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La storia

Messina, appello all’assessore Volo: “Salvi il Don Orione. E’ famiglia per 40 disabili e 52 operatori”

venerdì 3 Novembre 2023

Tanti li chiamano “papà”, “mamma”, perché dopo 20 anni e forse più, è questa la loro famiglia, che li cura, li segue, trascorre con loro le giornate, condivide i momenti bui e i piccoli grandi progressi. Questa è famiglia.

UNA STORIA, UNA FAMIGLIA

Fabrizio Venuto è entrato nei corridoi e nelle stanze del Don Orione per mano con papà, operatore in una struttura nel cuore di Messina che ha 40 ospiti, tutti con disabilità fisiche, psichiche, sensoriali gravi e gravissime. E’ entrato ragazzo ed oggi dirige il reparto ed è nel Cda della Faro 85, finita al centro di un inspiegabile caso di silenzio da parte della Regione Siciliana. Ma forse silenzio non è il termine adatto in queste storie in cui i fragili dovrebbero essere al primo posto dell’interesse di un’istituzione. E allora raccontiamola questa storia che indigna e fa rabbia perché colpisce non soltanto le famiglie di 52 operatori ma anche un’altra famiglia, quella di chi non sempre ha alle spalle una rete parentale, di affetti, o ce l’ha ma non è in grado di far fronte ad esigenze assistenziali/terapeutiche importanti e che dietro quelle finestre, oltre quella porta del Don Orione ha i confini di tutta la sua vita.

DISABILITA’ NON E’ TABU’

Sono cresciuto insieme a loro, c’è chi ha la mia stessa età e non li chiamo pazienti. C’è il tabù della disabilità, dobbiamo abbatterlo- spiega Fabrizio Venuto– Questa è la nostra famiglia, ci chiamano zio, zia, papà. Quando qualcuno di loro manca perché magari torna a casa per un paio di giorni il compagno, la compagna lo cerca, si agita. Noi non siamo una casa di cura, i nostri ragazzi, i nostri fratelli sono seguiti in modo specializzato, seguono attività, sono impegnati, assistiti con professionalità e amore. Abbiamo un progetto innovativo, potremmo diventare un modello unico e da seguire”.

20 ANNI DI CONVENZIONE

Nel 2001 viene firmata una convenzione tra Comune, Asp e Provincia religiosa per l’assistenza ai disabili gravi e gravissimi all’interno dei locali dell’istituto Don Orione.

Quasi 20 anni dopo la convenzione decade e si cerca una soluzione per non lasciare i disabili privi di cure e di un presidio ormai diventato più che casa. Si cerca una soluzione. La cooperativa Faro 85 che per due decenni ha gestito il servizio di assistenza e riabilitazione decide di seguire quanto viene consigliato e avvia l’iter per l’accreditamento (che comporta anche un investimento importante su tutti i fronti). I dirigenti non si spaventano, investono, sono tutti professionisti che hanno dedicato la vita al servizio dei più fragili. Nel maggio 2023 ottengono l’accreditamento.

IL SILENZIO DELLA REGIONE

Ed è in quel momento, quando non c’è più la rete delle istituzioni che tutto inspiegabilmente si inceppa a Palermo, negli uffici dell’assessorato regionale alla salute. Da quel momento, nonostante le ripetute segnalazioni dell’Asp relative ad un servizio essenziale, delicato, indispensabile, dalla Regione non arriva nessuna risposta. Nessuna. Faro 85 è ormai un privato e può basarsi solo sulle rette che i tutori degli ospiti pagano o di quelle delle famiglie. Impossibile sopravvivere a queste condizioni. Da giugno gli operatori non percepiscono stipendio ma non hanno smesso di essere “a casa” neanche un giorno, un’ora. Il caso è finito all’attenzione della Commissione Ars salute presieduta da Pippo Laccoto su richiesta del capogruppo M5S Antonio De Luca (entrambi messinesi).

Anche la prefetta Di Stani è intervenuta, ma finora alla Regione non si è mosso assolutamente nulla. La burocrazia è un muro, un labirinto di virgole, di commi, che troppo spesso finiscono con il diventare alibi per non fare nulla.

APPELLO ALL’ASSESSORE VOLO

Gli ospiti di Faro 85 non sono accomunabili a nessun altro caso di accreditamento, a meno che non si voglia chiudere gli occhi di fronte a 40 persone (non numeri, persone) cresciute dentro i confini dell’unica famiglia che non li considera diversi, meno normali rispetto agli altri.

Al nostro fianco c’è sempre stato il Don Orione, l’Asp che ha sollecitato più volte risposte, ma per noi è impossibile andare avanti così. Aspettiamo da maggio, siamo senza stipendi e per di più paghiamo gli interessi. Non vogliamo venir meno ai nostri impegni quotidiani ma così non si può andare avanti. Chiediamo all’assessore regionale Volo di ascoltare la nostra amarezza e quella di 40 ospiti e di 52 operatori, quella della nostra famiglia”.

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