Una svolta epocale. Così e stata definita la manovra da circa un miliardo approvata ieri dal governo Schifani. La Finanziaria, pronta per essere spedita già domani al vaglio delle commissioni di merito all’Ars e poi a Sala d’Ercole, prevede una valanga di contributi e i beneficiari sono diversi: dai comuni alle imprese. Renato Schifani conta, inoltre, sulla competenza e la lealtà di uno dei suoi migliori assessori Marco Falcone. Entrambi fiduciosi nel superare uno degli scogli più importanti: il giudizio di parifica della Corte dei Conti sul Rendiconto 2021 della Regione. Un appuntamento importante che l’esecutivo siciliano attende da qui a qualche giorno, forse il 25 novembre. L’anno scorso, rispetto a questo tema, i momenti di difficoltà non sono mancati.
Falcone e Schifani ci lavorano da giugno, incontrando le associazioni, i sindacati dei regionali e dei precari, e le parti datoriali, le imprese. Anche i temporeggiamenti di qualche giorno del governatore non sono avvenuti per inerzia. A partire dalla bollinatura dei 400 milioni di euro derivanti dalla rivisitazione dell’accordo Stato-Regione. Anche la previsione delle risorse a favore dell’antincendio è stata ben elaborata appostando 24 milioni in più, passando da 247 milioni a 271 milioni di euro.
Nel frattempo la manovra correttiva di 500 milioni di euro, il Collegato ter per intenderci, dovrebbe aiutare la Finanziaria vera e propria alleggerendo la legge di Stabilità 2024-2026. Infatti, ci sono delle norme che anticipano delle spese. Tra queste quelle afferenti al Fondo pensioni. In passato il fondo, oltre ad essere alimentato dai contributi previdenziali dei dipendenti, doveva avere un contributo da parte della Regione pari a 59 milioni di euro per 15 anni per arrivare a quota 800 milioni di euro. Tuttavia negli anni tutti i vari governi hanno sempre rinviato.
Difficile spendere le risorse entro il 31 dicembre. Ma non c’è pericolo e anche se la manovra non dovesse passare, i soldi non andrebbero persi ma sarebbero funzionali ad abbattere il disavanzo: “vanno in economia”. Le opposizioni non hanno che un compito: approvare oppure no. Schifani ha già il suo cronoprogramma. In più non è mai accaduto che un ddl di stabilita venga approvato dopo che il ddl di bilancio è stato parierato dal revisore dei conti. Non a caso quest’ultimo è già in commissione Bilancio.
Le questioni e gli atti da mettere a punto sono tanti.
La lotta al precariato è l’obiettivo del governo Schifani per dare serenità a chi tanti anni presta la propria attività lavorativa presso gli enti locali e la pubblica amministrazione. Questa dovrebbe essere la stagione delle stabilizzazioni per i bacini di Asu ed ex Pip. Ma forse non per tutti sarà rose e fiori.
Per i lavoratori Asu sono stanziati in totale oltre 56 milioni di euro a copertura della prosecuzione delle attività e per l’integrazione oraria fino a 36 ore settimanali. Per i lavoratori ex Pip, invece, sono previsti quasi 30 milioni di euro per la prosecuzione delle attività di tale bacino e 7,5 milioni per la stabilizzazione di un primo contingente, a seguito delle trattative condotte nelle ultime settimane dall’assessorato all’Economia. Tuttavia, la questione degli Asu sembra ancora irrisolta. A parte l’integrazione del monte ore, di assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori impegnati in attività di pubblica utilità e in attività socialmente utili non se ne parla tra gli articoli della legge di Stabilità. Manca la previsione della spesa di 66 milioni di euro nel triennio 2024-2026 per la stabilizzazione dei lavoratori già utilizzati presso l’amministrazione regionale. Un duro colpo per chi sperava di chiudere la triste storia del precariato pubblico.
Questione che sicuramente sarà affrontata nei prossimi lavori d’aula.