La Sicilia si appresta ad aprire un nuovo cantiere a cielo aperto. Questa volta però niente barriere o macchinari in azione. In assessorato sono iniziati i lavori per far partire la sperimentazione della riforma nazionale degli Its. Una norma attesa e richiesta da tempo. Un’opportunità che mira certamente a incrementare le competenze professionali e a incentivare, di conseguenza, i livelli occupazionali.
“La riforma degli istituti tecnici e professionali è importante per il Mezzogiorno, per i nostri giovani e tutta l’Italia. Abbiamo un dato drammatico: più di un milione di posti di lavoro non coperti ogni anno per mancanza di qualifiche“. Così il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha presentato la rivoluzione che compirà i primi passi, ed entrerà nel vivo, a partire dall’anno scolastico 24-25.
Il punto di partenza sarà sicuramente quello di spingere l’acceleratore su un sistema i cui numeri promettono già bene. Dall’indagine 2023 di Indire l’86,5% degli studenti, infatti, trova lavoro a un anno dal diploma. Il monitoraggio, che prende in considerazione gli anni tra il 2013 e il 2021, sottolinea come l’occupazione sia nel 93,6% dei casi in settori coerenti al percorso formativo.
Una formula, quella degli Its, che in Sicilia funziona e “che ha dato sul piano degli Its, in alcuni casi, buoni livelli di performance a livello occupazionale“. A dichiararlo è stata Giovanna Segreto, dirigente generale del dipartimento regionale dell’Istruzione, dell’università e del diritto allo studio, che ha sottolineato come la Regione sia pronta e ben lieta di accogliere la sperimentazione, nonostante siano ancora tanti gli aspetti da chiarire e affinare. “La riforma – aggiunge – mira a qualificare soggetti pronti a entrare nel mondo del lavoro, accorciando anche la parte di formazione non dedicata all’operatività sul lavoro“.
Ma cosa prevede il testo? Ai nuovi Istituti tecnologici superiori la riforma, in linea con i dettami del Pnrr, affida il compito di: potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali, sostenere, in modo sistematico, le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo del Paese e contribuire alla diffusione della cultura scientifica, tecnologica e green. Il cambiamento più significativo è l’avvio di percorsi quadriennali, riducendo da 5 a 4 gli anni del percorso formativo. All’interno sono inoltre contenuti: il rafforzamento delle materie di base; l’introduzione di docenze di esperti provenienti dal mondo produttivo e professionale, per ampliare l’offerta didattica e in primis quella laboratoriale; un apprendistato formativo e l’alternanza scuola-lavoro fino a 400 ore nel triennio; visite e soggiorni di studio con stage all’estero. Il ministro, inoltre, ha specificato che la “riforma verrà ad invarianza di organico, quindi vuol dire che i nostri giovani, gli studenti avranno un numero di docenti sensibilmente superiore a disposizione proprio per continuare a far crescere quel discorso di personalizzazione della formazione che mi sta particolarmente a cuore“.
Un’ottimizzazione dettata anche dalla capacità sempre più attrattiva degli Its. Osservando i dati diffusi da Indire, la Sicilia risulta una delle Regioni con la percentuale di abbandono più alta, al 34,6%, alle spalle solo di Calabria e Sardegna. La revisione dell’organizzazione degli istituti tecnici potrebbe aiutare anche a sovvertire questo trend? E’ ancora presto per dirlo, si tratta ancora di una fase embrionale, e le piste sondate sono tante.
“E’ ancora un po’ prematuro e i documenti hanno bisogno di approfondimenti. Con l’assessore faremo tutti i passaggi di dovere – aggiunge Segreto – con le associazioni di categoria, con il tessuto imprenditoriale e con gli Its, che dovranno garantirci la perfetta riuscita della esperimentazione. Inoltre non ci saranno ulteriori risorse dal ministero, se dovessero esserci maggiori oneri sarebbero a carico della Regione o, in caso, di alcuni soggetti privati. Su questo verranno fatte successivamente della valutazioni di tipo politico“.
Quanto potrà essere efficace? “Su quanto possa incidere – sottolinea la dirigente generale – molto dipenderà nella capacità di individuare quale tipo di fabbisogno c’è in un territorio come la Sicilia dove l’imprenditorialità non è quella delle Regioni del nord, dove c’è un tessuto produttivo molto forte e c’è un’esigenza spiccata di operatori. Andrà calibrata in funzione del nostro tessuto imprenditoriale. Certamente – conclude – non ci sottraiamo alla sperimentazione ma una delle prime cose che faremo è un incontro con gli istituti tecnici professionali e con gli enti datoriali che erogano i percorsi di istruzione e formazione professionale, che sono i soggetti immediatamente interessati“.