Medici riuniti tra sconforto e sgomento all’Ordine dei medici di Palermo, per ricordare la psichiatra Barbara Capovani. La psichiatra è morta lo scorso 23 aprile dopo essere stata aggredita da un suo ex paziente.
“E’ ora di dire basta. Dalla morte di Paola Labriola avvenuta dieci anni fa, aggressioni, proclami e solidarietà sono tutte perfettamente sovrapponibili. Pretendiamo sicurezza, rispetto e disposizioni certe perché c’è un clima generale ostile che va gestito non solo con interventi sociali e di sensibilizzazione ma con azioni serie“. A dichiararlo il presidente dell’albo medici di Palermo Giovanni Merlino.
“Da tempo denunciamo le gravi criticità dei servizi sul territorio“, dice il direttore del Dipartimento di Salute mentale dell’Asp di Palermo, Maurizio Montalbano.
“Ci sono pazienti con disturbi di personalità per i quali a poco servono i trattamenti terapeutici, farmacologici, psicoterapici o riabilitativi. Bisogna rimodulare con urgenza l’intero sistema di sicurezza per proteggere i sanitari e la gestione dei pazienti che commettono reati – prosegue -. Gli operatori della salute mentale dovrebbero essere chiamati alla gestione della cura e non certo al controllo e alla custodia”.
“La Sip ha proposto l’aumento del numero di posti-letto nelle ‘Residenze’ per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) e il potenziamento dei percorsi riabilitativi nelle comunità all’interno delle case circondariali. Importante, inoltre, rendere più funzionale il rapporto tra magistrati, dipartimenti di Salute mentale e Consulenti tecnici d’ufficio (Ctu), ai quali attiene, a vario titolo, il meccanismo decisionale e applicativo delle disposizioni su questi soggetti“, dice Salvatore Varia, componente decano della Società italiana di psichiatria.
VIOLENZA DONNE
Con un documento unitario, anche l’Associazione italiana donne medico chiede atti concreti a protezione di tutto il personale sanitario, in particolare quello femminile.
“Più del 70% della forza lavoro in sanità è rappresentata da donne, ma la cui professionalità troppo spesso viene umiliata, fino alle conseguenze estreme della lesione e dell’annientamento fisico“. A sostenerlo Antonietta Matina, Cofondatrice dell’Associazione Italiana Donne Medico.