Sono state fissate a venerdì prossimo, 24 febbraio, le udienze davanti al tribunale del Riesame di Palermo in cui si deciderà delle istanze di scarcerazione del medico Alfonso Tumbarello, che ha avuto in cura per oltre 2 anni il boss Matteo Messina Denaro durante la latitanza, e di Andrea Bonafede, cugino e omonimo del geometra di Campobello di Mazara che ha prestato l’identità al capomafia.
Tumbarello è stato arrestato per concorso esterno esterno in associazione mafiosa e falso ideologico, Bonafede per procurata inosservanza della pena e favoreggiamento aggravati. Secondo i pm Piero Padova e Gianluca De Leo, Bonafede si sarebbe occupato di ritirare le prescrizioni di farmaci ed esami clinici fatte da Tumbarello a nome del cugino, di consegnare al medico la documentazione sanitaria che di volta in volta il boss riceveva durante le cure, contribuendo cosi’ a mantenere segreta la reale identità del “paziente” e consentendogli di proseguire la latitanza. Tumbarello, invece, avrebbe assicurato a Messina Denaro l’accesso alle cure del Servizio Sanitario Nazionale attraverso un percorso terapeutico durato oltre due anni, con più di un centinaio di prescrizioni sanitarie e di analisi (o richieste di ricovero) intestate falsamente al geometra Andrea Bonafede, mentre in realtà a beneficiarne era il capomafia, assistito personalmente e curato dal dottore. Tumbarello avrebbe così garantito al padrino non solo le prestazioni necessarie per le gravi patologie di cui soffriva, ma anche la riservatezza sulla sua reale identità , e dunque gli avrebbe consentito di continuare a sottrarsi alla cattura e di restare a Campobello di Mazara a capo dell’associazione mafiosa.