La settimana è cerchiata in rosso sul calendario già da mesi. Da tempo è iniziato il conto alla rovescia. Vacanze programmate, desiderate, sognate per un anno intero. Vacanze, ormai, dietro l’angolo. C’è chi, per impegni obbligati di lavoro, infatti, deve per forza puntare tutto sulla settimana di Ferragosto. Ma sono sempre di meno i siciliani che scelgono la Sicilia come meta per l’estate.
L’Isola è troppo preziosa per i suoi residenti, che continuano a passare le ferie fuori, attirati da mete low cost come Albania o Grecia.
Una famiglia di quattro persone, ad esempio, tra pieno di carburante, parcheggio, ombrellone e sdraio in un lido, pranzi, cene e l’alloggio in una casa affittata per l’occasione, in media potrebbe sborsare 2500 euro per soli cinque giorni in Sicilia. La metà, o anche meno, per una vacanza all’estero.
Mentre i siciliani fuggono via, il settore turistico cerca di attrarre avventori da fuori. Meglio se stranieri, con la più alta capacità di spesa: americani, asiatici, arabi, che hanno del tutto soppiantato i russi. Peccato che tra l’incendio all’aeroporto di Fontanarossa e i roghi che hanno distrutto migliaia di ettari in tutta la regione, i turisti dall’Europa e quelli intercontinentali sono diminuiti.
“Ci aspettavamo un Ferragosto diverso. Le premesse erano più che buone. La previsione era di tutto esaurito, insieme ad un guadagno maggiore. Invece, siamo costretti a rivedere i nostri piani, a fare qualche passo indietro”, racconta il presidente di Assohotel Palermo, Marco Mineo, che parla comunque di una stagione ai livelli del 2019: “Doveva essere un agosto col botto. Invece, abbiamo il 90% di camere occupate, ma siamo riusciti ad ottenere queste percentuali con tariffe più basse. E quel 5% che ci manca ancora e che per noi significa grandi perdite stiamo cercando di recuperarlo attraverso altre offerte last minute”.
Perché non provare a intercettare i siciliani?
“È successo nel periodo covid, per far sopravvivere il settore. E i vantaggi ci sono stati per entrambe le parti, perché i bonus vacanza – dice Mineo – hanno permesso ai siciliani di fare vacanze, che tra l’altro erano più brevi, in tutta sicurezza. Ma non sono situazioni ripetibili – ci tiene a precisare – perché ogni stagione ha la sua peculiarità. Quello covid è stato un periodo molto particolare. Oggi si è tornati alla normalità, con un turismo interno inferiore rispetto ai due anni precedenti”.
“Colpa” anche di alcuni “mercati che si stanno adeguando e che mettono in difficoltà non solo la Sicilia, ma tutta Italia. Prendiamo ad esempio l’Albania. In Sicilia, così come nel resto d’Italia, le tariffe sono alte. E restano tali perché si tende a voler lavorare con un altro tipo di turisti. Il turnover, quindi, ci sta”, afferma il presidente di Assohotel Palermo.
Siciliani che snobbano la Sicilia o siciliani snobbati dalla Sicilia? La verità, probabilmente come in tutte le cose, sta nel mezzo.