Partecipate e assunzioni. È il doppio tema che nell’ultima seduta di consiglio comunale a Palermo ha scatenato vere scintille. Nella capigruppo era stato stabilito che, dopo l’intervento del sindaco Lagalla si sarebbe proceduto alle dichiarazioni di voto e poi al voto finale. L’obiettivo era l’approvazione nel più breve tempo possibile del Bilancio consuntivo 2022, per sbloccare somme fondamentali per risanare Rap e Amat, ma anche per dare il via all’iter per le assunzioni di personale.
Le polemiche sui tempi tecnici e, soprattutto, la presenza del primo cittadino e della Giunta al completo erano occasioni troppo ghiotte per le opposizioni che, a cominciare da Ugo Forello, capogruppo di Oso, e Massimiliano Giaconia, capogruppo di Progetto Palermo, e con toni più pacati anche dal capogruppo del Pd Rosario Arcoleo e di Carmelo Miceli, passato al gruppo misto, oltre che da Antonino Randazzo, capogruppo del Movimento 5 stelle, hanno rivoltato la questione del “senso di responsabilità” invocata dallo stesso Lagalla.
Il primo cittadino, infatti, nel suo intervento previsto per “esortare” il consiglio ad approvare il consuntivo entro 24 ore, ossia entro giovedì 21 settembre, aveva fatto riferimento all’ “ultimo miglio di un percorso a ostacoli in cui è stato fondamentale l’apporto di tutti, a prescindere dal colore politico”. Ha invocato ancora una volta l’aiuto delle opposizioni Lagalla, motivando l’urgenza dell’approvazione con la necessità di poter impegnare le risorse.
Si tratta di un “avanzo da usare in misura maggiore rispetto al previsto”, ha detto il sindaco. Da 22 milioni si è arrivati a oltre 70 milioni di euro, da poter usare innanzitutto per le partecipate. Su tutte, pesa sicuramente la questione di Rap, con Lagalla che in Sala Martorana fa riferimento ai “21 milioni di credito del Comune nei confronti dell’azienda” che gestisce la raccolta dei rifiuti e l’impianto di Bellolampo.
Lagalla ha continuato a spingere i consiglieri verso la votazione immediata: “L’avanzo di amministrazione dal conto consuntivo oscilla tra i 35 e i 40 milioni e diventerà oggetto successivo delle determinazioni del consiglio per valutarne la migliore destinazione, secondo ordini di priorità e condivisa finalizzazione, ma – ha sottolineato – i tempi di istruttoria sono lunghi per poter impegnare le somme”. Bisogna farlo entro il 21 settembre, altrimenti la prima tranche del 30 settembre da parte del ministero dell’Interno agli Enti locali non sarebbe stata possibile da utilizzare.
Mentre Forello ha attaccato Lagalla sulle tempistiche di invio della documentazione completa ai consiglieri, “previste per legge in modo da poter studiare per bene le carte prima dell’approvazione dell’atto”, minacciando di portare al giudizio del Tar un consuntivo approvato in deroga alle norme, anche Arcoleo, Giaconia, Miceli e Randazzo non hanno risparmiato il primo cittadino dalle critiche per aver permesso alla “storia di ripetersi. Siamo arrivati con affanno all’approvazione di documenti da cui dipende la vita della città. La preoccupazione è condivisa, ma non l’interpretazione della norma. Le opposizioni – ha proseguito Giaconia – hanno diverse volte dimostrato buona volontà, non mettendosi contro l’Amministrazione. Ma spesso non c’è stata vera partecipazione in quest’aula, come nel caso dell’esperimento della congiunta delle sette commissioni, riunite senza coinvolgere l’opposizione”.
“Attendiamo la relazione nella quale mettano per iscritto cosa si perde se non votiamo l’atto subito. Basta parole”, tuona Randazzo.
A dimostrazione del fatto che Lagalla non se la stia passando proprio bene, costretto a fare mea culpa, prendendosi la “responsabilità di ciò che non ha funzionato e continua a non funzionare” e facendo marcia indietro anche dei termini usati nel suo intervento, è stato anche il fuoco amico da parte di Forza Italia. Il capogruppo Gianluca Inzerillo ha speso parole dolci nei confronti delle minoranze e meno nei confronti della Giunta. Segno che i giochi per il rimpasto in vista anche delle Europee del 2024 ancora non sono conclusi.