Due piccoli scafi di Geo Barents, la nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere, sono in acqua per tentare il salvataggio dell’imbarcazione in difficoltà segnalata da Alarm Phone, che si trova in zona Sar maltese e dove a bordo ci sarebbero circa 500 persone. Lo comunica la stessa ong, che al momento sta distribuendo i salvagente.
Nel frattempo la Commissione Trasporti della Camera ha svolto l’audizione del Comandante generale del Corpo delle capitanerie di porto, ammiraglio ispettore capo Nicola Carlone, sulle tematiche relative al controllo delle attività marittime e portuali svolto dalle Capitanerie di porto – Guardia costiera.
“L’assenza o inadeguatezza” degli apparati di soccorso degli altri Paesi vicini fa sì che, “in ossequio alla Convenzione di Amburgo, quando noi veniamo a conoscenza di unità” bisognose di soccorso, “anche se queste si trovano fuori dalla acque di responsabilità italiana, c’è l’obbligo di intervenire e ormai questa è una prassi frequente. Noi siamo sempre più impegnati ad operare a distanze elevatissime dall’Italia e questo sta determinando un logorio del nostro strumento aeronavale: servono interventi urgenti”. Così il comandante generale della Guardia costiera, ammiraglio Nicola Carlone, in audizione alla commissione Trasporti della Camera.
“Il soccorso svolto da un apparato dello Stato come il nostro è un’attività che richiede disciplina ed organizzazione, non estemporaneità ed improvvisazione. Per questo operiamo su una base giuridica certa e stabile. C’è la responsabilità penale diretta e personale dei nostri operatori. Non vi sono ordini o suggerimenti che possano farci derogare da questo modello”. Così il comandante generale della Guardia costiera, ammiraglio Nicola Carlone, in audizione alla commissione Trasporti della Camera.
Dopo il decreto del 3 gennaio finora “ci sono stati 12 sbarchi di migranti da parte di navi ong e solo in due casi abbiamo dovuto comminare sanzioni: una volta per ragioni amministrative, la seconda perchè avevamo chiesto di rientrare nel porto, dal momento che la nave aveva una certificazione per 60 persone e ne stava caricando di più e noi eravamo già sulla scena d’azione” dichiara sempre il comandante generale della Guardia costiera, ammiraglio Nicola Carlone. “Quanto alla distinzione tra interventi di ‘law enforcement’ (cioè di polizia) e ‘sar’ (ricerca e soccorso), secondo Carlone “non c’è stato alcun cambiamento. Il concetto di law enforcement è stato introdotto nel 2003, ma da allora non è cambiato l’atteggiamento dei nostri operatori. Si identifica l’unità e si cerca di capire se è in grado di navigare in sicurezza. A volte parte prima un intervento di law enforcement che poi si trasforma in sar o viceversa. Dal 1991 al 2022 gli assetti della Guardia costiera hanno soccorso 1 milione e 182mila migranti”. E’ il dato fornito dal comandante generale della Guardia costiera, ammiraglio Nicola Carlone.
Che aggiunge “L’organico della Guardia costiera è composto da 11mila operatori, di cui 10mila e 200 effettivi, a causa del gap nel reclutamento determinato dal Covid. L’ottimale sarebbe arrivare a 14mila, ma possibilmente almeno a 12mila. Questo per servire al meglio il cittadino”. L’ammiraglio Carlone ha sottolineato l’aumento dei compiti per il Corpo, determinato, tra l’altro, “dalla diga di Genova che richiederà un surplus di lavoro, dal Mose, dal ponte sullo Stretto quando partirà e da tutte le opere del Pnrr, con i traffici marittimi che stanno crescendo, senza contare la componente ambientale, con la conseguente necessità di controllare le emissioni”.