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Ricerche in corso

Due naufragi al largo di Lampedusa: oltre 30 migranti dispersi

domenica 6 Agosto 2023

Al momento la conta dei morti delle due ultime tragedie del mare è ferma a quattro: un bimbo ivoriano di un anno e mezzo e una giovane connazionale portati, durante la notte, all’obitorio di Lampedusa, dove già c’erano altre 2 salme. Ma nei due naufragi avvenuti nel Canale di Sicilia ieri ci sarebbero 33 dispersi.

E le speranze di trovarli vivi sono ormai poche. I due barchini, che nonostante il mare in tempesta, sono stati fatti salpare da Sfax, in Tunisia, e che non hanno potuto neanche avvicinarsi alle coste italiane, si sono inabissati ieri. Complessivamente i salvati, a circa 23 miglia Sud-Ovest da Lampedusa, sono stati 57. Uomini e donne che nonostante lo choc hanno provato a ricostruire il dramma che hanno vissuto, prima con i mediatori dell’Oim e poi con la squadra mobile. Sulla prima carretta c’erano 48 persone, 2 i dispersi. Sulla seconda, viaggiavano invece 44 subsahariani, 12 i naufraghi e 31 le persone di cui non si hanno più notizie. Il procuratore capo reggente di Agrigento, Salvatore Vella, ha aperto un’inchiesta, a carico di ignoti, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato. “Sono molto provati dal naufragio, condizioni psicologiche comprese di cui ci stiamo occupando”, ha spiegato Ignazio Schintu, vice segretario generale della Croce rossa italiana che, dal primo giugno, gestisce l’hotspot.

Su Lampedusa, assieme alle forti raffiche di maestrale, ha soffiato però anche vento di speranza: sono stati portati in salvo i 34 migranti, fra cui 6 donne, che da venerdì sera, dopo che il loro barchino urtando gli scogli è naufragato, erano bloccati sulla scogliera di Capo Ponente. Tre le donne finite al Poliambulatorio: una è svenuta durante i soccorsi, le altre sono incinte. A recuperare il gruppo è stato il soccorso alpino e speleologico siciliano con l’82esimo Csar dell’Aeronautica e i vigili del fuoco in servizio al reparto Volo di Catania.

Tanto i tecnici del Sass e dell’Aeronautica, quanto i pompieri, si sono calati col verricello e hanno imbracato, a gruppi di 4 o 6, i 34 migranti. A coordinare il salvataggio è stata la Questura di Agrigento, con un funzionario presente sul posto: il vice questore Cesare Castelli. Lo sforzo dei soccorritori, una vera lotta contro il tempo, è stato grande: le motovedette della Guardia costiera, né ieri, né venerdì notte, erano riuscite ad avvicinarsi all’insenatura. I naufraghi hanno riferito di essere originari di Burkina Faso, Camerun, Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Nigeria e di essere partiti da Sfax giovedì notte. “Grazie al soccorso alpino e speleologico, grazie ai vigili del fuoco, agli elicotteristi, alla Capitaneria e agli uomini della polizia. Orgogliosi del lavoro fatto con il costante coordinamento della Prefettura”, ha scritto la Questura di Agrigento.

Anche il sindaco delle Pelagie, Filippo Mannino, ha ringraziato gli uomini dello Stato ed ha chiesto al premier Giorgia Meloni “un gesto di vicinanza all’isola che da 30 anni vive il dramma e il ruolo involontario di ‘Porta d’Europa’.

“Venga a vedere cosa succede – ha detto – e venga a ringraziare la popolazione e gli uomini dello Stato che lavorano incessantemente”. Per domani e martedì la Prefettura di Agrigento ha disposto il trasferimento di 360 dei 2.446 migranti ospiti dell’hotspot che è di nuovo in emergenza. Intanto la Guardia costiera tunisina ha comunicato di aver trovato nelle ultime 48 ore sulle spiagge di Louata, nel governatorato di Sfax, 10 cadaveri.

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