Che fine ha fatto all’Ars la legge sulla parità di genere, quella che, per intenderci, rendeva omogeneo l’intero panorama sulla modalità di voto sul modello delle Amministrative e della Regione Campania, la stessa che il parlamento siciliano aveva messo nel mirino sin dal 2018 e di cui oggi non si parla più?
In quale hard disk ideale o in quale “cassa della memoria” di stampo medioevale andava conservata quest’idea affinché non si perdesse. Se lo domandano in tanti oggi.
Dopo la fine della legislatura e il conseguenziale nulla di fatto, pare si sia persa traccia di ogni buon proposito.
C’era invece ancora Giuseppe Milazzo, oggi europarlamentare, in commissione Affari istituzionali a Sala d’Ercole a provare l’affondo in contropiede con la proposta di abrogazione della doppia preferenza di genere. “Se l’idea è quella di combattere il controllo dei voti, si lavori tutti insieme per trovare una soluzione che non mortifichi la doppia preferenza di genere e la donna, utilizzata pretestuosamente in questa occasione come imbarazzante ostacolo e non come opportunità” aveva commentato all’epoca Rossana Cannata, oggi sindaco di Avola che puntava a difendere invece la posizione di genere.
Insomma, già cinque anni fa c’erano le promesse di mondi contrapposti tra l’universo politico maschile e quello femminile.
Oggi a Sala d’Ercole la norma è finita nel dimenticatoio. Ma c’è di più.
All’interno della proposta di legge che riguarda la reintroduzione delle Province c’è qualcosa che non va.
Nel testo sulla nuova governance degli enti di area vasta infatti non manca l’articolo che esplicita l’allineamento con la norma, ma c’è ugualmente chi, come Marianna Caronia, esponente di spicco della Lega in Sicilia, fiuta l’agguato: “Non vorrei che qualcuno in maniera ‘chirurgica’ predisponesse un emendamento, da approvare magari con voto segreto, per cassare questo articolo”.
Come mai Caronia, solitamente attenta agli equilibri del proprio raggruppamento ed esperta delle alchimie che stanno alla base del dialogo dell’Aula, ha voluto precisare?
Più che un modo per mettere le mani avanti, si tratta di un avviso abbastanza esplicito a non fare scherzi, rivolto anche alla propria coalizione.
In verità all’Assemblea regionale siciliana il fronte favorevole alla legge ha messo insieme Pd e 5stelle, ognuno con le singole differenziazioni, ma anche altri pezzi di maggioranza come Elvira Amata, oggi assessore meloniano nella giunta di Renato Schifani.
A proposito di pentastellati, uno degli ultimi atti del governo Conte, nella corrispondenza con la Regione, fu una lettera in cui si chiedeva di uniformare e dare attuazione a un percorso di coerenza tra le varie arti della norma e le differenti tipologie di voto in materia di parità di genere e voto.
Restano dunque alla fine sfumature diverse, ma sopravvive senza provare a dover galleggiare solamente una sensibilità comune.
Vedremo se la legge, oggi più che posteggiata nell’ “ufficio delle cose perdute” di Sala d’Ercole, potrà ripartire.