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Risorse e opportunità

Sicilia culla del “turismo di radice” tra storia, origini e la riscoperta dei borghi

mercoledì 27 Settembre 2023
Elvira Amata

Anche a chilometri di distanza la ricerca delle proprie origini è un richiamo innato per l’uomo. Questa sete di conoscenza è alla base di uno dei fenomeni più in crescita in Italia: il turismo di radice.

Un fenomeno, quello conosciuto anche come il turismo delle origini, che ha uno stretto legame con la storia e gli anni più intensi del fenomeno migratorio, con milioni di italiani trasferitosi all’estero, molti dei quali siciliani. Questa particolare forma di turismo, di riflesso, coinvolge così molto da vicino l’Isola. Figli, nipoti e pronipoti di quegli immigrati, costretti a spostarsi in cerca di fortuna, oggi sono i veri protagonisti di questa nuova forma di economia.

Osservando le classificazioni utilizzate nelle indagini sul turismo nel nostro Paese, emerge come il “turismo delle radici” sfugga a qualsiasi inquadramento in termini di rilevazione. A mancare infatti è una chiara individuazione. Il nodo cruciale risiede proprio nella motivazione prevalente del viaggio alla base della rilevazione dei dati. A definire il turismo delle radici, così come qualsiasi altra tipologia di turismo, è il motivo principale per cui avviene il viaggio. Altro dato significativo è la scelta, non indifferente di optare per destinazioni “minori, in periodi differenti dall’alta stagione e soggiorni mediamente più lunghi.

IL TURISMO DI RADICE COME RISORSA

Ilturismo di radice nasce  infatti da un sentimento spontaneo costituendo un’offerta strutturata attraverso mirate strategie di comunicazione. L’unione tra proposta enogastronomia, visite guidate, conoscenza della storia familiare e della cultura d’origine stima, secondo il ministero degli Affari esteri, un bacino di utenza che sfiora le 80 milioni di presenze. 

In circa un decennio, il numero dei viaggiatori è cresciuto in maniera esponenziale. Nel 1997 l’ENIT, Agenzia nazionale del turismo, inseriva nella categoria “turista delle radici” 5,8 milioni di persone. Nel 2018 questo numero ha sfiorato le 10mln di presenze, con un balzo notevole del 72,5%, generando un flusso economico pari a circa 4mld di euro.

Il grande potenziale ha spinto il Governo a spingere l’acceleratore e così il 2024 è stato riconosciuto come Anno delle radici italiane. L’iniziativa, finanziata con i fondi del Pnrr, coinvolge principalmente i piccoli Comuni, anche quelli con meno di 5-6 mila abitanti. Chi ne ha fatto richiesta potrà organizzare, per l’occasione, eventi e attività di interesse per gli italiani all’estero e per gli italo-discendenti originari del loro territorio.

OPPORTUNITA’ E SFIDE

Dalle sfide digitali all’ecosostenibilità fino all’occupazione giovanile: sono tante le opportunità offerte dal “turismo delle radici“. 

Per avvicinare questa fetta di viaggiatori al Bel Paese, la diffusione delle informazioni e la ricerca dei documenti sulla storia familiare passa dai siti web e dai social network, sfruttati anche dagli amministratori dei piccoli borghi, dai proprietari degli agriturismi e dalle famiglie attive nell’ospitalità diffusa per informare il turista.

Il “turismo delle origini“, rispetto le mete tradizionali, valorizza le aree meno conosciute e sviluppate. Un’opportunità per colmare il divario di economico con un’attenzione particolare verso il green e consentire allo stesso tempo la ristrutturazione e il recupero di abitazioni e infrastrutture abbandonate. La sfida è dunque provare a dare nuova vita ai borghi che si stanno spopolando.

Questa nuova forma di economia ha permesso di riscrivere anche alcune figure professionali come quello dell’operatore turistico. Per garantire un’offerta di livello, un importante obiettivo è quello di promuovere la formazione di operatori capaci di coordinarsi con le amministrazioni centrali interessate, i centri accademici e di ricerca, gli enti locali, gli operatori economici del settore turistico e le associazioni attive sul territorio. Un’ottima idea anche per stimolare l’occupazione giovanile.

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