Li ho sentiti chiamare in mille modi diversi: strizzacervelli, “quello che cura la gente malata di testa”, “quello che se ci vai la gente inizia a farsi delle domande su di te”, ma raramente ho sentito parlare degli Psicologi come di coloro che possono seriamente cambiarti la vita, soprattutto se stai vivendo un periodo veramente complicato.
Ad onor del vero, queste vecchie ritrosie sono figlie – mi auguro – di una generazione precedente: le nuove generazioni, infatti, lasciano ben sperare sull’importanza di curare la propria salute mentale, chiedendo semplicemente aiuto quando si ritiene opportuno, evitando una sofferenza inutile ed insensata solamente per evitare di mostrarsi deboli.
Giusto qualche mese fa, ad esempio, il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha proposto la presenza fissa di uno Psicologo a scuola: un’idea che, a conti fatti, si è trasformata in una vera e propria proposta di Legge regolarmente depositata alla Camera. Già da sé, questa notizia fa ben sperare, ma fa sperare ancora di più, oltre a spingerci ad una seria riflessione, se pensiamo che, secondo un recente sondaggio di ScuolaZoo in collaborazione con la Fondazione “Il Bullone”, nove ragazzi su dieci spererebbero tantissimo nella realizzazione di tale iniziativa, addirittura con la possibilità di essere seguiti periodicamente e con cadenze precise!
A mio modesto parere, si tratta di un vero e proprio grido di allarme da parte di questi giovani, che, probabilmente, si portano dentro una sofferenza silenziosa che chiede di essere liberata, ma convive ancora con vergogne insensate, spesso figlie di un’educazione distorta e ancora legata a retaggi e legacci culturali di un’epoca, fortunatamente, ormai passata.
È lo stesso sondaggio a confermarlo: al momento, gli studenti possono parlare con uno Psicologo a scuola, ma questo avviene durante le ore di lezione, esponendo i giovani ad una sorta di vergogna personale, di intima violazione della propria Privacy, e di un netto senso di fastidio nel sentirsi giudicati da compagni e professori, tanto che il 59% degli intervistati ha provato questo senso d’imbarazzo ben più di una volta!
Dalle statistiche, sette giovani su dieci hanno usufruito di un supporto psicologico scolastico, ma sono proprio i giovani a chiedere che tale supporto venga migliorato, soprattutto nella disponibilità e nelle fasce orarie: non possiamo ignorare come la pandemia, ancora oggi attiva, abbia lentamente distrutto i fragili equilibri dei giovani, tra la DAD, le difficoltà obiettive, lo stress, i compiti, la totale riorganizzazione delle proprie vite, l’eterna paura del contagio e un vivere tutt’altro che sereno, che non ha solamente danneggiato i più piccoli, ma anche i più grandi.
E’, infatti, notizia di pochi giorni fa lo stanziamento di Cinquanta Milioni di Euro da inserire nel bilancio del Ministero della Salute per il 2022 da dedicare al cosiddetto “Bonus Psicologo”: in pandemia, infatti, sempre più adulti, al pari dei più giovani, hanno accusato disturbi mentali, dal “semplice” (rigorosamente tra virgolette!) Disturbo d’Ansia Generalizzato a ben più gravi forme di Panico, e, addirittura, Depressione ed Autolesionismo. Non a tutti, però, è concesso di potersi rivolgere ad un professionista, che, logicamente, richiede investimenti importanti per seguire una terapia completa.
Quest’emendamento mira proprio ad arginare questa problematica attraverso una sorta di “diritto alle cure”: apprezzo, soprattutto, che l’emendamento in questione sia stato presentato da sei rappresentati di tutti i gruppi politici, senza alcuna distinzione, anche perché sarebbe decisamente stupido e vergognoso fare della mera propaganda politica sulla pelle di chi soffre!
Chi vi parla sa bene di cosa stiamo parlando, non soltanto per via dei miei studi, ma anche perché ho provato la sofferenza dell’Ansia e del Panico in prima persona, e so quanto sia difficile trovare il giusto equilibrio, ma, contemporaneamente, so quanto le consapevolezze acquisite dopo un importante lavoro su sé stessi possano, davvero, cambiare la vita e renderci più forti.
E voi preferite continuare a soffrire in silenzio solo per paura di essere giudicati o “per vergogna”? Ne vale veramente la pena?