Quando mise piede, da direttore, anzi, tra le prime direttrici di un Museo in Italia, tra le sale di Messina, comprese subito quel che il terremoto del 1908 prima e due guerre mondiali dopo, avevano lasciato. Ma Maria Accascina, storica dell’arte, docente, appassionata, nominata direttrice del Museo nazionale di Messina a 51 anni nel 1949 non si perse d’animo. Tutt’altro. Il suo predecessore era morto e la situazione era tale da dover fare il “passaggio di testimone” a casa della vedova.
TRA MACERIE E GALLINE
“All’ingresso per la rampa e tutt’attorno al Museo sono accatastate macerie e immondizie, specialmente sul lato Ovest che è il più indecoroso- scriveva nel 1949- Infatti, proprio sulla parete del Museo al di sopra della finestra della stanza dell’oreficeria, è stato costruito un gabinetto, una cucina, un lavatoio e sul piano antistante ruzzolano galline”.
L’INAGURAZIONE NEL 1954
La relazione prosegue elencando la lurida pavimentazione di cemento, le travi scoperte nei soffitti, la tinteggiatura delle pareti simile ad un’osteria di campagna. Per non parlare della mancanza di organizzazione dell’esposizione senza alcun criterio, con quadri sovrapposti gli uni sugli altri. Successivamente si scoprirà anche di numerosi furti avvenuti durante i periodi della guerra (e non solo). Quando, nei primi giorni di giugno del 1954 il ministro messinese alla Pubblica Istruzione Gaetano Martino inaugurò il Museo nessuno avrebbe potuto pensare in che condizioni lo aveva trovato Maria Accascina, e che spesso aveva dato una mano agli operai nei cantieri. Andò in pensione nel 1963 e adesso a lei, com’è giusto che sia, potrebbe essere intitolato il MuMe.
L’ITER PER L’INTITOLAZIONE
E’ quanto ha dichiarato nei giorni scorsi l’assessore regionale ai Beni Culturali Francesco Scarpinato: “Abbiamo iniziato l’iter per intitolare questo Museo a Maria Accascina. Lei è stata una delle prime donne direttrici di museo e fu a capo proprio di quello di Messina dal 1949 al 1963”.
L’idea è stata del direttore del Museo regionale di Messina Orazio Micali e renderebbe onore a chi ha davvero messo le radici,spostando le macerie e pensando in grande, ha fatto sì che oggi quelle sale siano di livello internazionale.
UNA VITA PER L’ARTE
Amava scrivere ed ha dedicato tutta la sua vita, gran parte della quale vissuta in Sicilia, all’arte. Laureata a Palermo iniziò subito ad insegnare storia dell’arte al liceo, ma ben presto, perfezionando gli studi, insegnerà Storia dell’arte medievale e moderna nelle università di Roma, Cagliari e Messina. Nel 1928 ebbe l’incarico di ordinare la sezione medievale e moderna del Museo nazionale di Palermo incarico che le offrì l’occasione di pubblicare vari scritti di museologia nel Bollettino d’Arte del Ministero della Pubblica Istruzione. Organizzò numerose mostre sull’arte sacra, collaborò alla nostra di opere d’arte Bizantine al Palazzo Reale di Palermo ed a Roma la mostra d’arte sulla vita nel Mezzogiorno d’Italia. Riportò alla luce varie opere d’arte di autori siciliani sino ad allora sconosciute e scrisse anche un volume sull’Ottocento siciliano, oltre a collaborare come critico al Giornale di Sicilia. Gli anni di direzione al Museo di Messina furono caratterizzati dal suo spirito innovativo, e fu tra i primi ad organizzare le giornate dedicate agli studenti e le visite guidate accompagnate a concerti di musiche antiche.
Dopo il pensionamento tenne un ciclo di conferenze sulla civiltà artistica siciliana negli Stati Uniti. Morì a Palermo nel 1979. A lei è intitolato l’Osservatorio per le arti decorative in Italia (OADI).