Comuni sempre meno popolati, progressivo e costante esodo dall’entroterra, centri storici con case fatiscenti e disabitate: sono alcuni degli elementi con i quali ormai tutta la Sicilia è costretta a fare i conti. Non sono salvi dal fenomeno delle “case vuote” neppure i più importanti capoluoghi di provincia dell’Isola.
Secondo l’Istat sono più di un milione le abitazioni nelle quali nessuno risiede abitualmente, su un totale di circa tre milioni di case costruite nella Regione. Praticamente una costruzione su tre non ospita nessuno.
Il dato peggiore è quello di Agrigento ed Enna, specie nelle aree dell’entroterra, dove le abitazioni non occupate e regolarmente registrate raggiungono picchi del 73%. Va un po’ meglio, invece, nei capoluoghi di Palermo e Catania, dove è vacante una casa su cinque.
I motivi di questa sorprendente (e preoccupante) situazione vanno ricercati in alcuni movimenti economici del mercato immobiliare, ma anche nel continuo spopolamento dell’Isola. Quest’ultimo inarrestabile fenomeno non è stato arginato efficacemente neppure attraverso le iniziative locali delle case vendute al prezzo simbolico di un euro da parte di alcune amministrazioni comunali.
Un pesante contributo alla penuria abitativa attuale viene fornito dal recente rialzo del prezzo degli affitti, che rende sempre più difficoltoso, per chi non si trovi in condizioni economiche particolarmente agiate, la stipula di un contratto di locazione. La speculazione edilizia, infatti, ha determinato in alcuni capoluoghi la ricerca di abitazioni che si trovino al di fuori del centro storico.
Ma a tutto c’è una soluzione. Un’idea per il contrasto al fenomeno arriva dal Belgio, attraverso una sentenza emessa dal Tribunale di Bruxelles che sanziona, secondo le norme dello Stato, chi tiene le case sfitte ed in cattive condizioni. Le multe potrebbero arrivare fino a 100.000 euro. Lungi dall’augurarsi una trasposizione letterale della legge anche nell’ordinamento nazionale, sarebbe però quantomeno opportuno riflettere sulla possibilità di adottare misure di carattere punitivo.
Il paradosso
Può sembrare un controsenso, ma nonostante il numero sempre maggiore di case vuote in Sicilia, il settore edilizio sta vivendo una nuova primavera. A Catania, ad esempio, secondo i dati diffusi dal segretario regionale della Filca Cisl Sicilia Paolo D’Anca e della Filca Cisl di Catania Pippo Famiano: “Per il settore edile a Catania si è riscontrato nell’ultimo anno un incremento dell’occupazione, con i lavoratori attivi che passano da 12.300 del 2022 ai 13.000 circa”
Anche il numero dei cantieri aperti è conseguenzialmente aumentato, con oltre 3726 unità nel solo settore privato ed altri 621 aperti a seguito dell’affidamento di alcuni appalti pubblici.
Le iniziative attuali
La fatiscenza e la totale incuria nella quale versano alcune abitazioni è causata anche dallo spopolamento, piaga sociale (clicca qui) che da tempo affligge l’Isola. Chi riesce a far fortuna all’estero o al Nord Italia, difficilmente ritorna stabilmente nella terra d’origine. Così, tra indolenza e disinteresse, le vecchie case natali si perdono tra ristrutturazioni posticipate troppo a lungo o perfino crolli più o meno consistenti.
In risposta a situazioni di questo genere, l’iniziativa della vendita delle case al prezzo simbolico di un euro si è diffusa negli ultimi anni in misura sempre maggiore, specie nei piccoli Comuni dell’entroterra siciliano. L’iniziativa, partita a Gangi (PA) e sviluppatasi poi a macchia d’olio, vede oggi la Sicilia al primo posto in Italia per numero di amministrazioni locali partecipanti.
Se da un lato queste misure sono state in grado di fornire nuova linfa al tessuto economico ed imprenditoriale locale, attraverso la nascita di strutture ricettive alberghiere o extra-alberghiere, dall’altro lato hanno arginato solo parzialmente lo spopolamento delle zone rurali.