Raffaele Lombardo non ha dubbi: la Lega a Catania non esiste, si tratta soltanto di un “gruppo umano” – quello di Luca Sammartino e Valeria Sudano – “che ha occupato un partito politico“, passando per “Udc, Articolo 4, Partito democratico e Italia viva” e che ha “sfiorato Forza Italia prima dell’approvazione alla Lega”. Parole inequivocabili, pronunciate a margine della conferenza stampa in cui, a marzo, l’ex governatore commentava l’assoluzione dal lungo processo che lo ha visto imputato, per anni, a Catania.
Un momento utilizzato da Lombardo – come sua abitudine – per lanciare altri due messaggi: l’appoggio alla candidatura, poi ritirata, di Ruggero Razza a sindaco di Catania, e la guerra ormai manifesta alla coppia leghista della politica catanese. I due, nei fatti, sono i principali portatori di voti della Lega siciliana. E questo Salvini lo sa bene.
La situazione a Catania
Ma, a prescindere dalle acredini tra ex alleati (al leader di Grammichele, forse, pesa ancora lo “scippo” della sua storica capo-segreteria, oggi al servizio di Luca Sammartino), la fotografia scattata in quell’occasione restituisce un punto di partenza che, letto alla luce di alcune scelte del Carroccio e dei risultati elettorali, sembrerebbe andare oltre la semplice “cattiveria”.
Partiamo da un dato politico e dal catanese. Prima dell’ingresso del gruppo di Luca Sammartino nel partito di Salvini, la Lega catanese aveva i volti di Angelo Attaguile (approdato al Carroccio dopo una lunga militanza democristiana e un passaggio nell’Mpa di Lombardo), di Anastasio Carrà, ex sindaco di Motta Sant’Anastasia, dell’ex sindaco di Aci Castello, Filippo Drago (figlio di Nino, compianto leader della Democrazia Cristiana etnea) e dell’ex assessore all’Ambiente di Catania, Fabio Cantarella.
Il primo non è stato rieletto, il secondo invece, dopo due mandati da sindaco di Motta Sant’Anastasia, è volato a Roma e siede oggi in Parlamento. Concentriamoci quindi sugli ultimi due. Filippo Drago, nel 2018, lascia la Lega in forte polemica e mette sotto accusa i metodi utilizzati per gli arruolamenti: “Piuttosto che creare una nuova classe dirigente, come sperava Salvini – spiegava Drago a CataniaToday – stanno raccattando trombati e riciclati di ogni livello. Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Attenzione, Sammartino e Sudano, aderiscono soltanto nel 2021, quindi l’ex primo cittadino castellese non poteva in alcun modo parlare di loro ma, piuttosto, di una strategia di costruzione del consenso che, a suo dire non andava bene. Del resto, parlare di “trombati” nel caso di Sammartino, campione di preferenze alle regionali del 2017, sarebbe totalmente fuoriluogo.
Il “caso Cantarella“, al contrario, riguarda – eccome – il ruolo ed il peso elettorale del “gruppo Sammartino” all’interno della Lega. Parliamo di un episodio “clamoroso“, perché – come si racconta negli ambienti della politica etnea – ad aver traballato non sarebbe stata la parola di un dirigente qualunque del Carroccio, ma quella del suo leader e Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. Il quale, dopo aver “blindato” il nome di Cantarella promettendogli un ruolo da assessore nella giunta Trantino, sarebbe stato costretto a fare un passo indietro, davanti alla “minaccia” dell’attuale vicepresidente della Regione di lasciare il partito.
Ricostruzioni fantasiose? Cantarella – tra i primi ad aver aderito al partito, per anni unico siciliano nella segreteria nazionale di Salvini, dimessosi per ordine di via Bellerio al tempo dello scontro tra i vertici della Lega e Salvo Pogliese – è rimasto fuori dalla squadra di governo. Dove entrano invece Andrea Guzzardi e Giuseppe Gelsomino, entrambi sammartiniani. Tutto questo dopo aver “subito” la sconfitta alle elezioni nazionali dove, invece, è stata eletta deputata Valeria Sudano, senatrice del PD nella precedente legislatura.
I risultati
Veniamo ora alla matematica. Quanto “pesa” Sammartino a Catania? Alle ultime elezioni regionali il tabellone delle preferenze per Sammartino segna un numero portentoso: 20.931 voti. Pochi, se paragonati al 2017, in cui il giovane odontoiatra – legato dal punto di vista familiare al colosso della sanità privata Humanitas – aveva portato a casa ben 32.299 preferenze. Valeria Sudano – nipote di Mimmo, storico democristiano, recentemente scomparso – è stata eletta alla Camera dei Deputati con 71.194 preferenze nel collegio Sicilia 2, più del doppio del 2018, quando con 34.200 voti era divenuta senatrice tra le file dei democratici. Al Consiglio Comunale di Catania, il più votato di Prima l’Italia, la lista che fa riferimento alla Lega – terza per preferenze dopo Fratelli d’Italia e Forza Italia – è stato il neo-assessore Peppe Gelsomino con 1513 voti. Ma sono le recenti amministrative nel catanese a fare esultare il gruppo che parla di sé come “primo partito nella provincia etnea”.
“Possiamo affermare che con le due liste messe in campo, Prima l’Italia e il Quadrifoglio, il nostro partito è abbondantemente il primo in provincia di Catania” – affermavano, in una nota congiunta, la deputata nazionale della Lega, Valeria Sudano, ed il deputato Regionale Luca Sammartino – Quattro sindaci eletti, decine di consiglieri comunali – aggiungono i due esponente della Lega – con percentuali nettamente superiori alle due cifre in tutti i comuni chiamati al voto”. “Un risultato – concludono – arrivato grazie al grande sforzo di un gruppo umano e politico che condivide un modo di fare politica legato alla presenza costante, all’ascolto e al confronto“.
Le altre province siciliane
Ma se la Lega a Catania “ride” con il suo 13% garantito ad Enrico Trantino, non sembra fare altrettanto nelle altre province siciliane: su tutte aleggia lo spettro del caso “Trapani“, in cui alcuni uomini vicini all’assessore regionale Mimmo Turano, confluiti nella civica “Trapani tua” hanno appoggiato il candidato, ed oggi sindaco, del PD, Giacomo Tranchida. Uno sgarro che avrebbe fatto traballare, e non poco, la poltrona di Turano in Regione. A Siracusa, invece, un magro risultato: Prima l’Italia si ferma al 4,8%, un risultato che contribuisce alla sconfitta del candidato sindaco Ferdinando Messina. Stesso discorso se guardiamo al risultato palermitano di Lagalla al quale, Prima l’Italia, contribuisce con il 7,1%. Certo ci sono Mimmo Turano, Pippo Laccoto, Vincenzo Figuccia e Marianna Caronia all’Ars, c’è Giovanni Cafeo a Siracusa e Carmelo Pullara ad Agrigento, ma è indubbio che il duo Sammartino-Sudano costituisca, oggi, l’azionista di maggioranza del partito.
Una Lega a trazione catanese
Se, quindi, i risultati restituiscono una Lega che – nei fatti – è a trazione catanese e se il gruppo egemone nel partito di Salvini, alle falde dell’Etna, è quello del potente Assessore regionale all’Agricoltura, cosa succederebbe se – come già è stato più volte in passato – Sammartino e Sudano decidessero, improvvisamente, di cambiare casacca?