione nella legge di bilancio dello Stato e la norma sul disavanzo decennale che, di fatto, ha permesso di superare gli ostacoli di una vertenzialità che si era aperta con la Corte dei Conti, anche rispetto alla mancata parifica del rendiconto del 2020. La legge di stabilità regionale entra nel merito di questioni annose ma con soluzioni concrete, basti pensare ad esempio al fondo per le Autonomie locali che consentirà ai sindaci siciliani di poter gestire il proprio bilancio, contando su un’erogazione dei fondi tempestiva e con le prime tre trimestralità versate, per la prima volta, entro il 31 maggio.
Schifani ha mantenuto coerenza, aveva promesso di operare in un clima di collaborazione tra maggioranza e opposizione, e il confronto c’è stato, presenziando costantemente durante i lavori d’aula. Tante norme firmate da Pd, M5s e dai deputati di Cateno De Luca. Molta fermezza anche da parte del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno che ha tenuto l’aula e interloquito con tutti. Nonostante le divergenze, anche lo stesso Gianfranco Miccichè più volte gli ha riconosciuto di avere ristabilito quel rispetto tra parlamento e governo. L’assessore Falcone è riuscito a soddisfare le richieste dei parlamentari facendo leva sui fondi extra-regionali con i quali è stata data copertura a oltre il 95% delle norme della finanziaria, e utilizzando gli unici fondi regionali disponibili – quasi 80 milioni – per coprire le misure ritenute più qualificanti del bilancio. Tante le norme approvate. Ma anche qualche disappunto che ha scatenato le polemiche.
Per quanto riguarda la sanità, nella notte è stata votata una norma che finanzierà l’istituzione di altre 250 borse di studio di area medica, destinate ai laureandi residenti in Sicilia per l’iscrizione alle scuole di specializzazione in anestesia e rianimazione e terapia intensiva, in medicina di emergenza-urgenza, malattie dell’apparato cardiovascolare, in ortopedia e traumatologia, in pediatria, in radiologia con indirizzo neurologico-radiologico-interventista.
Molto discussa la conferma della norma sugli adeguamenti Istat delle indennità per i 70 deputati dell’Ars. La norma regionale che prevede l’adeguamento dei trattamenti economici al costo della vita, con 890 euro lordi al mese in più in busta paga quest’anno per i deputati regionali, per via dell’inflazione all’8,1% del 2022. Reazioni diverse commentano il fatto. S’era invece espresso a favore della cancellazione dell’automatismo il capogruppo di FdI, Giorgio Assenza. Fratelli d’Italia ritiene che in questo momento storico la norma che prevede l’aumento automatico delle indennità e della diaria dei parlamentari regionali sulla base dell’indice ISTAT debba essere abrogata, in considerazione dell’attuale e difficile situazione economica e finanziaria che investe tutti i settori del tessuto sociale e produttivo della Sicilia. Pertanto, non appena possibile FdI chiederà l’esame del disegno di legge, già presentato all’Ars insieme a un analogo ordine del giorno. Favorevoli anche i deputati del M5s contro gli aumenti delle retribuzioni . Il capogruppo Antonio De Luca attacca Sud chiama Nord e Sicilia vera i partiti di Cateno De Luca. “Cateno De Luca inneggia alla correttezza sua e dei suoi, e poi non vota, assieme ai deputati dei suoi gruppi, l’emendamento che avrebbe stoppato gli aumenti Istat”, salvando di fatto l’aumento degli stipendi dei deputati Ars che passa solo per 5 voti.
Pare che Giorgia Meloni abbia chiesto ai suoi eletti siciliani di fare un passo indietro sulla norma. Tanto è vero che qualcuno parla di “solita propaganda” dato che nella realtà gli aspetti giuridici non consentono una retromarcia. Il M5S rinuncia e devolvere parte degli stipendi”
In aula c’è stato un dibattito acceso. Il deputato del Pd, Antonello Cracolici, ha difeso la norma, ricordando che l’adeguamento dei trattamenti economici per i consiglieri regionali c’è anche in altre Regioni e ha citando come esempi il Lazio, il Trentino Alto Adige, l’Umbria e la Sardegna. Ha parlato di attacchi ingiustificati per un automatismo previsto da una legge di nove anni fa, “Sono un uomo libero e non mi vergogno di dire che sono contro l’abolizione della norma e difendo l’autonomia di questa Assemblea”, ha detto Cracolici. Anche gli assessori Mimmo Turano, della Lega, e Roberto Di Mauro di Mpa, si sono schierati contro l’abrogazione, posizione assunta in aula anche dal capogruppo della Dc, Carmelo Pace.
Nuovi stanziamenti in favore dei comuni etnei colpiti dalla caduta di cenere vulcanica e un finanziamento di 200mila euro per la ristrutturazione dell’impianto sportivo ‘Luigi Averna’ di Riposto. Sono questi gli emendamenti alla Finanziaria, approvata all’Ars stamani poco prima delle 6, proposti dal deputato di ‘Sud chiama Nord’ Davide Vasta. Un’importante boccata d’ossigeno, dunque, per i comuni dell’area pedemontana pesantemente colpiti dalla caduta di lapilli, durante gli eventi parossistici dell’Etna, tra gli anni 2021 e 2022, che adesso potranno beneficiare di uno stanziamento di 500mila euro.Una situazione di grande difficoltà che aveva spinto, nell’autunno del 2021, i sindaci di Milo, Giarre, Sant’Alfio, Santa Venerina e Zafferana Etnea, tra i comuni più colpiti dagli eventi calamitosi, a protestare con forza per chiedere risorse economiche per fronteggiare le ingenti spese di rimozione delle migliaia di tonnellate di cenere vulcanica caduta