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L'operazione

Tangenti per vincere appalti nei Comuni siciliani: dodici misure cautelari per corruzione a Partinico (PA) CLICCA PER IL VIDEO

giovedì 11 Aprile 2024

Alle prime luci dell’alba di oggi, operazione dei Carabinieri della Compagnia di Partinico (PA) che ha portato all’emissione di 12 misure cautelari per persone accusate a vario titolo per associazione per delinquere, turbata libertà degli incanti, corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e peculato.

Avrebbero corrotto con gioielli, denaro, olio, panettoni e offerte di assunzioni una serie di funzionari pubblici di diversi Comuni siciliani per vincere gare, ottenere rimborsi, accelerare pratiche.

 

 

L’ennesimo giro di tangenti scoperto dai carabinieri di Palermo ha al centro il responsabile e alcuni dipendenti di una cooperativa sociale di Partinico che gestisce servizi per anziani, disabili e minori e una serie di pubblici ufficiali “infedeli”.

L’indagine, coordinata dalla Procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia, ha portato a 3 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 6 misure di arresti domiciliari e 3 sospensioni. Un indagato è ancora ricercato.

 

Gli indagati

 

Le manette sono scattate per Giuseppe Gaglio, legale rappresentante e presidente del cda della cooperativa Nido d’Argento, Massimiliano Terzo, dipendente della coop e Gaetano Di Giovanni dirigente del distretto socio sanitario di Agrigento e capo dei vigili urbani della Città dei Templi.

I domiciliari sono stati disposti per Giuseppe Chiaramonte e Francesco Chiavello, dipendente ed ex dipendente della Nido D’Argento, per l’ex sindaco di Partinico Salvatore Lo Biundo, per Maria Pia Falco, istruttore direttivo al Comune di Marsala e Aldo Raimondi, responsabile del settore Politiche Sociali e Culturali del Comune di S. Cataldo (Cl). Un sesto destinatario degli arresti domiciliari è ancora ricercato.

La sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio è stata invece notificata a Maria Rita Milazzo, dirigente del Comune di Balestrate, Michela Sclafani, funzionaria dell’ufficio direzione Politiche sociali della Città Metropolitana di Palermo e Antonino Geraci, presidente della commissione aggiudicatrice nella gara per l’affidamento della gestione e realizzazione “Azione A Rafforzamento dei Servizi Sociali”.

Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione finalizzata alla corruzione, corruzione, turbata libertà degli incanti e istigazione alla corruzione.

 

La cooperativa sociale è al centro dell’indagine

 

E’ Giuseppe Gaglio, presidente del cda della cooperativa sociale Nido D’Argento, il personaggio chiave dell’inchiesta su un giro di tangenti a funzionari pubblici scoperto dai carabinieri di Palermo. Gaglio, con la complicità di dipendenti fidati come Massimiliano Terzo, Francesco Chiavello e Giuseppe Chiaramonte, aveva escogitato un piano accurato per vincere il maggior numero di appalti e assicurarsi puntualità dei pagamenti dei servizi sociali commissionati.

Il dirigente e i suoi individuavano il pubblico ufficiale da avvicinare “mediante un approccio reverenziale fino a irretirlo”, scrive il gip che ha disposto 12 misure cautelari. Anche il reperimento delle risorse necessarie per il pagamento delle tangenti era è affidato a meccanismi rodati, messi a punto dal presidente della coop e dai suoi uomini per evitare la tracciabilità delle operazioni illecite.

 

 

I fondi neri da distribuire ai pubblici ufficiali per i loro servizi erano costituiti da soldi versati da Gaglio ai suoi stretti collaboratori con bonifici con causali fittizie, poi restituito in contanti, dalla riscossione in nero, tramite i referenti locali della cooperativa, dei proventi delle attività di consulenza effettuate, o dai ricavi delle numerose attività svolte dalla Nido D’Argento. La provvista veniva poi distribuita ai pubblici ufficiali corrotti.

La sede della Nido D’Argento e le cooperative Medea ed Antropos (gestite da Chiavello nonostante fossero intestate formalmente ad altri), costituivano le basi logistiche dell’associazione criminale e le sedi degli incontri tra Gaglio e i suoi e i dirigenti collusi.

 

Gioielli, olio e soldi per comprare pubblici ufficiali

 

C’era chi, come la dipendente del comune di Balestrate Maria Rita Milazzo, ora indagata per corruzione e turbativa d’asta, dava indicazioni alla coop Nido D’Argento su come impostare l’offerta progettuale, per aggiudicarsi la gestione dei centri estivi e in cambio otteneva l’assunzione della figlia e del nipote nella stessa coop.

E chi, come Michela Sclafani, funzionaria all’ufficio direzione politiche sociali della Città Metropolitana di Palermo, velocizzava la liquidazione dei pagamenti che spettavano alla coop per i servizi socio assistenziali svolti (tra cui quello del trasporto scolastico degli studenti con disabilità), e, riceveva, per il suo aiuto, insieme al marito Giovanni Dalia, collane con smeraldi da 1.800 euro, profumi di marca, olio d’oliva, dolci e panettoni e l’assunzione di amici nella cooperativa.

C’era poi chi, come Antonio Geraci, presidente della commissione aggiudicatrice di una gara bandita del Comune di Gela faceva sì che a vincere fosse la Nido d’Argento, incassando come contropartita 2mila euro tramite l’ex sindaco di Partinico Salvatore Lo Biundo.

La lista dei favori ricevuti dalla coop in cambio di soldi e regali è lunga. Per gli inquirenti ad esempio anche il dirigente del distretto socio sanitario di Agrigento, Gaetano Di Giovanni, ora capo dei vigili, avrebbe favorito l’affidamento del servizio di assistenza domiciliare socio-assistenziale per anziani non autosufficienti (per un totale di 204.051 euro) alla società Medea controllata da Gaglio e dei servizi socio-assistenziali nei comuni di Santa Elisabetta e di Agrigento (per un importo complessivo di 89.355) alla Nido D’Argento, in cambio di 7mila 500 euro in tre tranche.

L’indagine ha svelato anche che la funzionaria comunale di Marsala, Maria Pia Falco, avrebbe preso soldi per far aggiudicare alla Nido D’Argento la gestione dei servizi socio assistenziali e che il responsabile del Settore Politiche Sociali e Culturali del Comune di S. Cataldo, Aldo Raimondi avrebbe favorito la coop in cambio di oltre 10mila euro e un contratto da assistente sociale all’amante.

“Abbiamo un amico in ogni posto”, diceva Massimiliano Terzo, dipendente della cooperativa sociale Nido D’Argento finita nell’inchiesta su un giro di mazzette in cambio di favori e appalti. E in effetti di pubblici ufficiali disposti a vendere la funzione in cambio di soldi la coop e il suo presidente, Giuseppe Gaglio, ne aveva ovunque. “Secondo te che attività si potrebbe proporre?” chiedeva Terzo alla dirigente del comune di Balestrate, Maria Rita Milazzo, per capire come vincere una gara. “Potresti fare attività di laboratorio… di pittura …di scrittura…la scuola prevista è l’Aldisio…che c’è un grande giardino attorno se voi avete anche piscine esterne fargli fare giochi lì… secondo me queste attività voi potreste proporre…”, rispondeva lei. Ma i consigli della dirigente avevano un prezzo: “Ti volevo chiedere, ma c’è possibilità di lavorare per mia figlia?”. E Terzo ripondeva: “se noi riusciamo ad acchiapparne qualcuno sì, certo!.. “Va be se c’è poi l’assegnazione… non ti preoccupare, dico, che in base alla disponibilità che ha lei, la facciamo… la inseriamo”.

 

In cella l’ideatore del progetto “Borgo Parrini”

 

La notorietà l’ha raggiunta con il progetto Borgo Parrini, la riqualificazione una frazione di Partinico, nel Palermitano. Ad avere l’idea è stato Giuseppe Gaglio, presidente della coop sociale Nido D’Argento, oggi arrestato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Borgo Parrini, casette colorate ricoperte di mosaici e maioliche, ispirate agli edifici di Gaudí a Barcellona, è diventato meta turistica dopo la ristrutturazione voluta proprio da Gaglio che ha cominciato i lavori in case di sua proprietà.

Sui muri di alcune abitazioni si leggono frasi di Gandhi e Mandela e le parole dello stesso Gaglio: “Io compongo frammenti di poco conto che insieme riprendono vita sprigionando bellezza e speranza”.

 

È doveroso rilevare che gli indagati sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, seppur gravemente, e che la loro posizione verrà vagliata dall’Autorità Giudiziaria nel corso dell’intero iter processuale e definita solo a seguito dell’eventuale emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.

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