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volevano ricostruire il clan

Palermo, boss della Kalsa Lauricella preparava la fuga: arrestato con tre complici CLICCA PER IL VIDEO

mercoledì 26 Aprile 2023

Sarebbe stata resa probabilmente definitiva dalla Cassazione la sua condanna, perciò Salvatore Lauricella, figlio del boss del quartiere palermitano della Kalsa Antonio Lauricella, noto col soprannome di Scintillone, stava preparando la fuga.

Un piano sventato dal blitz dei carabinieri che ha anche dato un nuovo colpo alla “famiglia” mafiosa di Villabate, paese in cui Lauricella vive, già pesantemente colpita dalle indagini dopo le rivelazioni del pentito Francesco Colletti, ex capomafia del piccolo centro alle porte di Palermo. Su disposizione della Procura di Palermo, diretta dal procuratore Maurizio de Lucia,i militari del nucleo investigativo di Palermo oltre a Lauricella, hanno fermato altre tre persone. Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa ed estorsione. Dall’inchiesta è emerso che negli ultimi anni il clan si sarebbe riorganizzato potendo contare sul contributo degli uomini d’onore tornati in libertà dopo aver scontato le condanne.

Le indagini sono partite da accertamenti su alcune estorsioni nei confronti di imprenditori locali. Richieste di pizzo che servivano a soddisfare le esigenze di sostentamento degli affiliati, soprattutto di quelli in carcere. I militari hanno scoperto che il clan tentava di riconquistare il consenso della popolazione con una “pacificazione” con gli imprenditori e i commercianti economicamente più fragili e il controllo della piccola criminalità e dello spaccio nel comune di Villabate. L’operazione di oggi, che ha subìto un’accelerazione per il pericolo di fuga di Lauricella, dà un quadro in linea con altre recenti inchieste fatte nel capoluogo, ovvero quello di una “cosa nostra” per nulla rassegnata e sconfitta, ma impegnata, attraverso il continuo richiamo alle proprie “regole“, a riorganizzare le proprie fila “per proporsi sul territorio con maggiore credibilità e autorevolezza”, dicono gli inquirenti. Oltre a Lauricella sono finiti in carcere Francesco Terranova, Giovanni La Rosa e Vito Traina.

Salvatore Lauricella, figlio del boss dell Kalsa Antonio, detto Scintillone, fermato, insieme ad altri tre uomini d’onore dalla Procura di Palermo, mettendo insieme una grossa somma in contanti, si preparava a far perdere le proprie tracce prima che la Cassazione rendesse definitiva la sua condanna per mafia. Intenzione provata, tra l’altro, da una conversazione intercettata tra due mafiosi che parlando di Lauricella dicevano: “Il 25 aprile gli vengono le crisi…questo latitante ora si butta”, diceva uno dei due. Il boss, lasciato il carcere dopo l’arresto, da Palermo si era trasferito a Villabate, circostanza che allarmava gli affiliati locali che temevano le ingerenze negli affari di un capo di peso come lui. “A Palermo puoi fare quello che vuoi, io ti voglio bene ma puoi andare a c..a largo”, diceva un uomo d’onore intercettato riferendo una sua conversazione con Lauricella che era stato avvertito di rispettare gli equilibri locali.

“Un po’ di sangue glielo devo fare buttare però”: così Francesco Terranova, uno dei boss fermati oggi dalla Procura di Palermo, diceva meditando vendetta contro il pentito Stefano Lo Verso. Il particolare emerge dall’indagine dei carabinieri che oggi ha portato in cella quattro persone tra cui il boss Salvatore Lauricella, figlio del capomafia palermitano Antonio Lauricella.

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