“Cifre astronomiche per opere altrettanto esagerate. Riproposizione di progetti vetusti e di logiche superate ampiamente da decenni. Ad oggi nei diversi invasi artificiali siciliani l’acqua contenuta è di gran lunga sotto la soglia delle prossime necessità. Con buona probabilità sarebbe stato meglio se, quando Legambiente, che da anni si occupa di clima, aveva già lanciato l’allarme, fossero state messe in atto misure progressive di riduzione dei consumi e, soprattutto, degli sprechi“. Così Legambiente Sicilia.
“Oggi – aggiungono gli ambientalisti – persino il prelievo della rimanente acqua invasata nei bacini appare complicato. Infatti, la presenza di milioni di metri cubi di materiali solidi depositatisi al fondo dei laghi, non di rado impedisce di pescare le acque di livello più basso. Diverse dighe hanno le paratoie di fondo inceppate e l’unico modo per pescare l’acqua è attraverso l’uso di zattere che aspirino la stessa dal pelo dell’invaso. Ma lo svuotamento totale è un grave errore e causerebbe a regime più danni di quanti se ne vorrebbero risolvere nell’immediato. Occorre mantenere un minimo invaso vitale, evitare morie di pesci, garantire le funzioni ecologiche e quelle di autodepurazione considerato peraltro che in molte giungono scarichi urbani e agricoli”.
“Poi deve suscitare grande allarme – spiega Legambiente – la serie di ‘proposte progettuali’, la ripresa di infrastrutture dimostratesi fallaci già tempo addietro come il Gibbesi, il Cimia, il Blufi e il Pietrarossa, madre di tutte le opere malprogettate e peggio realizzate. Centinaia di milioni di euro che rischiano di finire nel calderone dei grandi appalti, terreno privilegiato dalla criminalità organizzata. Non si fa nulla sulla modifica dei consumi. La recente direttiva della Regione sulla riduzione degli sprechi, anche se contiene indicazioni condivisibili, si limita agli usi dei cittadini, senza intervenire sulla riconversione di molti cicli produttivi ad altro spreco di acqua”.