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Civallero e Zecchinato presentano il loro ultimo libro: “Lo sviluppo quantico delle parole” | INTERVISTA

domenica 26 Dicembre 2021
Alessandro Zecchinato e Caterina Civallero

Ciao Caterina, Ciao Alessandro, benvenuti e grazie per aver accettato il nostro invito. Come vi volete presentare ai nostri lettori? Chi è Caterina scrittrice? E chi è Alessandro scrittore?

Caterina

Fin da bambina ho alimentato la passione per la scrittura, nata da un’insaziabile necessità di leggere qualunque libro riuscissi a trovare. Credo di aver letto Psicocibernetica, un libro acquistato dai miei genitori quando avevo intorno ai dieci anni. Ci capii poco ma fu entusiasmante scoprire che la quantità di vocaboli possibili per costruire una frase fosse immensa e alle volte per me insondabile.

Maturando, ho compreso che senza un corretto uso della parola qualunque obiettivo resta irraggiungibile e ho speso gran parte dei miei studi per comprenderne il valore. Corsi, libri, ipotesi ed esperimenti sono diventati parte integrante delle mie giornate. Scrivere libri, articoli e aiutare i colleghi a pubblicare i loro è stata un’ovvia conseguenza.

 

Alessandro

Nelle fantasie di gioventù, senza ancora sapere come funzionasse il mondo, fra le tante cose sognavo di diventare scrittore di professione. Mi ci sono avvicinato, indubbiamente, negli ultimi anni, ma sappiamo bene che oggigiorno sono ben pochi coloro che riescono a portarsi a casa “il pane” solo scrivendo. Diciamo, per non dilungarmi troppo, che amo scrivere, raccontare cose a volte inconsuete in modi spesso un po’ fuori dai canoni. E dopo tanti anni come consulente e ghostwriter mi sono reso conto, finalmente, che firmare i propri lavori invece di cederne la paternità ad altri, magari più affermati, è una piacevole soddisfazione. Per me, comunque, scrivere e pubblicare è un modo per esprimere dei concetti che “sento dentro”, quasi come una sorta di canalizzazione: mi accorgo infatti che spesso il mio vero stile è diverso; in pratica, quando devo scrivere “su comando”, o “su ordinazione”, mi accorgo che la mia qualità è piuttosto mediocre, mentre quando scrivo su un altro livello, rileggendomi ho la sensazione di essere stato la mano di qualcun altro, decisamente più in gamba di me. Boh… sarà un non so che di medianico!

 

…chi sono invece Caterina e Alessandro nella loro quotidianità? Cosa potete raccontarci al di là dello scrivere e delle vostre professioni?

Caterina

La mia giornata è suddivisa in parti simmetriche, a livello energetico intendo, e dedico il mio tempo alla professione che svolgo in campo nutrizionale, alle mie piante e al mio giardino, e alla composizione di nuovi progetti editoriali.

 

Alessandro

Sono un John Doe qualsiasi, che vive la propria vita cercando di sbarcare il lunario il meglio possibile, facendo il padre di una figlia, e occupandosi delle cose che lo appassionano: in particolare la natura, l’ascolto di musica, e perché no, le grandi questioni esistenziali.

 

Qual è la Vostra formazione professionale, accademica, esperienziale e letteraria? Ci raccontate il percorso che Vi ha portato a svolgere quello che fate oggi con l’arte dello scrivere?

Caterina

La mia formazione, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, tenendo conto del mio amore per la lettura e la scrittura, affonda le sue radici in campo scientifico. Negli anni la mia specializzazione in campo nutrizionale si è arricchita di complementi che mi permettono una più ampia visione delle cose: dopo gli studi sulla psicobiologia e la naturopatia mi sono specializzata in psicogenealogia e costellazioni psicogenealogiche junghiane.

 

Alessandro

Ho fatto un po’ di tutto. Da giovane ho frequentato l’istituto tecnico, poi l’istituto magistrale… ho iniziato molte scuole senza mai finirne una; c’era qualcosa che non funzionava nel sistema scolastico: a parte alcune eccezioni trovavo molta ottusità nel corpo docente e troppo disinteresse nei compagni. Dopo la “naja” le necessità della vita mi costrinsero a cercare un lavoro, per cui dovetti studiare di sera.

Ho svolto molti lavori diversissimi fra loro, nel frattempo cominciavo a interessarmi di esoterismo, dapprima in modo molto scettico, in seguito a causa di particolari eventi divenni più possibilista.

A un certo punto l’astrologia, la teosofia, le discipline esoteriche e lo scrivere divennero una costante.

 

Come nasce la Vostra passione per la scrittura? Ci raccontate come avete iniziato e quando avete capito che amavate scrivere?

Caterina

Ho iniziato a parlare a tre anni e appena mi sono impadronita del linguaggio ho scoperto che la forma scritta rappresentava una modalità comunicativa più solida; quando ci si esprime nero su bianco le possibilità di essere fraintesi crollano e i nostri pensieri acquisiscono forma e densità. Ho iniziato a scrivere lettere ai miei genitori anche per le questioni più banali: scrivevo sulla carta da lettere ricevuta per la prima comunione e, poiché di carattere ero introversa e permalosa, le spedivo da sotto la porta chiusa a chiave della mia cameretta. Quando è svanita la necessità di trincerarmi nel mio spazio sacro è sbocciata la necessità di insegnare al mondo cosa avevo scoperto e sperimentato nei miei esili: da allora è nata la passione di documentare ogni ipotesi e di approfondire ogni teoria. Quando sono ispirata so diventare ironica e dissacrante: queste qualità mi aiutano quando scrivo romanzi e mi hanno permesso di creare il poliedrico personaggio di Hélène Millot, descritto in Certe cose capitano solo a te.

 

Alessandro

Fin dal principio. Parlare e scrivere andavano di pari passo. E più gli insegnanti mi “smontavano” più mi sentivo motivato. Inoltre amavo leggere, leggevo tutto: libri, giornali, riviste scientifiche, etichette dei prodotti, fumetti… finché una prof di lettere di vedute più aperte notò “qualcosa” che la colpì nel modo di scrivere di un mio compagno e nel mio, dandoci un forte stimolo motivazionale. Una sorta di illuminazione però la ebbi quando una pittrice mi chiese di usare un mio testo per delle didascalie da affiggere sotto ai quadri di una sua mostra personale: in quell’occasione mi resi conto dell’importanza della sinestesia; da quel momento non ho mai smesso di cercare l’occasione per sperimentare delle idee che non ho ancora ben messo a fuoco. Integrare la scrittura con le altre modalità espressive, dalle arti figurative alla musica e a chissà che altro: prima o poi troverò “il modo” che sto cercando.

 

Ci parlate del Vostro libro “Lo sviluppo quantico delle parole”? Come nasce, qual è il messaggio che volete che arrivi al lettore, quali gli obiettivi che avevate in mente mentre l’avete scritto?

Caterina

Lo sviluppo quantico delle parole nasce dalla necessità di comunicare l’importanza di osservare regole precise e solidi schemi narrativi quando si vuole sottoporre uno scritto al pubblico.

Pochi leggono e molti scrivono ma certamente non è nella quantità che si trova la qualità.

Senza preparazione si rischia di costruire un libro che approda al nulla e che comunica al lettore noia e confusione. Nelle parole è racchiuso un potenziale creativo immenso e bisogna aver conoscenza e coscienza di cosa si può ottenere quando le utilizziamo con una finalità precisa.

Nel nostro libro sono racchiusi elementi determinanti per raggiungere una buona dimestichezza letteraria. È un libro adatto a chi ama scrivere o a chi è costretto a farlo e non ha la più pallida idea da dove iniziare. Il nostro obiettivo è esaltare il talento di chi è coinvolto in ambito editoriale e, perché no, permettere a chi vuole avvicinarsi a detto ambito di iniziare il proprio progetto costruendo solide basi.

 

Alessandro

Concordo con quanto detto da Caterina. Ovviamente non abbiamo la presunzione di poter “insegnare a scrivere” in poco tempo e una manciata di nozioni: le basi devono essere date dall’istituzione scolastica. Ma ci siamo resi conto che nel mare sconfinato di semianalfabetismo imperante c’erano anche molte persone che si rendevano conto dei propri limiti, che avevano qualcosa da dire, e che si scontravano coi mille ostacoli frapposti tra la stesura di un testo e la pubblicazione. Molti avrebbero anche solo semplicemente voluto esprimersi in modo più corretto ed efficace nelle faccende di tutti i giorni: i nostri corsi, da cui abbiamo imparato più di quanto abbiamo insegnato, avevano come obiettivo quello di trasmettere la nostra esperienza con tutte le difficoltà e i passi falsi che si trovano nel cercare un editore o nel self-publishing. Se noi avessimo avuto qualcuno che avesse fatto lo stesso, avremmo avuto meno frustrazioni e maggiori soddisfazioni fin da subito. Da qui l’idea di sintetizzare il succo dei nostri corsi in uno o più libri è stato un passaggio naturale. E poi, la sfida di scrivere insieme, di portare avanti lo stesso progetto pur essendo così diversi (quasi come degli Starsky e Hutch, o come Tony Curtis e Roger Moore in Attenti a quei due), ha reso il tutto piuttosto divertente.

 

Chi sono i destinatari di questo saggio sulla scrittura e sulla nobile arte della narrazione?

Caterina

Il libro è adatto a chiunque ami leggere e desideri scoprire i segreti che la nostra lingua racchiude.

 

Alessandro

Sì, anche se i maggiori beneficiari potrebbero essere coloro che vorrebbero auto pubblicarsi, ma più ancora coloro che vorrebbero esprimersi nello scritto, anche in quello di tutti i giorni, in un modo piacevole ed efficace, ma sentono il bisogno di qualche suggerimento che gli permetta un salto di qualità.

 

Una domanda difficile: perché i nostri lettori dovrebbero comprare “Lo sviluppo quantico delle parole”? Provate a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per acquistarlo.

Caterina

Lo sviluppo quantico delle parole è un libro necessario a tutti: da chi scrive un biglietto di auguri o la lettera all’amministratore di condominio, fino ad arrivare allo studente che deve impostare la tesi e allo scrittore che inizia un nuovo libro. In esso sono descritte le fasi attraverso cui un testo deve poter passare per avere la certezza che il nostro fine possa realizzarsi.

Un’opera costruita senza un progetto concreto è destinata a collassare dopo poche pagine.

 

Alessandro

Dovrebbero comprarlo perché l’abbiamo scritto noi. Ma noi chi siamo? noi siamo voi! Molto semplicemente. Una volta tanto non troveranno il solito saggio noiosissimo scritto da qualche grande barone della letteratura, né un freddo manuale di grammatica e sintassi: al contrario, leggendolo s’imbatterebbero in un testo che trasmette conoscenza senza farlo pesare, con una specie di sovrapposizione quantistica fra ironia e tecnica.

 

Nella Vostra attività letteraria avete pubblicato altri libri e romanzi? Se sì, ci raccontate quali sono, di cosa trattano e quale l’ispirazione che li ha generati?

Caterina

Credo che con questo libro la mia produzione sia arrivata a tredici testi pubblicati.

Ho scritto individualmente e a quattro e a sei mani.

Con la collega Maria Luisa Rossi ho scritto la trilogia dedicata alla Sindrome del gemello: Il mio gemello mai nato (2018), Modalità gemellare (2019), Doppi per essere unici (2020).

Per ampliare il tema con lei e Davide Baroni, ho pubblicato La porta d’oro – L’origine dell’immortalità – (2020).

Nel 2019 ho pubblicato il testo iniziatico Amapola e la finestra magica, la raccolta di racconti Figli della terra – Il canto di Nosy Be, il romanzo Madagascar – Un viaggio per liberare due cuori, e nel 2020 lo storytelling  Certe cose capitano solo a te.

Sempre nel 2020 ho sostenuto il progetto di Rosanna Fabbricatore intitolato 10 Donne e un filo di seta, una raccolta di racconti pubblicata da un gruppo di donne che si sono conosciute sui Social. In soli 40 giorni siamo riuscite a editare e pubblicare il libro.

Con Alessandro Zecchinato ho scritto Realizzo il mio sogno− Creo Scrivo Pubblico nel 2020; si tratta di un libro utile a chi si approccia all’autopubblicazione o desidera sottoporre il proprio testo a una casa editrice.

 

Alessandro

A differenza di Caterina, che ha un’indole più “saggistica”, io sono più “narratore”. Tralasciando le innumerevoli opere (tristemente)  regalate ad altri, vi segnalo i miei ultimi lavori firmati in chiaro.

Innanzitutto ho trovato doveroso pubblicare una raccolta antologica di racconti che scrissi sotto pseudonimo, intitolata I 19 racconti di Amicaldi (P.G. Amicaldi era il nome che usavo sui social-network e sui blog), allo scopo di onorare quel periodo, caratterizzato da una certa spinta alla sperimentazione.

In Qualche sottile differenza – prima puntata ho avviato una specie di feuilleton in chiave moderna, che andrà a raccontare una ricerca, da parte del protagonista, di sé stesso, attraverso universi paralleli ma partendo da piccoli eventi della vita di tutti i giorni, nei quali ognuno di noi può riconoscersi. Ma ci sarà ben altro, che è meglio non “spoilerare”.

La raccolta di quasi-poesie intitolata Poeti Posterdati è un viaggio piuttosto intimista, dedicato ad alcune persone importanti della mia vita, da cui traspare forse un certo cinismo, sicuramente una forte dose di autoironia sempre presente anche nei momenti più bui.

Come ha già detto Caterina, abbiamo scritto insieme questi due manuali di scrittura creativa, Realizzo il mio sogno− Creo Scrivo Pubblico nel 2020,e Lo sviluppo quantico delle parole, appena pubblicato, dei quali abbiamo parlato precedentemente.

 

«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Voi a quale categoria di persone appartenete, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Siete delle persone che puntano un obiettivo e cercano in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensate che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?

Caterina

Io credo fortemente nella sincronicità così come Carl Gustav Jung la descriveva: solo attraverso una forte predisposizione al successo, alimentata da un incrollabile desiderio di ottenere un preciso risultato, il caso, o fato se si preferisce, riesce a fare capolino e catalizzare l’intero progetto. In sintesi la fortuna va aiutata, bisogna alzare la testa, sventolare il cappello per farsi riconoscere; il resto avviene da sé.

 

Alessandro

All’affermazione di Falcone aggiungerei che, a mio parere, ci sono cose che si fanno non perché siano giuste o ingiuste, ma perché vanno fatte.

Poi, sul tema obiettivi, chissà… quello del fato è un argomento che tratto spesso nei miei scritti. La mia visione al riguardo è piuttosto complessa, cercherò di sintetizzarla al massimo: non credo né al libero arbitrio né al destino predeterminato. Sono abbastanza convinto che esistano infiniti destini possibili, ognuno di essi predeterminato dai rapporti causa-effetto fra gli eventi; ritengo che tali destini in alcuni punti si intersechino permettendoci di esercitare il libero arbitrio: ma una volta effettuata la scelta, la linea del destino è decisa, almeno fino al prossimo incrocio. Penso anche che ogni qual volta ci si trovi di fronte a una scelta, anche la più banale, una volta effettuata da essa si dipartano diversi destini, tutti ugualmente concreti: è la “teoria a molti mondi”, di Hugh Everett III.

Sono convinto anche che ci sia una enorme differenza fra avere successo ed essere un successo: tutti vorrebbero avere successo, ma esserlo è un altro paio di maniche. Non esiste la meritocrazia a questo mondo, e non sono nemmeno certo di considerarla auspicabile: c’è un sacco di gente di talento di cui non si accorge nessuno, e c’è un sacco di gente che ha successo ma non si vede per cosa; non c’è dubbio comunque che l’impegno e la disciplina siano indispensabili, sia che si abbia talento sia a maggior ragione se se ne ha poco; e anche la fortuna non basta. Altrimenti, anche se si riuscisse “ad arrivare”, si otterrebbe un successo effimero oppure superficiale. Si può diventare un’opinionista da strapazzo ricca e famosa nei salotti televisivi anche solo con la fortuna e/o i giusti appoggi; ma di certo non si diventa un Dante o un Manzoni senza sudare le proverbiali sette camicie. Bisognerebbe rispolverare un po’ lo spirito di Vittorio Alfieri.

 

«La lettura di buoni libri è una conversazione con i migliori uomini dei secoli passati che ne sono stati gli autori, anzi come una conversazione meditata, nella quale essi ci rivelano i loro pensieri migliori» (René Descartes in “Il discorso del metodo”, Leida, 1637). Qualche secolo dopo Marcel Proust scrisse invece che: «La lettura, al contrario della conversazione, consiste, per ciascuno di noi, nel ricevere un pensiero nella solitudine, continuando cioè a godere dei poteri intellettuali che abbiamo quando siamo soli con noi stessi e che invece la conversazione vanifica, a poter essere stimolati, a lavorare su noi stessi nel pieno possesso delle nostre facoltà spirituali. (…) Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso.» (Marcel Proust, in “Sur la lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905 | In italiano, Marcel Proust, “Del piacere di leggere”, Passigli ed., Firenze-Antella, 1998, p.30). Voi cosa ne pensate in proposito? Cos’è oggi leggere un libro? È davvero una conversazione con chi lo ha scritto, come dice Cartesio, oppure è “ricevere un pensiero nella solitudine”, ovvero, “leggere sé stessi” come dice Proust? Diteci il vostro pensiero…

Caterina

Sono dell’idea, come narriamo ne Lo sviluppo quantico delle parole, che lettore e scrittore debbano incontrarsi su un piano energetico decretato da due reciproche necessità fondamentali: il desiderio di imparare e quello di condividere.

Si tratta di un incontro alchemico che va al di là di spazio e tempo e che sopravvive a ogni cosa. Nel leggere un libro il lettore trova entrambe le prospettive: incontra ciò che viene descritto da Cartesio e si imbatte in ciò che affermò Proust. Le due cose, a mio parere, sono inscindibili benché i relativi confini siano difficili da riconoscere.

 

Alessandro

Sono vere entrambe le affermazioni: dipende da come si pone il lettore, ma anche dalle intenzioni dello scrittore. Possono essere vere entrambe anche contemporaneamente.

Si può essere affascinati e coinvolti dall’intimismo introspettivo di Proust, andando alla ricerca del tempo perduto fra le pagine di ogni libro; al contempo è possibile, sulle stesse pagine, conversare meditando con lui e Cartesio sulle passioni dell’anima.

 

«Per quanto riguarda i corsi di scrittura io li chiamo Club per cuori solitari. Perlopiù sono gruppetti di scrittori scadenti che si riuniscono e … emerge sempre un leader, che si autopropone, in genere, e leggono la loro roba tra loro e di solito si autoincensano l’un l’altro, e la cosa è più distruttiva che altro, perché la loro roba gli rimbalza addosso quando la spediscono da qualche parte e dicono: “Oh, mio dio, quando l’ho letto l’altra sera al gruppo hanno detto tutti che era un lavoro geniale”» (Intervista a William J. Robson and Josette Bryson, Looking for the Giants: An Interview with charles Bukowski, “Southern California Literary Scene”, Los Angeles, vol. 1, n. 1, December 1970, pp. 30-46). Ha ragione Bukowski a dire queste cose a proposito di coloro che frequentano corsi di scrittura creativa? Cosa ne pensate in merito? Pensate che servano davvero per imparare a scrivere anche se il talento non c’è? Come si diventa grandi e apprezzati scrittori secondo Voi?

Caterina

Quando manca il talento, un corso, non importa di quale materia si tratti, qualunque corso, o percorso istruttivo, è vano. I nostri allievi, prima di iscriversi ai nostri seminari, sono invitati a descrivere le rispettive motivazioni che li spingono a voler partecipare. Solo attraverso la conoscenza degli obiettivi siamo in grado di indirizzare il partecipante al percorso di allenamento che viene in seguito alle lezioni. Senza esercizio, anche il più talentuoso degli scrittori può perdere la scintilla che deve animare ogni autore.

Chiunque scrive è scrittore: saper catalizzare la trasformazione da scrittore ad autore è il compito di chi tiene un corso di scrittura.

 

Alessandro

Il talento è sopravvalutato. Sono d’accordo con Bukowski, fatte salve le dovute eccezioni.

La scrittura è uno strumento. Per molti è un fine, e ne fanno il loro scopo: va benissimo, per carità… ma resta il fatto che è uno strumento, il cui scopo è comunicare qualcosa. In tale ottica il talento è irrilevante, un corso si fa perché ci si vuole esprimere meglio, tutto lì. Se si ha qualcosa da dire, un corso è utile, se non si ha nulla da dire è meglio aprirsi una birra e leggere. Se il talento c’è, tanto meglio: allora si può pensare anche di pubblicare un’opera, fra una lista della spesa e una lettera a Babbo Natale.

L’ultima domanda è una simpatica incognita: quando sarò grande e affermato saprò rispondere.

 

«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Secondo Voi perché un romanzo, un libro, una raccolta di poesie abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale, armonico, musicale, accattivante per chi legge), volendo rimanere nel concetto di Bukowski?

Caterina

Se parliamo di arrivare a pubblicare il testo, ovviamente, si parte sempre da ciò che si vuole comunicare e dal tipo di pubblico che si vuole raggiungere, e si cerca di fare il possibile per non tradire sé stessi e le proprie idee.

Quando si scrive per il piacere di scrivere, invece, si scrive e basta, senza progetto e senza progettualità; per questo motivo la scrivania e il PC di un autore sono colmi di appunti, file, abbozzi di storie, capitoli imbastiti e conclusi.

Le due cose possono anche coesistere: è così che nascono gli autori di successo.

 

Alessandro

Guarda, io faccio proprio come ha detto Bukowski, anche se prima non conoscevo questo suo aforisma: buono a sapersi.

Io non credo di saper dire cosa occorra affinché un’opera abbia successo; ho la presunzione però di saper dire cosa le occorre affinché abbia un minimo di valore letterario: entrambe le cose.

Per fare una buona pietanza occorre che sia bravo il cuoco ma anche che gli ingredienti siano buoni: l’Artusi non avrebbe potuto fare una frittata decente con due uova marce, come un americano medio non potrebbe fare un piatto di bucatini all’amatriciana nemmeno con gli ingredienti migliori d’Italia.

 

«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per Voi cos’è la bellezza? Provate a definire la bellezza dal vostro punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo voi? La bellezza nella letteratura per esempio…

Caterina

La bellezza, ha ragione Sant’Agostino, quando c’è non la sai descrivere. La bellezza è un elemento che risuona nell’opera e si erge come una colonna sonora fra le pagine. È ciò che ti permette di leggere una pagina dopo l’altra senza fatica, con la curiosità e a tratti, ma solo a tratti, la smania di scoprire cosa è scritto nelle pagine successive. La bellezza è capace di generare un sottile tagliente dolore che geme non appena hai terminato di leggere il libro e che ti lascia la sensazione di aver contemporaneamente acquisito e perso qualcosa di importante.

 

Alessandro

Anche questa domanda richiederebbe una risposta lunga come un trattato. Comunque si tratta di un concetto troppo soggettivo. Personalmente amo la bellezza imperfetta, come la scultura d’epoca romana che era impietosa nei difetti fisici dei soggetti; la perfezione della scultura greca rappresenta un’ideale troppo freddo e irreale. E poi, si sa, “ogni scarafone è bell’a mamma suja”.

Nella letteratura credo che la bellezza stia nella semplicità: non tanto quindi nella profondità del contenuto, o in una forma espositiva leggiadra e forbita, quanto nel riuscire a esprimere concetti interessanti in modo piacevole e comprensibile senza banalizzarli e senza spiegarli in modi astrusi.

Un esempio di cosa intendo per bellezza è il famosissimo verso  “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”: con sole otto parole Ungaretti riesce a trasmettere il pathos, il clima, il senso di angosciosa caducità del soldato in guerra, che a chiunque altro, per quanto bravo, avrebbe richiesto un intero romanzo.

 

Se per un momento doveste pensare alle persone che Vi hanno dato una mano, che Vi hanno aiutato significativamente nella Vostra vita artistica e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che avete vissuto, che sono state determinanti per le Vostre scelte professionali e di vita portandoVi a prendere quelle decisioni che Vi hanno condotto dove siete oggi, a realizzare i Vostri sogni, a chi pensereste? Chi sono queste persone che Vi sentite di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?

Caterina

Io ringrazio Alessandro Zecchinato e lo ringrazio profondamente perché, dal giorno in cui ci siamo conosciuti (una sera da amici, quasi vent’anni fa), non abbiamo mai smesso di parlare di scrittura, di libri, di pubblicazioni. E ogni giorno, basta che io allunghi una mano (simbolicamente e concretamente) lo trovo sempre pronto a collaborare o semplicemente a scambiare idee e pareri su qualunque argomento.

 

Alessandro

In primo luogo ringrazio Caterina: anche nell’ora più buia mi ha dimostrato di credere in me più di quanto ci credessi io (oppure è riuscita a farmi credere così, il che sarebbe altrettanto lodevole).

Sarebbero tanti coloro che dovrei ringraziare per il loro costante incoraggiamento a scrivere, per una ragione o per l’altra; non volendo far torto a nessuno non farò nomi. Citerò solamente una persona, di cui non faccio il nome, a cui devo così tanto che non potrò mai ricambiare in vita, e che non ho saputo sorreggere e tenere al mio fianco: ad essa sono dedicati implicitamente, e spesso esplicitamente, tutti i miei scritti.

 

Chi sono i Vostri modelli, i Vostri autori preferiti, gli scrittori che avete amato leggere e che leggete ancora oggi? Consigliate ai nostri lettori almeno tre libri e tre autori da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo del Vostro consiglio.

Caterina

Io sono di Torino e non posso fare a meno di consigliare i libri di Alessandro Baricco, Chiara Gamberale, Emilio Salgari, Carlo Fruttero e Franco Lucentini, Cesare Pavese, Carlo Levi, Giorgio Faletti.

Consiglio di leggere Castelli di Rabbia di Baricco, L’amante senza fissa dimora di Fruttero e Lucentini, Arrivano i pagliacci della Gamberale: i tre libri hanno, come comune denominatore, quel non so che capace di svegliare curiosità e dubbio.

 

Alessandro

Sono tanti, davvero tanti. E variegati. Da Proust a Daniel Pennac, da Verga a Stefano Benni, poi Eco, Sciascia, Hemingway, la Allende e via dicendo.

Insomma, per quest’inverno cosa potrei suggerire… Direi senz’ombra di dubbio La fattoria degli animali, di G. Orwell, sempre tremendamente attuale, per chi sa leggere “fra le righe”; poi Il Maestro e Margherita, di Michail Bulgakov, la cui magia poetica mi pare indispensabile; infine proporrei Sentinella (The Sentry) di Fredric Brown, per imparare un po’ a mettersi nei panni del nemico, e capire che agli occhi dei mostri i mostri siamo noi.

 

E tre film da vedere assolutamente? …e perché proprio questi?

Caterina

Lezioni di piano indiscutibilmente!!! Della regista neozelandese Jane Champion e, assolutamente (si scusi la cacofonia), l’ascolto della relativa colonna sonora diretta dal favoloso Michael Nyman! Questo film degli anni ’90 (1993), vincitore di tre premi Oscar, ha trasformato il destino di milioni di donne e ha saputo conquistare il pubblico attraverso immagini delicate ma intense.

La casa degli spiriti del regista Bille August, anno 1993: il film ha rispettato fedelmente l’opera omonima di Isabel Allende da cui è stato tratto. Meravigliosa la ricostruzione storica del periodo sociale in cui si svolge la saga cilena della famiglia Trueba.

E L’ultimo Samurai diretto nel 2003 da Edward Zwick con la spettacolare colonna sonora di Hans Zimmer. Il film racconta della rivolta di ex samurai di Satsuma contro il governo Meiji dal 29 gennaio al 24 settembre 1877, 9 anni dopo l’inizio del periodo Meiji stesso e descrive alla perfezione la trasformazione del Giappone antico e di come si siano costituite le fondamenta su cui si erge il Giappone odierno.

 

Alessandro

Ottime scelte! Io invece suggerisco, oltre ai suddetti, Il deserto dei tartari, per la regia di Valerio Zurlini (anche se il romanzo omonimo da cui è tratto, di Dino Buzzati, è meglio): il senso di attesa di un nemico che non arriva mai è sintomatico! Poi direi È già ieri, regia di Giulio Manfredonia, con Antonio Albanese: favola poetica e ironica sul senso della vita, con il classico “loop temporale” quale espediente narrativo, tanto per stare un po’ leggeri; infine Essi vivono, di John Carpenter, per farsi un’idea di cosa si può vedere mettendosi gli occhiali adatti (o levandosi le proverbiali fette di prosciutto dagli occhi).

 

Quali sono i Vostri prossimi progetti e i vostri prossimi appuntamenti che volete condividere con i nostri lettori?

Caterina

Sicuramente scriveremo un nuovo libro insieme nel 2022 e in progetto, personalmente, ho la stesura di un nuovo romanzo. A gennaio iniziano i nostri corsi e mensilmente formiamo i gruppi per le nostre sessioni.

 

Alessandro

Abbiamo in pectore il terzo libro della trilogia sulla scrittura creativa, e inizieremo a gennaio un nuovo ciclo di corsi.

Personalmente sto lavorando a più libri che richiederanno ancora molto tempo per vedere la luce; nel frattempo uscirà, credo in primavera, la seconda puntata di Qualche sottile differenza, il romanzo d’appendice di cui ho parlato qualche domanda fa; quasi contemporaneamente una nuova raccolta di racconti, I nuovi racconti di Amicaldi, ma il titolo è provvisorio, probabilmente lo cambierò prima della pubblicazione; sto anche rifinendo e ricontrollando una serie di articoli per un magazine per il quale scrivo, su entrambi i miei temi preferiti, la letteratura e l’aspetto culturale dell’esoterismo astrologico, che sono un po’ in ritardo rispetto al previsto perché ci terrei fossero davvero ben fatti.

 

Come volete concludere questa chiacchierata e cosa volete dire a chi leggerà questa intervista?

Caterina

Esprimo la mia gratitudine ad Andrea Giostra per averci invitato a rispondere a questa intervista (rispondo anche per Alessandro…) e ringrazio tutti i lettori che sono giunti a leggere fino a qui.

 

Alessandro

Mi associo a Caterina nei ringraziamenti, e suggerirei a tutti coloro che pensano di pubblicare un giorno un proprio libro: prima di scrivere, leggete! prima di leggere, vivete! dopo aver scritto, rileggete! Dopo aver pubblicato, rivivete! Ma soprattutto, ridete! Mai prendersi troppo sul serio, ci pensano già gli altri a farlo.

 

Il libro:

Caterina Civallero e Alessandro Zecchinato, “Lo sviluppo quantico delle parole”, 2021

LO SVILUPPO QUANTICO DELLE PAROLE | di C. Civallero e A. Zecchinato

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Palermo, in Fincantieri al via la costruzione del primo mezzo navale della Regione Siciliana CLICCA PER IL VIDEO

Si è tenuta oggi la cerimonia del taglio della prima lamiera della Nave H6362 RO-PAX, il primo mezzo navale del programma di rinnovo della flotta Traghetti per le Isole della Regione Siciliana.

BarSicilia

Bar Sicilia, con Ferrandelli il focus sulla tutela degli animali: “A Palermo una rivoluzione, l’Amministrazione cura i nostri amici a quattro zampe” CLICCA PER IL VIDEO

Una vera e propria rivoluzione quella portata avanti dall’Amministrazione palermitana sul fronte della tutela e cura dei nostri amici a quattro zampe.

La Buona Salute

La Buona Salute 63° puntata: Ortopedia oncologica

La 63^ puntata de La Buona Salute è dedicata all’oncologia ortopedica. Abbiamo visitato l’Ospedale Giglio di Cefalù, oggi punto di riferimento nazionale

Oltre il Castello

Castelli di Sicilia: 19 ‘mini guide’ per la sfida del turismo di prossimità CLICCA PER IL VIDEO

Vi abbiamo accompagnato tra le stanze di 19 splendidi Castelli di Sicilia alla scoperta delle bellezze dei territori siciliani. Un viaggio indimenticabile attraverso la storia, la cultura, l’enogastronomia e l’economia locale, raccontata dai protagonisti di queste realtà straordinarie.