A soli 15 anni produceva e vendeva ad amici e compagni marijuana coltivata tra le mura della sua cameretta. Questa storia che potrebbe sembrare un bizzarro prequel di Breaking Bad, è invece accaduto alcuni mesi fa a Ragusa e si è conclusa con i carabinieri che, introducendosi in casa del padre del ragazzo, hanno rinvenuto e sequestrando una “growbox” per la coltivazione indoor di piantine nascosta all’interno dell’armadio del 15enne.
Questo fatto tanto singolare è sintomatico di una realtà che ha ormai preso piede nel nostro Paese, ossia l’aumento del consumo di sostanze tra adulti e giovanissimi.
MARIJUANA E CANNABIS
La marijuana resta la sostanza stupefacente maggiormente consumata in Italia. Lo conferma la Relazione annuale diffusa dalla direzione centrale per i Servizi antidroga (Dcsa).
Le persone denunciate per reati (spaccio o traffico) legati alla cannabis appartengono per il 25,3% alla fascia di età compresa tra i 20 e i 24 anni, per il 19,92% a quella maggiore o uguale ai 40 anni e per il 16,80% a quella compresa tra i 25 e i 29 anni. I più giovani, i minorenni, rappresentano il 6,33% del totale dei denunciati per questa sostanza a livello nazionale.
Le regioni nelle quali sono stati sequestrati i maggiori quantitativi di marijuana sono Puglia, Sicilia, Sardegna, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Toscana, Calabria e Abruzzo.
Nel 2022 la percentuale di studenti tra i 15 e 19 anni di età che dichiarano il consumo di cannabis nel corso dell’anno sale dal 18,7% nel 2021 al 27,9% nel 2022 (600mila studenti) e aumenta la quota che dichiara di averla utilizzata per la prima volta a 14 anni o meno (33%). Dopo la cannabis, sono le sostanze sotto monitoraggio del Sistema Nazionale di Allerta Precoce coordinato dall’ISS (Snap) a registrare consumi più elevati (44mila). I valori di stimolanti, allucinogeni, cocaina e oppiacei aumentano, superando per la maggior parte quelli precedenti alla pandemia di Covid-19.
Il trend degli ultimi 20 anni evidenzia, dopo un calo delle prevalenze, per tutte le tipologie di consumo sino al 2011, una ripresa successiva e una sostanziale stabilizzazione dal 2015 sino alla rilevazione 2020, anno nel quale si è rilevata una forte flessione probabilmente legata alla pandemia. I consumi di cannabis nel corso del 2021 crescono all’aumentare dell’età passando dal 4,9% tra i 15enni al 26,8% tra i 19enni.
Gli studenti di genere maschile hanno riferito un consumo superiore alle ragazze. Le tipologie di cannabis maggiormente diffuse tra gli utilizzatori nell’anno sono erba/marijuana (85,6%) e resina/fumo/hashish (51%); minore invece la varietà di cannabis skunk, riferita dal 9,4% degli studenti consumatori.
A livello generale, con i consumi di sostanze aumenta anche il numero di persone che accedono ai servizi pubblici per le dipendenze e nelle comunità terapeutiche, così come è cresciuto il numero di accessi al pronto soccorso e dei ricoveri “droga-correlati”. La relazione segnala anche un aumento nelle diagnosi tardive di infezioni da Hiv e Aids.
Fenomeno in ascesa, dunque, è quello delle droghe sintetiche e delle nuove sostanze psicoattive.
L’EPIDEMIA DI CRACK IN SICILIA
Seppur nessun 15enne potrebbe mai sognarsi di produrlo in camera sua, oggi il crack spopola proprio tra i giovani Siciliani.
I crescenti accessi ai Sert (Servizio per le tossicodipendenze) e ai Serd (Servizi per le dipendenze patologiche) nelle Aziende sanitarie provinciali della Sicilia, dimostrano come negli ultimi 10 anni il crack ha iniziato a diffondersi dalle città del nord della Penisola a quelle del centro, per poi arrivare anche in Sicilia tra i nostri adolescenti.
La sostanza è un derivato della cocaina – solitamente di scarsa qualità, tagliata con bicarbonato o ammoniaca – che provoca in tempi brevi una grave dipendenza fisica e psichica che si manifesta con tachicardia e manie suicide. A differenza della polvere bianca, il crack ha la pericolosa caratteristica di costare molto poco: con 5 o 15 euro permette ai giovanissimi di accedervi facilmente ed è proprio per questo motivo che si sta diffondendo a macchia d’olio provocando, in alcuni casi, anche la morte.
LA RISPOSTA DELLE ISTITUZIONI
Per aiutare le persone dipendenti dal crack a uscire dal tunnel di questa droga, il cui consumo è in forte ascesa soprattutto tra i giovani, la Regione siciliana ha finanziato con un milione di euro un progetto pilota: entro la fine dell’anno sarà realizzato a Palermo, un centro di accoglienza con un equipe di 24 operatori e aperto h24.
La struttura sorgerà in un padiglione di 700 mq di proprietà dell’Azienda sanitaria provinciale, in via Gaetano La Loggia.
L’iniziativa è stata presentata stamani in conferenza stampa a Palazzo d’Orleans dal presidente della Regione siciliana Renato Schifani, dall’assessore alla Sanità Giovanna Volo, dal commissario dell’Asp Daniela Faraoni e dal dirigente generale della pianificazione strategica del dipartimento Salute Salvatore Iacolino.
“L’aumento dell’uso di questa sostanza stupefaciente è sotto gli occhi di tutti – ha detto Schifani che ha ricordato che proprio oggi si celebra la giornata internazionale dell’adolescenza – E’ emersa l’esigenza di intervenire con un modello sperimentale, per dare una prima accoglienza ai casi più delicati e poi accompagnarli al reinserimento sociale. Siamo orgogliosi di questa idea, cerchiamo di combattere un fenomeno che rischia di minare la corretta crescita dei giovani. E’ un tema delicato e sensibile, non potevamo rimanere fermi. Vogliamo dare un segnale concreto, è un progetto piliota non escludiamo che si possa ripetere in altre zone della Sicilia”.
Al milione di euro stanziato dal governo Schifani, l’Asp aggiungerà un finanziamento di un ulteriore milione di euro. A gestire il centro sarà un equipe multidisciplinare: oltre a uno psichiatra, ci saranno psicologi, educatori sanitari, tecnici della riabilitazione, assistenti sociali, sei infermieri e sei operatori sanitari.
“Il disagio sociale che induce sempre più giovani a fare uso di sostanze stupefacenti – sottolinea il commissario straordinario dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo Daniela Faraoni – ferisce la società civile e le organizzazioni preposte alla tutela della salute. L’Asp non poteva rimanere inerme, soprattutto, a fronte della richiesta accorata della presidenza della Regione che, giustamente, ha affermato il principio di improcrastinabilità nell’adozione di misure che possano essere di sostegno, non solo ai diretti interessati, ma anche alle famiglie che in momenti di particolare difficoltà non hanno trovato, finora, un Centro al quale potersi rivolgere e che abbia tutte le professionalità necessarie ad ‘abbracciare’ e accogliere il giovane nei momenti più critici, tutelandolo ed avviandolo ai percorsi dedicati”.