Una due giorni “No Ponte”, con assemblea conclusiva, numerosi interventi ma anche momenti dedicati al trekking, alla socialità, la musica. La location scelta dalle associazioni e dai movimenti contrari all’opera è stata il Parco San Jachiddu che ha consentito, nel week end appena concluso di alternare la preparazione delle prossime iniziative a momenti di carattere culturale o sportivo. Così è stato possibile fare trekking nelle zone dove sorgerebbero alcuni cantieri, assistere alla proiezione di “The Coconut Revolution” o seguire il concerto dei Funky*club orchestra.
Il cuore della due giorni voluta da Spazio No Ponte – Cambiamo Messina dal Basso . Casa del popolo – Non Una Di Meno – Rete No Ponte – Calabria è stata però l’assemblea dal tema “La città cantiere” che ha visto numerosi interventi ed è stata aperta da Gino Sturniolo, storico no ponte ed ex consigliere comunale. Punto di partenza è il fatto che da governo e dalla Stretto di Messina viene data per certa l’apertura dei cantieri ad inizio estate.
“Ci appare evidente, dunque, che il dibattito Ponte Sì/Ponte No rischia di essere mero esercizio retorico a fronte dell’accelerazione (quand’anche fosse solo mediatica) cui stiamo assistendo- spiegano i no pontisti- Non c’è, infatti, alcun dubbio che a una razionale valutazione dei pro e dei contro non si sceglierebbe di impegnare una cifra prossima ai 15 miliardi per una mega opera inutile e dannosa come il ponte a fronte dei tanti bisogni inevasi di cui i territori interessati sono portatori”.
Gli attivisti sottolineano le conseguenze sul piano dell’impatto ambientale ma anche i dubbi sull’ edificabilità dell’opera, l’irrilevanza dei vantaggi dal punto di vista trasportistico, l’enorme costo tutto a carico di risorse pubbliche a fronte di una rete viaria e ferroviaria mortificanti, dei rischi permanenti per le popolazioni locali a causa del dissesto idrogeologico e della sismicità delle aree interessate, nonché la precarietà del sistema sanitario e dell’edilizia scolastica.
“Due modelli diversi di investimento. Da una parte la concentrazione di risorse in un unico punto a tutto vantaggio di poche corporazioni e delle grandi centrali delle costruzioni e dall’altro investimenti diffusi con un migliore ritorno per le comunità locali e per i lavoratori”
Il nocciolo della questione, per i movimenti è come organizzare questa nuova fase di mobilitazione, che definisco di resistenza, in occasione dell’apertura dei cantieri. In questo senso il Ponte per dimensioni, investimento, immaginario è opera paradigmatica. In questa opera si condensano tutti i dispositivi finanziari, politici, giuridici, mediatici che caratterizzano le manifestazioni delle economie estrattiviste. Diverse le anime di movimenti e associazioni che si sono confrontate nel corso dell’assemblea per decidere in che modo, con quali tempi e come organizzare le prossime mosse per difendere lo Stretto dai “signori del cemento”. Il tema scelto è stato infatti “la città cantiere”. Ci saranno altri lanci di carta igienica? Più probabilmente si seguire la strada usata in altre battaglie come la Tav e nel frattempo e parallelamente proseguono le altre iniziative, come gli esposti e i ricorsi da parte di chi ha un’abitazione a Torre Faro.