Manca meno di una settimana al termine di questa stagione di serie B e, seppur in anticipo, è già tempo di bilanci. Il campionato del Palermo non ha certamente rispecchiato le aspettative e i numeri, che sulla carta apparivano difficilmente contraddicibili. Nell’anno dei paradossi, però, anche questo è stato possibile. Come la fiamma di una candela, l’entusiasmo di ripetere le storiche promozioni di venti e dieci anni fa si è lentamente spento. E pensare che è passato appena un mese dall’arrivo di Michele Mignani nel capoluogo siciliano.
Tre aprile. Dopo 48 ore lunghe e travagliate era arrivata l’imprescindibile decisione: via Corini, dentro il tecnico ligure, in cerca di casa dopo il voltafaccia della società barese (CLICCA QUI). Un misto tra felicità e amarezza, dettata, al di là dei recenti trascorsi, dall’addio a una ex gloria che tanto aveva dato e fatto per la maglia rosanero, aveva pervaso i tifosi, tanto da non porre alcun veto o dubbio sull’approdo di Mignani in panchina. Esattamente un mese fa il mister aveva abbracciato per la prima volta la squadra. Il giorno dopo la presentazione affiancato dall’ad Gardini e l’esordio contro l’amata Sampdoria, con la quale vinse lo scudetto nel ’91. Il tortuoso 2-2 (CLICCA QUI) era stato facilmente perdonato: non ci si aspettavano miracoli dopo il ribaltone di Pisa (CLICCA QUI), il modulo rivoluzionato, i nuovi concetti tattici andavano ancora assimilati e i blucerchiati erano la compagine con il miglior stato di forma. Una crescita lenta e costante calata a picco con la Reggiana (CLICCA QUI), una reazione incapace di avverarsi a La Spezia (CLICCA QUI), dove persino un avversario impaurito, come i bianconeri, era riuscito a sottomettere un Palermo dalla mente offuscata e l’inevitabile decisione del ritiro (CLICCA QUI).
“E’ un problema di testa“. In conferenza stampa Mignani non ha usato molti giri di parole: sembra aver trovato il virus, ma la medicina è ancora in fase di sperimentazione. Ma quanto dovrà ancora durare questo momento? In tanti se lo chiedono e la fiducia riposta nel futuro è più scarsa che mai, visti i numeri da retrocessione negli ultimi dieci turni. Un vero e proprio vortice nero senza via di fuga. Persino l’Ascoli, prossimo ospite al Barbera, è riuscito a fare di meglio, nonostante navighi nelle zone basse dalla classifica.
La frenesia, la voglia e la fame di ritornare ad allenare probabilmente non avevano permesso al tecnico classe ’72 di osservare nel verso giusto la realtà in cui sarebbe approdato. Le avversità dentro lo spogliatoio sono molte di più di quanto potesse immaginare e anche la fiducia dei tifosi lentamente si sta sgretolando. Le proteste al Picco, nel settore ospiti, e l’ultimo comunicato della curva nord parlano chiaro. Gesti dai quali lo stesso Mignani ha colto i tratti più genuini, sinonimi di un “amore viscerale“, così come li ha definiti, dai quali i suoi ragazzi dovranno cogliere i giusti stimoli per provare a far risollevare una stagione dolceamara.
Se dovessimo dare un voto a questi primi trenta giorni? Sicuramente insufficiente: l’undici in campo non ha mostrato il sangue agli occhi, capace di intimorire l’avversario con il solo sguardo, i gol da calci piazzati e dalla distanza continuano a piovere, i colpi di sonno restano frequenti e la fase offensiva sta vivendo una delle carestie più magre da inizio campionato, quattro reti in cinque uscite.
Nonostante gli scenari drammatici, che con un eventuale sconfitta contro i marchigiani potrebbero trasformarsi in apocalittici, nulla in realtà è perduto. Sfoggiando un pizzico di ottimismo, se il Palermo dovesse sottomettere i piceni riacquisterebbe non solo i tre punti, ma anche l’appoggio dei propri sostenitori e soprattutto riassaggerebbe il sapore della vittoria, dimenticato da ormai due mesi, dallo stringato 0-1 di Lecco, ancora più distante se riavvolgendo il nastro si pensa all’ultimo successo tra le mura casalinghe: il 3-0 rifilato al Como il 17 febbraio. Lo scenario potrebbe così capovolgersi. A quel punto il club di viale del Fante sarebbe già ai playoff, mancando un solo punto alla matematica certezza, e da lì in poi tutto si azzererebbe, tabula rasa.