“È incredibile la facilità con la quale ormai qualsiasi malintenzionato si introduce nei locali di una banca senza alcun controllo e senza che nessuno intervenga prima che metta a segno i propri disegni criminosi. Sento parlare di uno sbandato ma a volte sono questi i più pericolosi, molto più dei rapinatori “professionisti” che pianificano i colpi con l’obiettivo di arraffare il denaro con il minor danno possibile per cose e persone. Con i fatti di ieri siamo a 11 rapine tentate o compiute nel 2023 che si sommano ai sei assalti ai bancomat compiuti in Sicilia sempre dall’inizio dell’anno. Sono fatti gravissimi che le banche sottovalutano“. Lo dice Gabriele Urzi segretario provinciale Fabi Palermo e responsabile salute e sicurezza Fabi Palermo.
“Occorrono massicci investimenti in sicurezza prima che accada qualcosa di veramente grave, ed è indispensabile ripristinare la guardiania armata che costituisce il deterrente più efficace contro i malintenzionati e ricollocare i metal detector, sacrificati sull’altare dei nuovi “layout” di filiale e ritenuti “fastidiosi” per l’utenza – aggiunge Urzì – Non si può fare affidamento soltanto sull’eccellente lavoro di polizia e carabinieri, ma occorre che le banche aumentino la prevenzione che non può basarsi soltanto sugli impianti di videoregistrazione e videosorveglianza o su altri apprestamenti tecnologici di sicurezza che, come risulta evidente, non servono a nulla nella fase che precede il colpo ma, semmai, soltanto successivamente per cercare di individuare i responsabili”. “Tutto ciò è ancora più grave tenuto conto che le banche hanno le risorse economiche per aumentare massicciamente gli investimenti in sicurezza, magari diminuendo le stratosferiche remunerazioni del top management. Ormai dipendenti e clienti non si sentono più al sicuro quando entrano in un’agenzia“, prosegue.