Il letargo di Sala d’Ercole ha contagiato tutti da tempo. Adesso, dopo un bel pò, anche il Pd batte un colpo e, magari nei prossimi giorni, scalderà i muscoli in vista della ripresa dei lavori d’Aula.
I micro e i macro cambiamenti degli assetti della politica, recenti e più datati, da Roma a scendere sino ad arrivare in Sicilia, dovrebbero di per sé andare in direzione opposta alla narcosi generale delle ultime settimane a cui una bella botta ha dato Cateno De Luca, il nuovo sindaco di Taormina. Eppure i “dem” nell’Isola non affondano i colpi. I risultati di Tranchida a Trapani e di Italia a Siracusa sono caselle occupate più per iniziativa e capacità di aggregare degli uscenti che per vocazione di riconoscibilità nella coalizione del partito Democratico.
Da che dipende questo stallo? Quale lotta interna si nasconde sotto l’apparente abulìa? Tristemente da nulla.
Il Pd dell’era Schlein all’Ars mette in fila ragionamenti, colleziona idee, assembla progetti. I siciliani che vogliono risposte sono gli stessi delle ex aree industriali per cui ogni giorno si legge un”exit strategy” diversa, sono gli amanti traditi e gli orfani delle diaspore grilline e assistono perplessi agli show di “Scateno”, che però, piaccia o non piaccia, al momento, non perde un colpo.
Anthony Barbagallo è stato l’elemento di garanzia di una stagione che aveva avuto il merito storico di impattare a una fase di un certo di riordino nei territori. Non è uomo per tutte le stagioni, ma può ancora tracciare la strada. A patto però che il contagio da “poche idee ma ben confuse” non lo raggiunga come un virus che rischia di falcidiare un po’ ovunque il principale partito di opposizione.