Al Penzo adesso servirà un vero e proprio miracolo. Nonostante i roboanti cori del Barbera, il Palermo non riesce nell’intento di bucare la porta arancioneroverde e si piega 0-1 al Venezia. Il protagonista questa volta non è il solito e attesissimo Pohjanpalo, capocannoniere di questa stagione, ma Pierini.
Veri sconfitti sono i circa trentatremila tifosi presenti allo stadio, caricati dalla brillante partita contro i blucerchiati e autori in curva nord di un’imponente coreografia, capace di unire un settore da anni diviso da scontri e faide (CLICCA QUI). I rosanero conducono una partita di totale contenimento, ma che presto si rivela un’arma a doppio taglio. La squadra di Vanoli non si rende protagonista di chiare occasioni da gol, ma si approfitta della prima e unica ingenuità dei padroni di casa. La compagine di Mignani sembra più preoccupata a non prendere gol piuttosto che realizzarlo, nonostante il netto svantaggio dettato dal sesto posto. La strategia attendista dei siciliani dunque, non paga, con le tante occasioni sprecate.
L’undici titolare regala sorprese, ma soprattutto tante gradite conferma: da Graves a Marconi fino a Soleri. Mignani si sbilancia meno rispetto al match contro la Sampdoria e opta per un centrocampo più robusto, sacrificando Insigne per Gomes, piazzato sulla linea di Segre e Ranocchia. Come suggerisce la formazione, si gioca di estrema tattica.
Il Venezia gira e gestisce palla, in attesa del pertugio giusto per bucare la retroguardia rosanero. Il Palermo è più attendista, sfrutta al massimo i calci piazzati, racimolando ben sei corner in quarantacinque minuti, tiene a debita distanza i veneti e sfrutta la fisicità e l’aggressività del proprio terzetto di centrocampo.
Al quarto d’oro il club di viale del Fante esce dal guscio, preso per mano da Soleri. Gomes tenta il tiro dal limite, ma scivola, porgendo la sfera al numero 27, abile a girarsi e calciare in porta, verso l’incrocio dei pali. La deviazione arancioneroverde però spegne l’ipotetico vantaggio. Dieci minuti più tardi arriva il secondo squillo rosa. Dagli sviluppo di un corner, Gomes recupera palla, aprendo a sinistra per il piede educato di Ranocchia che disegna una parabola perfetta per la testa di Lucioni, ma la conclusione non inquadra lo specchio della porta. Joronen osserva, ma è costretto a intervenire sul potente mancino dalla distanza di Diakité, smanacciando alto sopra la traversa.
I padroni di casa allentano i ritmi e i lagunari ne approfittano per mettere pressione, senza, però, riuscire a incutere molti pensieri. Tessmann tiene in mano le redini del gioco, Busio e il possente Pohjanpalo sono i più insidiosi, ma è Candela a chiamare in causa Desplanches poco prima che cali il sipario sul primo tempo. Il portiere classe 2003 non corre grossi pericoli, ma con provvidenziali uscite e un’attenta gestione del pallone tra i piedi disinnesca qualsiasi potenziale allarme.
Al rientro dagli spogliatoi l’equilibrio tra le due compagini resta immutato. La squadra di Vanoli spinge in avanti, ma paga subito il primo disimpegno. Ranocchia inaugura i secondi quarantacinque minuti con un siluro macino al volo. Gli animi si scaldano e il Venezia ha la sua prima grande chance del match. Pierini si smarca in area, porta a passeggio Graves e Lucioni, ma al tiro trova un concentratissimo Marconi che devia in corner. La vivacità del numero 10 arancioneroverde è evidente appena superato il sessantesimo minuto di gioco, Pohjanpalo fa sponda per il compagno di reparto, completamento solo, isolato e dimenticato, con tutto il tempo di posizionarsi il pallone tra i piedi, mirare la porta e beffare Desplanches: 0-1.
Mignani cerca nuove soluzioni per capovolgere il tabellino e sfodera il doppio cambio: dentro Traorè e Di Marino, fuori Soleri e Lund, fermato da un problema muscolare. Per infondere una maggiore scossa il tecnico ligure torna anche sui suoi passi e rischiera la formazione contro i blucerchiati, sostituendo Gomes per Insigne.
I lagunari addormentano il match e il club di viale del Fante appare stordito dallo svantaggio. Allo scadere del novantesimo c’è spazio anche per Di Francesco, al posto di Ranocchia. Piove sul bagnato e pochi secondi dopo Desplanches si accascia a terra per un problema muscolare, che lo costringe a trascinarsi dolorante verso il finale.